Chiunque a Pesaro ami il rock, la sua testolina rossa la conosce. Non tanto perchè sia una che si sbatte per stare al centro della scena, tutt’altro. Più che altro perchè di posti dove andare ad ascoltarla, quella musica lì, non ce n’è un gran numero e si finisce sempre per conoscersi un po’ tutti. Lei è Letizia Cesarini, in arte Maria Antonietta. Non a caso ci siamo incontrate dalla Cira, questo bar sulla spiaggia aperto 360 giorni l’anno. Ci sediamo fuori avvolte nelle ecopellicce e iniziamo a parlare fitte fitte. Quel che ne esce è l’immagine di una ragazza umile e determinata, serena e molto consapevole ma anche tanto entusiasta. Che ama il suo prossimo disco come una svolta preziosissima della sua vita. Che è felice, finalmente. Senza alcun costo.
Letizia. Giusto?
Esatto
Anni?
Anni 24. Però appena compiuti.
Quindi, segno zodiacale?
Vergine. Ma ascendente pesci. Questa è una situazione molto rara, ci ho fatto uno studio. Pesci e vergine sono due segni antagonisti dello zodiaco quindi in realtà il mio essere molto instabile dipende da questo fattore. Perchè il segno della vergine è stabilità, concretezza, precisione,.. tutte cose che mi appartengono. Però poi c’è pesci che è pazzia, è per esempio l’essere permalosa proprio come me! Quindi in me ci sono queste due componenti che cozzano e il risultato è un po’ instabile, ecco. è una situazione astrologica interessante, mi ci rivedo molto!
Ti lasciamo con un disco in inglese ti ritroviamo con un disco in italiano: cosa è successo nel mezzo?
Nel mezzo c’è stato un anno di concerti durante il quale mi son resa conto che cantare in inglese mi stava un po’ stretto. Per quanto le persone sappiano l’inglese, ovviamente al concerto non c’è il tempo di leggersi il testo, quindi si comprende solo ciò ti arriva, così, in presa diretta. Io stessa, che comunque l’inglese penso di saperlo bene e lo parlo correttamente percepivo una barriera incrollabile. Mi sta troppo a cuore che ciò che dico si possa comprendere, era diventato un limite che mi stava veramente stretto. All’inizio era più legato alla musica che ascolto, che è per la maggior parte in inglese quindi è venuto naturale come riferimento. Poi suonando, soprattutto dal vivo, mi son resa conto di questa distanza. Era anche un bello schermo, cantando cose molto personali. Però tanto suono, devo comunque mettermi in gioco ed accettare qualsiasi risposta dalle persone. A questo punto facciam le cose per bene e VAFFA! Mi sembra più onesto.
Quindi nel prossimo disco troviamo più cose tue personali?
In realtà il tenore dei testi più o meno è il medesimo, non è che abbia cambiato modo di scrivere, gli argomenti o le modalità. Com’era il vecchio così è il nuovo in quanto racconto di me stessa, della mia vita, delle mie esperienze. La base è la verità, perchè ci tengo molto a questa cosa. Mi sembrerebbe ridicolo cantare di cose che non conosco, fare fiction non mi interessa. Però è normale che poi adotti delle soluzioni poetiche, esasperi degli aspetti. Ovviamente non è che tutto, parola per parola, corrisponda ad una verità assoluta. Però la base sostanzialmente è questo: è VITA.
Tu hai una formazione che esula da quella scolastica, per quanto attiene alla conoscenza della poesia ma anche musicalmente. Come si diventa Maria Antonietta? Com’è successo?
Sono molto curiosa, penso che sia questo di base. A livello musicale sono molto ignorante. Ma molto ignorante. Ma MOLTO ignorante. Lo sottolineo 3 volte. Ho le mie debolezze e son sempre lì ad intripparmi con quelle 3 robe che è sbagliatissimo. Cerco di supplire a questa mancanza, mi sto impegnando in questo senso ed è un lungo cammino. Per il resto ti ritrovi a leggere o a studiare o a vedere cose che ti incuriosiscono, poi ho la fortuna di avere una famiglia e delle persone intorno che mi hanno sempre stimolato e non è poco. Sostanzialmente si deve solo essere curiosi ed interessarti a ciò che ci sta intorno perchè è pieno di cose fighe. E avere tempo, anche quello è importante.
Gli Young Wrists? Che ne sarà? Esiste ancora come progetto? Tornerà?
