I più attenti di voi sapranno che abbiamo già parlato dei Vadoinmessico a novembre, quando il gruppo fece una playlist per 7433 e noi li presentammo nella nostra rubrica all’interno de Gli IndiePatici. Ora che finalmente è uscito il loro disco, Archaeology of the Future, li abbiamo intervistati per farci raccontare un po’ come vanno le cose. Prima però vi riproponiamo l’autopresentazione che Giorgio fece per la trasmissione in onda su fusoradio.net.
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1) Ciao ragazzi, come va?
Molto bene grazie.
2) Ci raccontate un po’ la vostra storia?
L’idea del progetto é uscita per la prima volta nel 2007. Trasferitomi a Londra nell’estate del 2006 conobbi un ragazzo Messicano, Salvador. Con lui si diventò amici e si scoprirono molte affinità musicali, in particolare una certa curiosità per le musiche esotiche, a partire da quelle dei nostri rispettivi paesi d’origine, che cominciammo a scambiarci. Il fascino di queste musiche era nella loro freschezza e novità alle nostre orecchie non avvezze a certe sonorità: per noi era avant-garde. L’idea non era quella di formare un gruppo di musica etnica, che sarebbe stata una fricchettonata inutile, ma di includere elementi e dettagli di queste musiche a noi nuove nelle nostre canzoni (e sottolineo “canzoni”, pop). Così cominciammo a suonare insieme e poco dopo si unì a noi Stefan, un ragazzo austriaco che suonava la chitarra e il banjo. Con l’aiuto di amici sempre diversi alla batteria mettemmo su una breve scaletta con cui cominciammo a suonare nei locali della città. L’anno successivo cominciammo a sentire la mancanza del basso e chiesi ad Alessandro, un amico di Roma, di unirsi a noi. Con mia grande sorpresa accettò e si trasferì anche lui a Londra. Poi nel 2010, dopo molti cambiamenti e ricerche, abbiamo trovato il batterista perfetto per noi: Joe Barry White (niente scherzi).
3) L’ultima volta che ci siamo sentiti per il contributo per Gli IndiePatici doveva partire il vostro tour a supporto dei Crystal Fighters: com’è andata quell’esperienza?
Benissimo, il pubblico dei Crystal Fighters ci ha accolti con molto calore, alcuni conoscevano già la nostra musica, forse anche per via di un remix di un nostro pezzo realizzato proprio dai Crystal Fighters. Poi con loro ci siamo trovati bene, abbiamo scoperto di essere vicini di casa, e siamo rimasti in contatto.
4) Arriviamo al disco: come mai questo titolo?
Archaeology Of The Future é il titolo di un pezzo del disco, e ci sembrava appropriato come nome per l’LP. Per archeologia del futuro si intende quella nostalgia cosmica che ogni tanto ci assale nell’istante in cui ci pare di percepire il tempo nella sua interezza. E’ l’osservarsi dal futuro e mancarsi così come si era, come si é adesso, con gli equilibri esatti di questo momento. Anzi é il mancarsi già per come si sarà, per come sarà la nostra vita in un preciso momento futuro.
5) Che riscontri state ottenendo?
Il disco sta avendo ottime recensioni in Italia e all’estero, e sembra che il pubblico stia apprezzando. Siamo molto soddisfatti, e ansiosi di portare in giro il nostro live.
6) Come avviene il processo che porta poi alla formazione di un vostro brano?
I pezzi di solito nascono nella mia stanza. L’idea di partenza é spesso un dettaglio, un’idea percussiva, una parte di kalimba o una melodia di organo, e intorno a questo costruisco gli altri elementi. Il più delle volte l’idea originale non é presente nella versione finale del pezzo o é stata talmente stravolta da essere irriconoscibile. Sono molto attento alle melodie e agli arrangiamenti e il testo é spesso l’ultima cosa di cui mi occupo. Registro e sovraincido le varie parti: la chitarra, la voce, l’organo, la batteria, il basso e tutto il resto. Poi mando il pezzo agli altri nella speranza che l’idea generale gli piaccia. Ci incontriamo e proviamo il pezzo così com’é. Poi ognuno evolve, adatta, modifica o cambia del tutto la propria parte a seconda del proprio gusto e delle necessità del pezzo ed é qui che gli arrangiamenti vengono rifiniti.
7) Sono previste date in Italia?
Sì, saremo in Italia a Maggio e suoneremo il 18 al Lo-Fi di Milano, il 19 allo Youthless di Rieti e il 20 o 21 a Roma alla Locanda Atlantide.
8) Ascoltate musica italiana? Qualche nome che vi piace e con cui magari vorreste collaborare.
Ci piacciono molto i vecchi cantautori, soprattutto Piero Ciampi. Nell’ultimo anno ho ascoltato molto proprio Lucio Dalla, e mi ha colpito molto la notizia della sua morte. Mi piacerebbe collaborare con i Verdena, che furono una delle mie passioni adolescenziali e dalle cui interviste ho scoperto Tom Waits, i Mogway e altri gruppi fondamentali. Sono contento che continuino a fare bei dischi. Anche un pezzo con Rita Pavone sarebbe un sogno.
9) Supporto fisico o digitale?
Assolutamente fisico, non mi piace pagare per un mp3, voglio la copertina!
10) Salutate i lettori nella vostra lingua preferita e consigliateci un brano.
Bella secchi! ascoltatevi ‘sto pezzo: Os Mutantes – Baby