Cosa c’è di meglio per iniziare il martedì che un bel disco da poter ascoltare per intero leggendo le considerazioni di chi l’ha fatto? Nulla. Questo è il discoraccontato® dei Drink To Me.
Tutto il disco nasce da una serie di improvvisazioni (un anno, circa 45 registrate e archiviate poi selezionate e arrangiate). Tutto il disco parla di un amore per la vita sconfinato, che supera il dolore legato al vuoto di senso.
(foto di Fatty Phoorboh)
henry miller:
È la dichiarazione d’intenti di “S”. Amore per la vita, qualcosa che ti prende lo stomaco, ma non sai o non puoi dire perché. Un segreto. Henry Miller docet. La citazione sull’Europa come un grande luna park è del nostro amico Trevi. Il ritornello inizia dopo 3 minuti. C’è un motivo.
the elevator:
La musica sfoga la nostra voglia di incastri ritmici e uso di campionamenti vari. È la sintesi tra un paio di improvvisazioni. Il testo parla di un’esperienza allucinatoria, che all’inizio spaventa il protagonista, e poi gli rivela la bellezza del mondo e i suoi segreti. L’ascensore è il viaggio che lo porta sempre più su…
picture of the sun:
L’ultimo pezzo che abbiamo creato, prima di ritirarci in una baita a chiudere la scrittura dei pezzi. I campioni sono di…. indovinate! ospite in una vecchia trasmissione di Radio Rai, mi pare. Il giro di basso è Carlo. Il sound della batteria è tutto un florilegio di tamburelli e campanellini, piccolo omaggio ai Beach Boys. Il testo approfondisce la dimensione di misteriosa bellezza a cui faccio spesso riferimento.
future days:
Il pezzo era scritto (poi rimaneggiato più volte) già a fine 2010, ed è ovviamente un singolone. Lo strato di campioni, loop e confusione è una scelta dettata anche dal voler creare pop senza rinunciare al delirio sonoro. Il testo è una risposta a chi vede questi anni e queste generazioni come perdute. È un calcio in faccia a nostalgia (del passato) e speranza (nel futuro). Siamo qui ora. Vivi.
space:
Dedicato a Sun Ra. Uno sguardo verso l’alto. La voglia di dimenticare le cose imparate. La canzone più “dance” che abbiamo fatto? Anche “space” inizia per “s”. Notare che la melodia di voce è identica nella prima e seconda parte, mentre cambia tutta l’armonia.
dig a hole with a needle:
Un viaggio in un’overdose, che assume tratti mistici e assurdi. Nonostante il grave momento, il protagonista non ha paura. Tutto questo non avrà fine. Come per molti altri pezzi, già nell’improvvisazione c’era quasi tutto. E arrangiandolo abbiamo conservato lo spirito del viaggio da cui è nata (compresa la lunga e articolata melodia vocale).
l.a. 13 pt. 1+2
Io ho scritto la ritmica, Francesco la parte di marimba. Scambiarsi fa bene. Nella parte finale Carlo dà il meglio di sè con i campioni. Nella prima parte si prendono in giro gli hipsters e si parla dell’ultimo anno da 20enne. Nella seconda si mette in scena un gay party sulla spiaggia che viene travolto da una violenta invasione aliena.
disaster area:
Il titolo è dedicato a una raccolta di racconti di Ballard. Il testo è un delirio, una memoria sconvolta e serena, dedicata a tutte le cose belle che mi sono capitate in questi ultimi anni. I rumorini-loop che si sentono sono creati da Francesco con microfono e kaosspad. È la cosa meno ortodossa che abbia mai visto. Prende tutto il segnale (beat, voce, basso) con un microfono e lo looppa in tempo reale e con diversi timing. Mi fa impazzire. La melodia vocale è infinita. L’avevo improvvisata proprio così.
airport song:
La parte centrale di batteria è il primo nucleo che abbiamo creato. Poi ci siamo detti: “Facciamola entrare all’improvviso in un pezzo ambient!”. Si parla di un giorno speciale, all’aeroporto di Oslo. C’è anche un campione di… indovina di nuovo! E un pensiero a una nuova persona: Nicole.