No, diciamo che sono ufficialmente finiti. Esperienza conclusa. La decisione l’ho presa io, al 100%. Ovviamente dal momento in cui l’ho presa m’è dispiaciuto, non è che lo abbia fatto saltando di gioia. Il fatto è che non mi sentivo più molto rappresentata da quello che facevamo per quanto magari mi piacesse, i live fossero divertenti e abbiamo fatto delle cose molto fighe. Però avevo proprio la necessità di fare delle cose totalmente mie, mentre quando suoni anche con un’altra persona è logico che ci sia un po’ di compromesso e di condivisione, con i suoi pro e i suoi contro. Però in questo momento della mia vita avevo bisogno di fare cose totalmente mie, in italiano e in cui mi sentissi davvero rappresentata. È un mio limite il non riuscire a fare cose in cui non credo totalmente. Non mi va di fare finta che qualcosa mi entusiasmi quando non è vero. Mi è sembrato più onesto nei confronti di tutti. Non ci sono colpe, assolutamente. In più c’era il disco nuovo. Il mio progetto è sempre una priorità, ha un ruolo predominante, al di là del successo concreto che possa avere le mie energie sono sempre rivolte lì. È una questione fisica di voler fare una cosa piuttosto che un’altra. È una decisione che non rimpiango, la vivo molto tranquillamente perchè penso di aver fatto la scelta giusta per la mia serenità.
Queste canzoni che adesso escono sono state ascoltate da pochi privilegiati qua sulla spiaggia a luglio, tu e la chitarra. Poi esce Quanto eri bello ed è meravigliosamente arrangiato! Da dove escono questi arrangiamenti?
Sì, è arrangiato bene. I pezzi sono nati “chitarrino” acustico e voce come tutti i miei pezzi. Poi ho chiesto l’inverno scorso a Damiano (Simoncini, ndr) che è un mio carissimo amico e stimo tantissimo, di provare insieme sti pezzi, per metterci una batteria, perchè avevo voglia di provare cose diverse, di arrangiare. Ci abbiamo passato tutto l’inverno, chiusi in questa sala prove umidissima. E lui si è inventato questo battere. Poi siccome suona anche il basso ci abbiamo messo anche il “bassettino”… e alla fine abbiamo registrato un pre-demo. Poi quando sono arrivata in studio per registrare il disco, gli arrangiamenti sono ovviamenti diventati un po’ più complessi, ci son state modifiche e quant’altro… quelli son stati curati da Dario Brunori che mi ha aiutato tantissimo. Veramente è stato un grande! Son stata molto fortunata!
Com’è nato questo incontro?
Il tramite è stato Matteo Zanobini che è il manager di Dario e il boss dell’etichetta. Mi aveva sentito quando cantavo in inglese e diceva che dovevo cantare in italiano perchè la volta che avessi fatto un disco in italiano, lui mi avrebbe prodotto. Quando ho avuto questi pezzi ho pensato di mandarglieli. Con il cellulare… una cosa tremenda! In mono, con un gran fruscio sotto, non si capiva un cazzo! Però lui si è preso bene. Ha detto: “sono belli!” Lui è la mente che ha organizzato la registrazione e che attualmente mi segue in ogni cosa. È il mio uomo di fiducia, lo sento più di mia madre. È veramente un grande, molto in gamba. In sto mondo qua è pieno di persone che parlano ma poi non fanno. Tutto per fare i fighi. Lui è in gamba se dice una cosa è vera, quella cosa si fa. Di lui ti puoi fidare, è davvero una persona intelligente. E quindi niente, fortuna averlo incontrato! E fortuna che lui mi abbia presentato Dario, che a sua volta ha sentito i pezzi e gli son piaciuti. Quindi poi sono “scesa”.
Com’è stato “scendere”?
È stato bellissimo! Mi sono scoperta un’amante del meridione, non credevo, sono impazzita. Mamma mia! Le persone son bellissime, i posti son bellissimi, il cibo è buonissimo,… ho mangiato le peggio porcherie! Le persone sono eccezionali, tutti. A parte Dario, che è una persona di una classe superiore, tutto lo staff che gli gira intorno è stato eccezionale. Son stata giù due settimane, in questo appartamentino a San Fili, che è il paese delle streghe. È stato bellissimo, ma anche duro. Dario non lo conoscevo, non conoscevo nessuno e non avevo mai registrato in studio: mi era venuta un po’ di ansia. Poi, però, mi son trovata molto a mio agio, ed è così che si fanno le cose più belle. In più mi avevano dato degli uomini eccezionali. Sai, le batterie me le ha registrate Giusto dei Dimartino: è stato eroico, bellissimo! Suonare con gente seria è una figata!
