O vi piacciono o non vi piacciono. C’è chi li ama e a chi stanno sul cazzo.
Noi abbiamo detto la nostra, ora loro dicono la loro… così voi potete poi dire la vostra.
Chiaro no?
Prego maestro, si aprano le danze.
È stato detto e scritto che questo pezzo racconta il superamento dell’epopea Berlusconiana come la vittoria di una guerra. In realtà è un brano uscito per una compilation Rockit del febbraio 2011. All’epoca Berlusconi era saldamente al potere e non si intravedeva la fine del suo impero. E in generale questo bravo non racconta alcuna vittoria, semmai il senso di sconfitta alimentato dalla vuotezza della retorica trionfalistica che ci ha accompagnato per diciasette anni, tra paventate superiorità della nostra civiltà sulle altre e promesse mai mantenute di ricchezza e lavoro a venire. Forse proprio perchè il sistema capitalistico non è fatto per produrre ricchezza ma per preservare un ordinamento come la guerra, orwellianamente, non è fatta per essere vinta ma per non finire mai. Un teatrino miserabile di paradossi assurdi come il titolo nel quale l’unica via d’uscita è uno scorcio verso un’utopia libertaria, tra libertà apparenti, ministri razzisti innamorati della musica nera, poliziotti diventati famosi per aver ammazzato ragazzi e poi candidatisi alle elezioni. Senza perdere l’istinto di lasciarsi sognare perchè è una frottola anche l’idea che questo sia l’unico dei mondi possibili.
MI SONO ROTTO IL CAZZO
Un pezzo speciale perché il primo ad essere stato scritto a sei mani da bebo, albi, e lodo, i tre autori dei pezzi dello stato. si tratta di una provocazione a tema che ci siamo lanciati. uno degli sgambetti che ci facciamo per costringerci a scrivere in maniera onesta, che per noi è la cosa più importante. talvolta paracula ma sempre onesta. non ha senso stare qui a raccontare chi ha scritto questa o quella frase, ma risulta evidente a noi come ci siano tre filoni distinti in quel pezzo: l’odio verso gli altri, l’odio verso le istituzioni, l’odio verso se stessi. che poi noi si è dei buoni ma lo scogliono è paret fondante della nostra scrittura perchè forse è uno stato d’animo che alimenta la sincerità
CROMOSOMI
È una delle canzoni a cui siamo più affezionati, è quella che chiude i concerti ed è quella in cui solitamente urliamo -se possibile- sempre di più. Testo di Albi e scazzo a livelli indicibili, il malessere a casaccio dovuto a valutazioni a casaccio -sulla vita, sull’operato, sull’operatore, sul valutato e sul valutatore- vanno dritte a fondo in una delle costruzioni più pop-rock che abbiamo. Il giochino molto spesso è stato “battete le mani fuori tempo”, e lo spirito di cromosomi è anche lì: buttarsi via le regole che tutti più o meno ci imponiamo e guardare le cose cose da un altro lato, non più naif o freak o polleggiato: più libero.
VADO AL MARE
L’atavica passione per la figa, il mare e i gelati al gusto puffo contro il mazinga z della selezione del lavoro, dei governi techno e dell’establishment dedito all’ortofrutta emozionale. Per paradosso è uno dei testi meno allegri, poi siccome non siamo tanto bravi a fare il post-rock abbiamo deciso di far finta di avere Damon Albarn alla voce e Coxon alla chitarra -nel nostro caso, nella stessa persona, compito difficile- e spernacchiamo un po’ Boys & Girls dei Blur, con il piglio disilluso, leggero e un po’ malinconico delle vacanze che finiscono. E non è detto che la vacanza sia andare al mare.
SONO COSI’ INDIE
Non esiste. Non esisteva e non esisterà. Questa canzone non ha un testo, ha una raccolta più o meno fedele delle cose che in un paio d’anni sono riuscito a partorire sul palco dovendo sforzarmi di dire parole in un microfono. Continuerà a mutare e continuerò a divertirmi così, mostrando di essere un cattivo mc senza volerlo essere. parlo di me, delle cose che mi passano nella testa se devo pensare a cosa sono e a cosa ero in un contesto -quello del covo, di bologna, 4 o 5 anni fa. Di fatto sono cose che mi riguardano perchè ho l’armadio con la magliettina a righe di merda, gli occhiali grossi, mi piacciono i crookers. Cose normali, credo. Non c’è molto da capire, è una lista della spesa, di cose fatte o dette da me o da carissimi amici. Poi ci svegliamo a 30 anni magari che la città ci schifa, meglio tornare in periferia o nel paese o trasferirsi al mare, e chi se ne fotte degli eventi patinati, i tatuaggi senza più senso addosso e le mille pugnette che vogliamo farci. Oppure no. Fotografa una mia transizione, come tale continuerà a cambiare con me.
MAIALE
Nasce come spesso nascono i pezzi dello stato. Uno di noi, in questo caso Albi, butta giù su un foglietto qualche verso. va da lodo che ha un piano e si mette a canticchiare due cose al volo. Si accorgono che c’è della roba bella ma non sono convinti. allora Lodo si mette a scrivere per completare il testo, togliendo o sostituendo quello che trova meno convincente. Beh insomma in poco tempo viene fuori una cosa che piace a tutti e due molto di più, anche se i punti di partenza sono leggermente diversi. Albi gioca a situare frasi stereotipate nella poetica dei rapporti in situazioni che non t’aspetti, lodo cerca di scavare la coltre di non senso dei luoghi comuni. Alla fine però l’idea è la stessa: quello che facciamo e quello che diciamo spesso ci è indotto da un modello politico e sociale monoculturale e monolitico, e non lo mettiamo mai in discussione, lavorando perchè obbligati e schiavi di un sistema che porta la soglia del vivere sulla linea del sopravvivere, e neanche arriviamo realisticamente a pensare che possa non essere così. Prima di cambiare il mondo cambiare il pensiero, ma il pensiero lo cambi se pensi almeno un po’ di stare cambiando il mondo, non si scappa.
LADRO DI CUORI COL BRUCO
Le nostre estrazioni di ascolti e letture sono veramente diverse, e ogni volta che nasce una canzone è il parto di una guerra di diverse visioni della musica. bebo da un lato ha la scrittura più letteriaria e eufonica perchè legge più degli altri prosa, dall’alto la musica per lui potrebbe non avere mai parole perchè trova molto più suo il suono di una cassa rispetto a mille metafore. albi scrive come se fosse al bar, tutto quello che assorbe da keynes alla gazzetta dello sport lo centrifuga e rigetta come in chiacchiera, lodo entra in dinamica come stesse recitando e ogni volta non sa dove lo porteranno le parole, convinto di non stare facendo musica ma teatro. daopo un paio d’anni di canzoni abbiamo capito più o meno dove sta il compromesso tra le nostre scritture, battezzando quello come il nostro stile. a quel punto, forti di avere un’identità ognuno di noi si è sentito di spingere di più nel tirare fuori il proprio mondo. Ladro di Cuori è il pezzo dove Lodo si è concesso tutto. Non canta mai e recita sempre, non pone alcun freno alla logorrea e si da la libertà di instaurare siparietti, dialoghi, momenti onirici, esplosioni subitanee, lirismi. Tra tutti è il pezzo che Lodo scrive senza porsi il limite di stare scrivendo una canzone.
AMORE AI TEMPI DELL’IKEA
Lavori all’ikea, parli con le persone, queste ti raccontano i loro problemi con i mobili e i formati delle lampadine, poi esci da lavoro e vivi una vita tutto sommato normale tornando a casa tardi ubriaco dopo aver conosciuto una ragazza. Parlare di canzoni è eccessivo, su disco siamo diventati matti per capire come inquadrarla, anche perchè vai tu a montare una canzone che parli di scatole di montaggio. A volte l’evitamento è la strada migliore, avremmo dovuto evitare
QUELLO CHE LE DONNE DICONO
Racconta di cose capitano, di confusione che si fa e a volte si subisce anche e che può raggiungere livelli parossistici. L’ha scritto bebo dopo un racconto di lodo, una cosa che era capitata marginalmente al primo e che si è figurato quest’onda di emozioni, come tutto un brivido dentro iuuuu, che le ragazza protagonista del testo potesse aver vissuto. E’ un’esagerazione voluta, cosa che onestamente capita di rado a bebo, e come il testo è seguito così anche l’arrangiamento. L’abbiamo veramente buttata in caciara, era una cosa che ci faceva molto ridere e abbiamo cercato di prenderci il meno sul serio possibile finendo poi per creare quella che ci piace pensare come come la figlia cheap&chic del dramma generazionale di “nord sud ovest est”.
POP
È una canzone del cazzo. È veramente la grande truffa. Dai, onestamente.
SEGGIOVIA SULL’OCEANO
Uno dei tanti pezzi nati dall’insonnia, alle prime luci dell’alba. Un pezzo con dentro cose profonde e oscure della vita di Lodo. La voglia di fare regali a chi tanto non li riceverà, come non nericeverà la lista. Però la lista è bello compilarla comunque, sai mai arrivi ad un altro più sveglio di lui capace di cogliere il tempo e fare i doni quando vanno fatti. Sai mai che non saremo mai soli, neanche dopo, che le parole possano sopravvivere alle persone, che qualcuno abbia il coraggio di vivere alla grande e non la codardia di raccontersela nella canzoni, sai mai che a forza di sognare sei più sveglio e vivo che mai.