“Ma questo è ah, questo è ah” esclamerebbe probabilmente il Dottor Gonzo in preda ad una crisi da allucinoggeni inforcando le cuffie che contengono al loro interno file che lasciano circolare la lisergia di questo Ternion, secondo lavoro dei londinesi We Have Band. Il trio già impostosi alle cronache per una manciata di buoni singoli ed una cocente bocciatura da parte di una delle più importanti riviste di settore in Gran Bretagna (Pitchfork ndr), arriva alla prova del secondo disco, quello della consacrazione o in alternativa della definitiva bocciatura.
Tra singoli dance punk, elettronica e psichedelia da terzo millennio, il disco prodotto da Luke Smith già a lavoro con i Foals, corre via tranquillo, anche piacevole a tratti, ma senza lasciare segni indelebili nella mente e nelle orecchie di chi ascolta. Band come i We Have Band (scusate il gioco di parole, ma la tentazione era troppo forte) ne abbiamo sentite a migliaia in questi anni, e poche sono sopravvissute allo scorrere del tempo, inghiottite per la maggior parte nel buco nero dell’oblio generale, ricordate da pochi soltanto per sporadici singoli e album usa e getta. Verrebbe da chiedersi se per questi tre inglesi (due dei quali legati fra loro dal sacro vincolo del matrimonio) non sia prevedibile la stessa sorte? Beh, probabile che sia così vista la percentuale di gruppi passati dalla gloria all’anonimato nel giro di pochi mesi, toccherà anche a loro venir risucchiati in quel votice nero di cui parlavamo poc’anzi, però questo non impedisce di goderci per un pò dei singoli ben costruiti ed apprezzabili come “We are your people” brano in cui l’influenza Foals è quantomeno evidente, oppure “What’s mine, What’s yours” in cui spunta a tratti il fantasma dei Two Door Cinema Club. Forse i We have band non avranno il successo e la visibilità dei succitati ensamble, ma bisogna dar loro atto, o forse va dato a chi cura la loro produzione, di avere la capacità di trovare le chiavi giuste per la creazione di brani dall’immediatezza rara e dall’altrettanto rara facilità all’esser dimenticati. Ah nota a margine, tutti e tre i membri lavoravano per la Emi, saranno quindi certamente a conoscenza dei rischi che comporta mettere insieme una manciata di tracce dal sentore hype senza dar loro un tocco personale, barcamenandosi attraverso questo piuttosto che quel suono particolarmente in voga.