Millenni d’evoluzione trascorsi, pensatori sacrificatisi, secoli di lotte fisiche e ideali combattute, ere su ere, sangue ed inchiostro per arrivare qui, qui dove sul petto non urtano più i pugni patriottici, ma le pesanti, luccicanti catene del conquistato orgoglio tamarro. Non è forse questo l’inno supremo del ritrovato, consapevole, sudato, sofferto, bramato, unito, fraterno, glorioso, spaccone, griffato, pimpato, borgataro diritto di essere deprecabilmente coatti?
Noi abbiamo già la mano sul petto; e anche un catenone massiccio da rumeno.