Adesso parti col tour?
Fino ad ora ho fatto le aperture in giro con la Brunori sas, tendenzialmente sola. Con l’anno nuovo, dopo l’uscita del disco che sarà il 6 gennaio, partirà il tour tra virgolette “serio”. Sarò accompagnata da una band: alla batteria da Damiano e al basso, ne sono molto orgogliosa, da Lorenzo Pizzorno, un cantautore pesarese esageratamente bravo. L’ho implorato di accompagnarmi, perchè lo stimo troppo. E poi perchè è serio, ci serve la sua disciplina! Sono davvero contenta. Mi sarebbe dispiaciuto arrangiare i pezzi sul disco e poi portarli in giro da sola, senza la band.
Quindi 100% Pesaro?
Assolutamente, tutti pesaresi DOC! Io sto molto bene qua. Suonando in giro hai molta voglia di tornare a casa e quindi la città alla fine la vivi meglio, e finisce per mancarti. Ci sto bene, specie in questi ultimi mesi che non sono molto mondana e quindi non ho grandi esigenze di party milanesi.
Volevo essere felice ad ogni costo… Volevi? Come è stato cercare di esserlo? Cosa vuoi adesso?
Questa è una gran bella domanda! Sostanzialmente penso che sia il succo di tutto il disco questa frase. Questo disco è stato scritto in 4-5 mesi, le canzoni parlano di argomenti più o meno simili, sono orientate in un dato modo. Rispondono ai pensieri di un determinato momento della mia vita, un periodo di svolta. E sono stati 4 mesi pesanti. Mi ero un po’ lasciata andare, facevo una vita un pazza. Ma il succo di tutto era che io volevo solo essere felice ad ogni costo. Tutto quel fare, quello sbattersi ovunque,… non era un voler far la splendida, era un cercare di essere felice. Anche ad ogni costo, facendo cazzate di cui certo non mi vanto. È stato un inferno! Però, poi, dopo questi mesi, la mia vita è cambiata molto. Questo disco è bello perchè in qualche modo segna la fine della crisi. È un disco tristissimo, negativo, però è anche un disco di speranza. Ora la mia vita è bellissima!
Cos’è successo?
Molte cose. Più di tutto ho capito cosa mi rende felice, che è il traguardo massimo mai raggiunto nella mia vita. Quindi se prima volevo essere felice ad ogni costo, adesso sono felice, senza costi, senza tensioni. Ho capito cosa voglio fare nella vita, sono abbastanza sicura, so cosa mi piace e cosa no. Ho anche iniziato un percorso spirituale, per cui ho iniziato ad approcciarmi con certi aspetti proprio religiosi, sebbene definirmi credente ancora mi sia difficle, lo scetticismo permane per alcune cose che devo approfondire. Ma la spiritualità contribuisce molto, ovviamente, ad una stabilità diversa. E poi sono molto innamorata. È stata una cosa figa, molto inaspettata ma da cui ricevo molta stabilità.
Il disco che ascolti quando guidi?
Nel percorso di approfondimento, l’ultimo mese è tutto sui 24 Grana. Sono bravissimi, mi fanno impazzire!
Nell’ultima intervista degli Young Wrists dicevate che vi sarebbe piaciuto uscire su audiocassetta, poi escono notizie per cui pare il CD si stia estinguendo… cosa ne pensi del supporto fisico?
Secondo me le due cose dovrebbero coesistere. Mi sembrerebbe cretino annullare il supporto fisico, specie in una dimensione di ricordo. Soprattutto se comperato al concerto, finisce per essere molto altro rispetto alle canzoni che si porta dentro. Sono a favore del supporto, però sicuramente non si deve cadere in quel volere a tutti i costi fare il supporto figo o strano… dev’essere funzionale all’ascolto. La gente in macchina ha il lettore CD: fai il CD. Oppure fai entrambi. La priorità è condividere con le persone. Se il supporto diventa un limite perde la sua funzione e non ha più senso.
Rientrando, a microfono spento, mentre soffiavamo nelle mani infreddolite si è anche parlato di questo nuovo video, di quanto sia stato bello, faticoso ed imbarazzante girarlo. Ma visto il risultato, perchè parlarne? Guardatevelo!