Com’è il nuovo de Il Teatro Degli Orrori?
Eccolo qua, in streaming integrale, sul loro canale youtube.
[UPDATE]
Qualche riflessione a caldo:
– di Fernando Rennis
‘La diversità di opinioni intorno a un’opera d’arte dimostra che l’opera è nuova, complessa e vitale.’
Il Mondo Nuovo è un album complesso sotto l’aspetto musicale e sotto quello concettuale. Quest’ultimo è sostenuto da una scrittura che in fondo è sempre stata schietta ma stavolta assume un valore più profondo, ogni riferimento letterario o culturale s’infrange contro un presente crudo e distorto, come il viso dipinto in copertina. D’altronde basta scorrere la tracklist dell’album per notare che la maggior parte dei titoli sono affermazioni in prima persona, nomi di luoghi e soprattutto di persone. Dal punto di vista musicale il terzo album del gruppo è un ulteriore passo in avanti verso la ricerca di un sound sospeso a metà tra un passato pieno di sfaccettature sonore su cui si rifletteva una matrice noise e rock ed un presente segnato da una notevole cura dei suoni e degli arrangiamenti.
Nella traccia d’apertura, Rivendico, c’è già tutto il Teatro: la batteria tesa di Francesco Valente, la voce graffiante e a tratti recitata di Pierpaolo Capovilla, il basso massiccio di Giulio Ragno Favero e le chitarre fragorose di Gionata Mirai, con l’aggiunta di accenni di elettronica già sperimentati nel precedente lavoro. La ritmica travolgente del gruppo prosegue nel primo singolo, Io Cerco Te, dove il progetto strumentale solista di Mirai (Allusioni, 2011) conquista la scena quando alle parti di delirio noise si alternano tappeti di arpeggi di chitarre a dodici corde, e in Non Vedo L’Ora che culmina in una coda strumentale ipnotica. L’idea di costante evoluzione sonora che ha spostato la lente d’ingrandimento dallo scarno Dell’Impero Delle Tenebre al più e completo e variegato A Sangue Freddo viene alimentata da Skopje, Gli Stati Uniti D’Africa e Cleveland – Baghdad in cui ci sono sfumature nuove per il sound del gruppo (in particolare nelle ultime due). La parte centrale del disco è dominata da piccoli frammenti di vite quotidiane ed è segnato dall’emarginazione e la violenza subita da Martino, dalla storia in vestito sonoro aucaniano raccontata in Cuore D’Oceano (con Caparezza), dalla struggente Ion (dal nome di un operaio rumeno bruciato dal suo datore di lavoro nel 2000) e dall’impatto emotivo di brani appassionati come Monica, Pablo e Nicolaj in cui la voce di Capovilla è ancor di più in primo piano e dipinge ritratti che nel complesso descrivono il mondo che può e deve farsi nuovo perché negli occhi dei suoi protagonisti la speranza non è sparita. L’ultima parte del disco (Dimmi Addio, Doris, Adrian, Vivere e Morire A Treviso) è la dimostrazione di cosa sono Il Teatro Degli Orrori oggi, dopo tre album: un gruppo in cui convergono le influenze dei vari progetti dei suoi componenti (partendo ovviamente da One Dimensional Man e Super Elastic Bubble Plastic e finendo ai reading di Capovilla e alla già citata esperienza di Mirai, passando per la veste di produttore di Favero e il contributo di Valente negli Love in Elevator) e soprattutto attento ad innovare e svecchiare costantemente il proprio sound pur rimanendo ben ancorato alle proprie peculiarità.
Il Mondo Nuovo è un album ambizioso, non facile da masticare. E’ un disco che si destreggia su di un campo minato di citazioni e che è indissolubilmente legato al cantautorato di protesta sociale italiano degli anni 60’ e 70’ (De Andrè e De Gregori su tutti). E’ un’opera che verrà criticata e probabilmente farà storcere la bocca ma non sempre la semplicità (o la facilità d’ascolto) è un valore aggiunto.
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