Certo che la mamma di Drake deve essere davvero fiera del proprio figlio. Voglio dire, quante donne bianche ebree canadesi possono vantare un figlio mulatto che non sa sul serio né rappare né cantare, ma che riesce in entrambi i campi benissimo col beneplacito di hipster e niggaz? no io dico, davvero pochissime! Forse meno di 9. Se fossi la mamma di Drake, io mi farei aerografare la copertina di Take Care, suo secondo album out da ieri, sulla mia Chevrolet.
Dreezy infondo è uno di quelli a cui le cose sono sempre andate per il verso giusto, quelli per i quali non esistono biscotti rotti nella tazza di latte, quelli per cui il telecomando è sempre a portata di mano quando serve, quelli per cui il primo mixtape è quello che apre una carriera di successi in escalation, e dopo due anni il secondo album suona già come un must have, a partire proprio dal suo singolo di debutto Best I Ever Had, questa mid-tempo deliziosa che pare un’implosione di tutta la tracklist dell’album The College Dropout di Kanye West. Ecco, a tal proposito potremmo introdurre un argomento bollente almeno quanto la temperatura dei locali dell’arco di St. Louis nel video Hot in Here di Nelly, ovvero l’imbarazzante ombra che Kanyeezy proietta su Dreezy. Già, perché Drake sarebbe davvero un genio dell’hiphop e dell’r’n’b contemporanei, se solo questi non ne avessero già uno di genio, per l’appunto, Kanye. La mia teoria è che tra i due ci sia una sorta di corrispondenza d’ amorosi sensi e creativi stimoli, solo che Drake questi benedetti stimoli li riceve in ritardo, almeno un anno di ritardo; d’altronde cosa si pretende da uno che ha gli occhi così distanti tra di loro. Per cui ci ritroviamo con la piacevolissima Best I Ever Had che nel 2009 suona come una bonus track di Late Registration o The College Dropout, mentre l’anno dopo ritroviamo produzioni post-808’s & Heartbreak, quarto lp di Kanye del 2008, all’interno dell’album di debutto di Drake, Thank Me Later, confezionate proprio da Kanye (Find Your Love, Show Me a Good Time) e dal fido collaboratore Jeff Baskher, fino ad arrivare ai giorni nostri, dove con Take Care, Drake ottiene un brandello di Gil Scott-Heron (Take Care), come Kanye in My Beautiful Dark Twisted Fantasy (Who Will Survive In America), lascia che un gigante della musica gli faccia da strumentalista (Doing It Wrong), come Kanye in My Beautiful Dark Twisted Fantasy (All Of The Lights), vanta il verse di una Nicki Minaj in ottima forma (Make Me Proud), come Kanye in My Beautiful Dark Twisted Fantasy (Monster).
Ma non allarmatevi, noi nelle coincidenze ci crediamo, noi ci nutriamo di coincidenze e per questo Take Care non lo vediamo come l’ennesimo lavoro di Drake post-il subito precedente lavoro di Kanye, ma come uno degli album migliori del 2011, una fresca lavata di faccia per la musica hiphop e r’n’b. Tutte le aspettative sono state più che soddisfatte, e brani, out da tempo, che già si erano mostrati per il loro carattere da bangers come Headlines, Marvin’s Room e Make Me Proud, hanno trovato la giusta dimensione già dal primo ascolto della tracklist. In particolare Headlines si conferma una delle jam più gloriose dell’anno grazie all’esplosione di archi rampanti che evocano le glorie dell’hiphop violinist Miri Ben-Ari davanti ai cui virtuosismi nel 2005 impallidivano anche gli impianti stereo pimpati da Xzibit.