La Full Time Hobby (che riassume col suo nome -superbo- la filosofia di vita del sottoscritto, e di molti di voi), è lieta di presentare il brand new album di Diagrams (il fu Sam Genders), già fortunato frontman dei Tunng (band folk-sperimentale che se non la conoscete andatevela a spulciare, mica possiamo pensare a tutto noi).
Voce da Hot Chip (enorme fonte di ispirazione per stessa ammissione di Genders), chitarra alla Ben Harper, qualcuno lo ha paragonato a un James Blake meno concettuale (enorme bugia: se non sei concettuale non puoi avere nulla in comune con Blake). Ammetto, la title track è molto bella, con qualche synth ben piazzato Metronomy-style, e udite udite, un chiaro omaggio a un Peter Gabriel svecchiato (ma è possibile svecchiare Peter Gabriel?). I testi non spiccano per originalità: Ghost Lit parla né più né meno dei fantasmi degli amori conclusi che portano – indovinate un po’? – a enormi insicurezze, ma per coloro che sono stati lasciati ogni testo struggente risulta sempre fresh. L’ultima traccia, Peninsula, gioca sul rodato fattore “faccio una canzone lunghissima suonata solo all’inizio e alla fine, come fecero i Nirvana nelle bonus tracks”. Non ne ho mai capito l’utilità, ma chapeau.
In conclusione, Black Light è un buon album, ma non un ottimo album. Merita di essere ascoltato, ma non over-ascoltato. I pareri soggettivi vanno presi sempre con le molle, ovviamente; è anche vero che se non volete consigli, non dovete leggere recensioni. Abbiate pietà, sono solo un uomo.