Giorgio Spada è il cantante e leader dei Vegetable G, gruppo made in italy cresciuto e maturato sotto il bel sole della Puglia. Una domenica d’autunno, facendo finta che fosse primavera, abbiamo fatto un po’ di domande al barbuto signor G…
Buona domenica Giorgio! Scegli un posto nell’universo dove ti piacerebbe fare questa piccola intervista.
Grazie, anche a te! Sotto un platano, a Lesbo, Terra….per ora.
Hai un sacco di cose da raccontarci, iniziamo con chi sei e chi sono i Vegetable G e come sono nati la passione per la musica e la vostra musica?
Giorgio è un piccolo musicista che, dopo le ore di scuola elementare, non vuole andare a lezioni di pianoforte…e non vuole andarci neanche dopo, durante le scuole medie, quando dovrà affrontare i terribili insegnanti di solfeggio, piano e violoncello del conservatorio. Durante il liceo inizia a suonare con le prime band e conosce Luciano D’Arienzo. Alcuni anni più in là, Giorgio, che nel frattempo s’era perso nelle galassie degli studi privati di musica elettronica e contemporanea, ha la possibilità di esordire con un piccolo spazio durante la rassegna di Time Zones a Bari e decide di coinvolgere Luciano, come chitarrista “molto wave”, in un progetto immaginato ad hoc e a cui da subito il nome di Vegetable G. E’ il 2002. In quella occasione, l’etichetta Minus Habens, colpita dalla performance, si accorge dei due e gli propone l’uscita di un album. Ne usciranno ben due dai rispettivi titoli di “A perfect spring” (2003) ed “Epic mono” (2005). Nel 2006 entra in gioco Maurizio Indolfi alla batteria e i Vegetable G, ormai band, vogliono dare inizio all’era dei concerti live, fino ad allora mancati per via del tipo di musica molto notturna e di nicchia, così nasce il terzo album: “Genealogy” (2007), interamente composto, suonato e registrato in una sola settimana. Questo lavoro esce per la label “Olivia records”, fondata dallo stesso Giorgio coadiuvato da Luciano, e per la stessa etichetta uscirà anche “Calvino”, nel 2009. Proprio in quell’anno Giorgio prende a scrivere di getto i suoi primi testi in italiano che porteranno all’album “L’almanacco terrestre”, appena pubblicato da Ala Bianca e distribuito da Warner nel settembre 2011.
Il vostro ultimo album L’Almanacco Terrestre sembra una raccolta di storie, filastrocche e piccole poesie, si parla molto della natura, di mitologia, spazio e amore, da cosa hai preso l’ispirazione? A chi scrivi le tue canzoni?
Nella domanda ci sono tutte le precise coordinate e gli elementi di ispirazione, infatti. Ogni giorno viviamo e non abbiamo spesso il tempo di capire cosa accada, di interpretare e cercare le spiegazioni a questi accadimenti. La fatalità l’affido alla filastrocca, l’inspiegabile meraviglia alla poesia, la natura e la mitologia per interpretare quello che si può umanamente comprendere…perché cambiano i contesti, cambia l’estetica, le abitudini e aumentano le comodità ma l’uomo non cambia, la mitologia è sempre attuale e la natura idem. Lo spazio e l’amore per trovare infinitezza dove c’è finitezza, l’equilibrio che mantiene in orbita…pace fluttuante. A chi scrivo? A me naturalmente, in quanto essere umano….ma c’è sempre l’altra figura che serve ad elevarsi, è tutto in un sistema binario che anela a diventare un 3 perfetto!
» amore pensa a stare bene
“Galaxy Express” mi ricorda un racconto di Miyazawa Kenji in cui due amici attraversano la via lattea in treno, lo conosci? Oppure è solo una mia connessione mentale?
Altroché! Il mio cartone preferito da bambino. In quella storia ho trovato una coerenza incredibile con le motivazioni de “L’almanacco…”. Un bimbo che vuol diventare macchina e vivere per sempre, una figura materna, quasi come Beatrice in Dante ma con l’affascinante sfumatura “edipica” che lo porta, attraverso un percorso a dir poco galattico e pianeti di mille metafore (amo le metafore), all’accettazione e all’amore per la natura cosmica e per la propria condizione.
C’è una vostra canzone a cui tieni più delle altre, per un motivo o per un altro?
“Le avventure dell’oblò”, perché appare a me stesso ancora come un “non sense” a primo sguardo e puntualmente invece ritrovo in essa tutto lo stupore e il significato del mio percorso da piccolo essere umano. E’ esattamente il viaggio a metà tra reale e sognato, guidato dal Fato. Mi rappresenta appieno.
Nel vostro ultimo video, L’Almanacco Terrestrre, appena uscito, tu interpreti una specie di Gesù Cristo/Santone/ Profeta, ti senti un po’ così? E poi il video mi fa venire in mente la copertina Houses of the Holy dei Led Zeppelin, per l’ambientazione, com’è nata l’idea?
AhAhaHah! Macché Santone o Gesù, per carità. Comprendo che “i panni” riconducano a tali figure ma è pur sempre con ironia che l’indosso. Si tratta semplicemente di riflessioni, profonde o piccole che siano. Se non “si riflette” cos’altro si può fare? I fabbisogni e basta? Tutti gli esseri umani dovrebbero sempre trovare il tempo per riflettere. L’amore per la mitologia e per le vicende bibliche mi porta a recuperarne una certa estetica ma è un gioco, un divertimento. Non mi prendo così sul serio….anche quando voglio dire cose serie. Non vorrei mai essere o apparire saccente, mai sia! La copertina nasce dal mito di Deucalione e Pirra (rintracciabile anche su wikipedia) ed è stata realizzata da Gianni Troilo, amico, fan e fotografo eccellente. Questo scatto gli è valso il terzo premio all’International Photography Awards 2011. Una copertina perfettamente “terrestre”! Il nostro batterista è folgorato dai Led Zeppelin…”ma questa è un’altra storia”.
(Se siete curiosi di vedere il video de L’Almanacco Terrestre: eccolo!)
Avete già suonato all’estero, o avete in progetto di farlo?
Avevamo in progetto di farlo entro “Calvino”, ma già quest’album presagiva la svolta in italiano avvenuta tuttavia all’improvviso, senza forzatura. Con “L’almanacco terrestre” non abbiamo più pensato all’estero. Stiamo benissimo così. Non torneremmo e non tornerei mai indietro. I Vegetable G non si sono mai ripetuti, per natura, perché lo trovano noioso. Prendiamo esempio, ma senza inseguimento, dall’esperienza dei Radiohead…che da questo punto di vista sono grandiosi!! Chi resta coerente senza mai ripetersi, in Italia, è, per esempio, Franco Battiato.
Scegli una canzone, un colore e un paesaggio che secondo te si combinano bene.
La canzone dev’essere ancora scritta, il paesaggio è una supernova, particelle rosse in campo blu. No? Troppo? Ok!
“La pulce d’acqua” di Angelo Branduardi, un boschetto con un piccolo specchio d’acqua e ovviamente molto, molte verde!
Grazie mille.
Grazie infinite a te!!!
Sei molto epico lo sai?
Questo è un grandissimo complimento!!! Grazie!!!
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