Sono sul TGV Strasburgo-Parigi e la grande vitesse mi mette di buon umore, con tutto quel caffè che ho bevuto (figurarsi).
C’è la sera là fuori.
E nelle mie cuffie mi fa visita Giulio Calvino also known as Hot Gossip col suo ultimissimo disco che tra pochi giorni sarà cosa di tutti e strapperà un sorriso all’allegra combriccola di malinconici anni Novanta, già.
La copertina versione Loggia Nera di Twin Peaks evoca il caffè che ho ingollato poco fa e a questo punto fa il suo ingresso sul proscenio il canto a due voci grancassa-rullante di We were regulars, la potente overture di Hopeless, un lavoro coeso e ricco di nerbo che oscilla tra il surf-rock di New Sound e il garage-punk di Love Murders (col Bel mormorio del fuzz in sottofondo, ammesso che sia un fuzz, ammesso che sia un mormorio), raccogliendo il basso cadenzato di Wasting my time, fino alle rilucenti distorsioni British&popular di I’m out of here. A conti fatti è un disco risoluto ed abrasivo, in cui il sound del varesino -prima ancora degli arrangiamenti dei brani- è il primo attore della scena. A mio sindacabile giudizio è l’acutissimo mix operato sulle chitarre a tingere il paesaggio. Di nero, di marrone, di verde scuro, d’altronde siamo vicini a Twin Peaks, a due passi dal Canada. La voce eterea di People shooting banks, la straordinaria perla del disco, con la sua intonazione da filastrocca recitata milioni di volte e ai pranzi di Natale, mi manda in sollucchero perché corre a briglia sciolta su un tappeto di valvole sature e isteriche (i più isterici sentiranno il rumore delle corde della chitarra, i nostalgici hardcore sentiranno il parapiglia dei crash della batteria). E dopo un breve ed indisciplinato tragitto di sette tracce l’elegante litania funebre di March of the black umbrellas mi porta ai titoli di coda. Mentre la voce cacofonica e vagamente incazzata accompagna il passo del feretro.
E poi fa buio nella Loggia.
Tolgo le cuffie e ringrazio di cuore Giulio e gli Hot Gossip.