Accomunare i concetti di fiori e demoni significa combinare elementi estremi che simboleggiano poli emotivi opposti, i quali, sovrapposti, creano una gamma di sensazioni non facilmente delineabili.
L’album di Daniele Celona è proprio un contrasto di sentimenti e di sfumature musicali che sono già ben visibili nel brano d’apertura: Ninna Nanna conserva la struttura tipica della cantilena per poi esplodere in un urlato che descrive incubi post-atomici e terminare nella dolcezza del risveglio e della consapevolezza che tutto quel male era fatto della materia dei sogni… forse. Lo stesso disequilibrio armonico che si sorregge tra cantautorato e rock viscerale lo si ritrova in Mille Colori, il cui titolo ben rende le sensazioni del brano. Acqua invece è tra gli episodi in cui l’abilità di scrittura è più evidente e riesce bene a combinare episodi poetici a fotogrammi di quotidiana vita vissuta (“pensi di colpire acqua..”). Si susseguono così canzoni ben costruite e nemmeno tanto scontate, su tutte Starlette —una spanna sopra le altre— a dimostrazione del fatto che quest’album è uno dei progetti più interessanti di questo periodo e che lascia ben sperare per il futuro di un bravo e fresco cantautore torinese.