Nel corso della 17esima puntata de Gli IndiePatici, andata in onda su Fusoradio lo scorso Giovedì 22 dicembre (vi ricordo che trovate tutti i player in questo post-contenitore) è intervenuto Nicola, bassista (e corista) degli Home, band veronese che ha da poco pubblicato il terzo LP dal titolo Eleven.
A seguire la trascrizione della nostra chiacchierata. Per chi preferisse il file audio, potete ascoltare tutto a questo link, a partire dal minuto 12 circa.
Indiepatico: Benvenuto Nicola! La prima, fondamentale domanda è quella classica: come racconteresti questo disco a chi vi conosce, ma soprattutto a chi non vi ha mai ascoltato?
Nicola: Ciao! Allora, Eleven è nato in poco tempo, ed è stato pensato sin dall’inizio in modo che fosse il più possibile un disco “live”, nel senso che abbiamo provato tantissimo in sala prove, mentre in studio abbiamo utilizzato apparecchiature analogiche e cercato di registrare tutto alla prima take, in presa diretta.
Come descriveresti gli Home a chi non li conosce?
Siamo tre ragazzi che si conoscono e suonano insieme da una vita, dai tempi del liceo. Live cerchiamo di far uscire l’anima più rock, magari sul disco vi potrete anche innamorare di pezzi più romantici.
A me sembra che in Eleven si senta forte l’influenza del pop-rock più classico, dai Kinks ai Beatles per arrivare ai più moderni Blur o Oasis. Certo, quando in un disco si sentono così tante influenze, e anche diverse tra loro, vuol dire che la band è capace di sintetizzarle…per cui mi viene voglia di chiederti quanto lavoro ci sia dietro le vostre canzoni, se ci sia un grande lavoro di sintesi tra di voi prima di arrivare al disco.
In generale quando facciamo un disco abbiamo una miriade di pezzi (già adesso ne abbiamo di nuovi, manca il tempo di registrarli piuttosto – ride. ndr). Le influenze sono tante ed è bello, perché il risultato che vogliamo venga fuori è una nostra identità. Quello che si sente è il risultato del nostro modo di suonare, ovviamente anche del fatto che siamo figli degli anni ’80 e di cose diversissime ascoltate negli anni…
…per capirci, siete di quella generazione che segue ancora Liam Gallagher anche ora coi Beady Eye…
…ah sì, io ho i vinili sia di Liam che di Noel…
…siamo coetanei, quindi ti capisco benissimo, condividiamo la passione…
…e siamo anche di quelli quindi che credevano alla faida tra Blur e Oasis! Montata molto bene, peraltro.
Passando ad altro: il disco è prodotto dalla Tannen Records, un’etichetta serissima e attiva da tanti anni, che ha nel suo curriculum produzioni davvero notevoli (dal Teatro degli Orrori agli Zen Circus, One Dimensional Man, Aucan, Tre Allegri Ragazzi Morti, Soviet Soviet, Calibro 35, The Death of Anna Karina…). Com’è nata la collaborazione e come vi siete trovati? E’ importante lavorare per un’etichetta così seria?
Sì, è importantissimo. Hanno curato tantissimo la produzione e anche il packaging. Noi li avevamo conosciuti perché avevano prodotto un nostro 45giri in precedenza (Who’s Next), noi ci siamo dovuti preoccupare solo di suonare, davvero. E fanno anche cose diversissime, dai vinili ai cd…
Altra realtà importante che con questo disco ha molto a che fare è l’Outside Inside Studio di Montebelluna (Tv), studio dei Mojomatics tra l’altro…anche il potersi permettere di registrare alla prima take…
…ah sì, assolutamente! se pensi che abbiamo passato in digitale solo alla fine, senza tunizzare la voce, registrando in analogico tutto il materiale e non utilizzando programmi di editing come ProTools anche durante le sessioni in studio. Credo sia stato un bene per noi…
…e di fatto avete anche fatto già le prove del live…
…assolutamente! si sente tantissimo sui live che stiamo facendo adesso, siamo molto più naturali rispetto alle esperienze precedenti.
Una curiosità: voi avete anche fatto un’esperienza a X-Factor, qualche anno fa…che cosa ne pensate a distanza di tempo? è utile per farsi conoscere, è una vetrina o un carrozzone che un po’ mangia gli artisti?
Allora, in realtà quella esperienza nacque da una richiesta che ci fecero. Cercavano una band in cui i membri cantassero tutti, e noi in effetti lo facciamo. Peraltro il provino lo facemmo il giorno dopo un live a Milano. Per noi è andata benissimo, l’abbiamo presa come scherzo, come una vetrina ovviamente. Andando avanti ci siamo impegnati, anche vedendo che proseguivamo le selezioni, e comunque alla fine dei conti la tv resta il medium più importante e non ha senso per una band come noi rifiutare.
Gli Home sono in ogni caso una band serissima, che ad esempio ha suonato al Cavern Pub di Liverpool (storico palco dei Beatles…). Cosa ti ricordi di quel viaggio? Un amico comune mi ha anche chiesto di ricordarti dei gabbiani di Liverpool…
(ride, ndr) Oh sì me li ricordo i gabbiani, mangiavano di tutto, erano enormi!
Tornando seri, quel viaggio fu stupendo, suonammo davanti a un pubblico attentissimo e più ricettivo di quello italiano. Abbiamo suonato tre volte, perché i due concerti organizzati da qui erano andati talmente bene che ci chiesero di farne un altro. Vendemmo tanti cd e tanto merchandising, e infatti in questo momento stiamo organizzando la promozione di Eleven per la Gran Bretagna.
Spesso qui in Italia veniamo liquidati come uno dei tanti gruppi che fanno pop-rock “inglese”. Alla fine c’è ancora un enorme spazio per chi canta in italiano, e a noi non resta che cercare fortuna anche all’estero.
Grazie mille Nicola!
Grazie a voi!
Consiglio ai lettori di DLSO di ascoltare Eleven (che trovate in streaming sul canale Youtube della band), ma soprattutto di seguire gli Home anche sulla loro pagina FB.
Vi lascio con il mio brano preferito del disco, Your Picture: