Nazario Graziano è un gran chiacchierone, ma di quelli che ci potresti parlare un pomeriggio e avrebbe sempre qualcosa da dirti. Solo che poi ti costringe ad un lavoraccio di taglia e cuci di domenica pomeriggio per riuscire a riassumere il suo pensiero in lunghezze accettabili per il frettoloso lettore della rete. Di lui mi piace il fatto che sia pieno di entusiasmo (inserisce faccine sorridenti una frase sì e una frase no), che pensi a cosa regalare a sua figlia su un blog super-hypster come DLSO invece di parlarci del suo tatuatore di fiducia e che non si sia trasferito a Milano come il 90% dei graphic designer in circolazione.
Di mestiere fa l’illustratore, ha lavorato per un sacco di gente che conta e tutti i suoi soggetti sono senza volto perché siate voi a metterci dentro la faccia di vostro padre, del vicino di casa o quella del cane. Io l’ho scoperto su un volume bellissimo che si chiama Pic Nic pubblicato da Logos, dove si trovano raccolti i migliori nomi della grafica in giro in questo periodo, e da quel momento ho cominciato a immaginare i suoi lavori in un libro grande, con le pagine porose, di quelli che sfogli con lentezza e ti si apre il cartonato sotto il naso come per magia.
Questa è l’intervista ad un giovane uomo che ha il dono della passione, prima di tutto.
1) Ciao Nazario, partiamo con la domanda di rito che poniamo sempre agli artisti. Presentati ai nostri lettori alla tua maniera.
Illustratore, grafico, art director inizia il suo percorso professionale come astrofisico, disegnando robot ed astronavi all’età di sette anni. Dopo fallimentari esperienze come forzuto del circo, centravanti dell’Ajax e beta-tester di palle di neve, molla tutto e si rifugia nella grafica. Inizia a disegnare per magazine e clienti di tutto il mondo dal New York Times, al Le Monde, all’Entertainment Weekly, passando per MTV e l’Onu. Nato a Campobasso, spesso in movimento, oggi vive tra le colline marchigiane con una moglie, 2 gatti, una bimba (in arrivo), nuvole, robot anni ’80, crostate e cupcakes.
2) Dov’è che nasci e dove ti senti a casa?
Come dicevo nella breve bio, vengo dalla provincia, da una piccola città, Campobasso appunto. Ed è la provincia, intesa come tranquillità che mi porto dentro. Sentirmi a casa è stare in un posto che mi permetta di avere tutto quello di cui ho bisogno e darmi la capacità di poter creare e vivere il mio mondo nel migliore dei modi. Sidney, Hong Kong, Parigi, Montreal, Milano e Roma nel mio lavoro sono lì, dietro l’angolo, dietro quell’albero che vedo nella campagna di fronte casa mia.
3) I tuoi lavori, più che illustrazioni, sembrano a volte dei veri e propri collage. Come hai sviluppato il tuo stile ? Perché i tuoi personaggi sono sempre senza volto ?
Non mi sono imposto alcuno stile, ho lasciato che tutto il flusso creativo venisse fuori da solo e facesse il suo corso. Poi col tempo, lavorando duramente e con costanza alla ricerca di uno stile personale, ho affinato la tecnica e cambiato spesso direzione, restando comunque in un ambito da molti definito “collage” o più correttamente detto “mixed-media”. Ma ripeto, tutto è venuto ed avviene tutt’oggi in maniera del tutto naturale. La storia dei “volti” o meglio dei “non-volti”, mi piace pensarla come un “buco”, una porta aperta sull’immaginazione di ognuno … un po’ come quelle sagome di legno dei Luna-Park col marinaio e il forzuto del circo, hai presente?
4) Hai anche auto-prodotto diversi album con la tua band ”Il rumore del fiore di carta”, un collettivo di strumentisti post romantic che parla di supereroi attivi solo per metà giornata e di robot che prendono camomille nei bar. Hai nuovi progetti di cui vuoi darci un’anteprima ?
Sì, diciamo che sono attivo anche “extra-disegno” e sono molto fiero del progetto “IRDFDC” che portiamo avanti (io e 4 carissimi amici) con enormi sacrifici e sforzi da ormai 10 anni (3 album all’attivo, di cui 2 stampati su vinile), tastando con mano la vera auto-promozione e auto-distribuzione.
Di anteprime sui nuovi progetti…posso dirti che a livello musicale vorremmo realizzare un “the best” con IRDFDC, proprio per festeggiare questi 10 anni, invece extra-musica ho da poco rilanciato una mia vecchia “creatura”, il portale RevolverLover.net e sogno e spero di ri-lanciare in un futuro prossimo il magazine ANTI. Sto pensando ad un nuovo taglio e a nuovi contenuti ma purtroppo le giornate di 24 ore sono troppo corte ….
5) Qual è la forma d’arte che più t’appassiona al di là dell’illustrazione? Preferisci l’arte in teca di cristallo o i graffiti sui muri ?
Come ti dicevo son un appassionato di musica, che oltre ad essere una forma d’arte di cui sono grande appassionato è tutt’oggi per me anche grande fonte di ispirazione. Non riesco a lavorare senza musica.
Sulla forma d’arte preferita, non ho paraocchi o preconcetti. Mi piace tutto ciò che mi emoziona o che sa meravigliarmi. Trovo dei lavori sui muri che mi lasciano a bocca aperta (robe di Blu o Ericailcane, ad esempio) così come sono rimasto ore immobile davanti alle “ninfee” di Monet o ai “non-sguardi” di Modigliani a Parigi.
6) Quando ho intervistato il tuo collega Emiliano Ponzi mi son chiesta se ci fosse un tempo particolare per intervistare un illustratore, un grafico, un designer. Mica siete come i musicisti che pubblicano i dischi. Secondo te qual è questo tempo, dato che un po’ musicista invece lo sei ?
Uhm… bella domanda. Credo comunque la tua teoria non sia del tutto sbagliata. Non siamo come gli attori, i musicisti o i calciatori che hanno momenti e picchi di massima, o forse li abbiamo anche noi ma lo sanno in pochi e in maniera del tutto casuale o anacronistica…e sicuramente guadagniamo molto ma molto di meno! LoL. Io credo che nel nostro “settore” (che brutta parola!) il momento adatto sia quello legato alla “scoperta”. Scopri un illustratore che ti piace e ti emoziona e decidi di intervistarlo per il tuo magazine o per il tuo portale. Stop. Non serve molto altro, no? Ogni momento è quello buono :)
7) Facciamo che tu fai una domanda a me. Cosa mi chiedi ?
Bella questa! E’ la prima volta che mi capita una domanda così. Vediamo … Come mi hai scoperto, cosa ti ha colpito di quello che faccio? Insomma, mi rifaccio alla tua precedente domanda o se vuoi alla mia precedente risposta. Sono sempre curioso di sapere cosa e come “vedono” i miei art-work dall’esterno.
8) E tu, invece, cosa ti saresti domandato? Concludi consigliandoci un brano che ci terrà compagnia per tutta la giornata.
Per la serie “fatti una domanda e risponditi da solo”. Un libro, un film e un disco da regalare a tua figlia:
– Cappuccetto Bianco di Munari
– (facciamo 3) E.T. / i Goonies / Where the wild things are
– (facciamo 2) Magical Mistery Tour o Sgt.Pepper dei Beatles
Visto che ne abbiamo parlato prima, ne approfitto e faccio anche un po’ di promozione. Consiglierei MIRA del progetto musicale di cui faccio parte, Il Rumore del Fiore di Carta, dura 10 minuti ed è l’ideale per lavorare, pensare, sognare e trovare ispirazione, almeno con me funziona.