Gira e rigira vien fuori che abbiamo tutti una grande nostalgia degli anni ottanta anche se li abbiamo vissuti solo di striscio (o non li abbiamo vissuti affatto perché eravamo troppo piccoli). […]
In ambito dance/pop sono almeno dieci anni che viviamo in un revival continuo degli anni ottanta. Si è partiti dall’electroclash di dieci anni fa e non si è finito più, in un continuum di progetti sempre più concettuali e/o asettici. Come uscirne? Con l’ignoranza. Van bene gli anni ottanta, ma soprattutto va bene il divertimento. Un disco come “Smells Like Too Cheesy” degli italianissimi Ajello è esemplare a tale scopo.
Questa la nostra chiacchierata con Ajello.
1)Vi abbiamo lasciati, dal punto di vista delle uscite su album, con “Spasm Odissey” uscito nel 2006. Ci raccontate come è stato il percorso, anche musica-stilistico, che vi ha portato alla pubblicazione del nuovo “Smell Like Too Cheesy”?
Negli ultimi tempi abbiamo lavorato parecchio su remix commissionati, uscite su singolo con varie labels, edits, dunque c’era il bisogno di confezionare un album vero e proprio. Un progetto che si differenziasse per contenuti ed estetiche. In particolare sottolineando i vocals, un approccio più “pop”, “camp”o “cheesy” come recita lo stesso titolo dell’album, qualcosa che avesse un aspetto più mnemonico rispetto alla volatilità di brani incentrati soltanto alla pista o club-oriented. Dentro coscienziosamente c’è tutto quello che per noi è “italo”, un termine spesso frainteso, confuso e erroneamente infighettato. Italo è cattivo gusto che si trasforma in oro, deriva sonora che intraprende inaspettate strade cosmiche e alterati stati di cattiva coscienza, italo è esagerazione, impalcatura fittizia, poesia pescata tra i rifiuti, le scorie, le obsolescenze.
2)La schiera degli artisti che hanno collaborato con voi a questo album è piuttosto nutrita ed intrigante. Dagli Amari, vecchie conoscenze di DLSO, ai leggendari Krisma passando per Fred Ventura, che sembra essere una presenza fissa nelle produzioni di DJ Rocca. Ci raccontate qualcosa a proposito?
I Krisma possono essere considerati dei pionieri, degli avanguardisti che hanno pesantemente oscillato tra la canzone e la sperimentazione. Taver è da sempre un loro fan. Una esperienza unica e coraggiosa in Italia. Loro dovevano esserci a tutti i costi e a tale proposito Maurizio Arcieri ha risposto con entusiasmo da subito. Fred rappresenta quel momento di incontro tra new-wave e italo-disco che negli anni ’80 riusciva a mantenere un lato oscuro pur muovendosi tra musiche più ammiccanti. Un aspetto questo che è fondamentale in Ajello, infatti le nostre composizioni mantengono sempre un aspetto più oscuro, dark, inquieto pur sculettando tra lustrini, pailettes e glamour plasticoso. Un discorso a parte va fatto per Hard Ton, disco-queen all’ennesima potenza roteante nei club di mezzo mondo. Nel suo falsetto si concentrano storie, leggende e decadenze della epica disco. Gli altri ospiti sono amici, Amari compresi, o come la “girl from Mumbai” Jyoti (from Babel), come il funky-maestro Bengi (from Ridillo), come la norvegese Kristina (from No Dial Tone) e come il cult-hero Don Cico “Maestro di Vita”, aka Jean Paul Lazarre salito alla ribalta nei primi ottanta nelle balere emiliane.
3)Parlando dei Krisma: ma sono davvero cosi “italo-deviati” come ci sono sempre sembrati negli anni 70-80?
Sì, in tutto e per tutto, assolutamente real people.
4)C´è piu nostalgia o ironia nel vostro ripescaggio dell´immaginario e dei suoni degli 80?
Ironia e coscienza. Ironia perchè è bello poter ridere mentre si fa musica , ironia perchè si trattano materiali musicali che quando eravamo adolescenti ci risultavano altamente scabrosi. Coscienza perchè siamo ben consci che stiamo lavorando con materiali radioattivi, scaduti, a volte maleodoranti e putrefatti, ma è interessante costruire con gli scarti, con i rifiuti della società, con le carcasse della vecchia tecnologia. Non stiamo facendo musica contemporanea, rovistiamo nella spazzatura e spesso troviamo tesori.
5)A proposito di “revival” (questa domanda è da leggere con una strizzata d´occhio da parte dell´intervistatore): possedete ancora qualche articolo d´abbigliamento firmato El Charro, marca preferita dai “paninari” nella prima metá degli 80 e che voi citate in un brano del vostro album?
Noi odiavamo i paninari, Taver vestiva punk-no-wave-dark e Rocca da freakettone…ce ne stavamo ben lontani dai modi e dalla cultura yuppie. Eppure a rivedere l’immaginario, le tendenze e le confluenze degli ’80 è innegabile l’influenza e il marchio “paninaro” sugli usi e costumi italiani e successivamente esteri. “El Charro” è inoltre un richiamo a certo nu-beat ispanico, alla Electronic Body Music centro-europea che citava feticci e feticismi. “El Charro” è anche un inno ai rodeo, ai vaqueros, ai mandriani, ai cowboys, a chi cavalca e chi viene cavalcato.
6)Per salutare i nostri lettori, ci stilereste una lista di brani Nu- Cosmic-Electro- Balearic Disco del 2011 che vi sono particolarmente piaciuti?
Taver : non è del 2011 ma è definitivo : Raymond Alessandrini “Homosexualis Discotecus”
Rocca: ne cito solo 4 e mi contengo: Locussolus “I Want It (Lindstrom and Prins Thomas Remix)”, Klic “Disco Music”, Crimea X “Liubov (Daniele Baldelli Remix)”, Poolside “Do You Believe?”