Attendo la gelata natalizia che tarda ad arrivare e dal cielo bianco di questa città piovono i Don Turbolento dritti dentro la mia testa. E nelle cuffie l’amabile synth-pop del duo bresciano, condito di noise levels (Attack! mi fa andare in solluchero), compressori e arpeggiatori carini carini, mi tiene compagnia celebrando il sound di LCD Soundsystem (e i colleghi Hot Chip), i nostrani Low Frequency Club ed evocando alle volte i Kraftwerk (mettere repeat sulla [assai] splendida Desert Line), quanto basta e senza esagerare.
Alla fine credo che questa storia dei rimandi sia nociva per tutti e in realtà i Don Turbolento nel loro d.i.y. Attack, che ha visto la luce il 22 novembre scorso, imperniano un lavoro personale e di carattere che dal funk passa al pop-elettronico, dando un passaggio anche alla nuova onda anni Ottanta. La ricetta dell’album è molto semplice, ma non per questo risulta sciocca e frivola. E sono convintissimo del fatto che il full-lenght rispecchi pedissequamente il loro approccio live irruente e passionale (spero di constatarlo personalmente in una delle loro appetitose date nei più bei club de noantri), con la grancassa dritta,i pad di drum machine, i pulsantoni (per dirla alla Calafuria’s Brothers), le distorsioni (Don T e Tanzen Dusseldorf su tutte), gli effetti digitali, i modulatori, le vocine semplici. Dio benedica i giapponesi.