In the Kennel non è il nome di una band, ma di un’idea diventata realtà: ed è questa la caratteristica distintiva e insieme il motivo principale per cui secondo noi meritava un approfondimento.
Dietro In the Kennel stanno principalmente tre realtà stabili: il Blue Record Studio di Mondovì (CN), storico studio di registrazione da poco riaperto, la Goat Man Records (piccola etichetta legata a doppio filo allo studio) e la Noja Recordings, netlabel di Carlo Barbagallo; e una quarta realtà intercambiabile, ma che di tutto il processo rappresenterà di volta in volta il punto di arrivo: le band.
In the Kennel (“nel canile” – ma se volete, vi lasceranno scegliere anche il più romantico significato di “cuccia”) vuol dire per l’appunto mettere due band o due artisti in uno studio di registrazione, lasciarle libere di improvvisare, creando sul momento, e infine produrre dei minialbum da stampare a tirature limitate e diffondere via web.
Recuperare uno spirito forse poco di moda, quello della condivisione totale del percorso di produzione della musica tra le persone coinvolte (e recuperare allo stesso tempo l’approccio analogico alla registrazione) e diffondere il tutto usando gli strumenti tecnologici più avanzati (leggasi internet).
In questi giorni è uscito il VOLUME 1, il risultato dell’incontro dei Gentless3 e de La Moncada.
Abbiamo chiesto di parlarci di In the Kennel a Carlo Barbagallo: (musicista, produttore, fondatore della Noja Recordings, ingegnere del suono ma soprattutto) membro di quest’ultima band e co-ideatore del progetto (insieme a Massimiliano Moccia, Ettore Magliano e Francesco Alloa, ossia i ragazzi del Blue Record).
1) Immagino che questo progetto nasca dall’incontro tra musicisti e produttori, prima di tutto. Noi adesso ne vediamo il frutto, ma ci racconti come si è arrivati a “In the Kennel”?
In The Kennel è un progetto nato dalla collaborazione tra il Blue Record Studio di Mondovì, studio full-analog in provincia di Cuneo, la Goat Man Records, etichetta indipendente legata direttamente alle attività dello studio, e me (celato sotto il nome di Noja Recordings).
L’idea di realizzare degli incontri in cui mettere in condivisione creatività e competenze di diversi artisti e tecnici, per realizzare progetti musicali originali in nome della grandissima forza comunitaria della musica, costituisce le fondamenta della nascita e della storia del Blue Record e di Goat Man, come della mia attività (solista -vedi Quarter Century- e non). Il desiderio di mettere in piedi un progetto concreto in cui realizzare ciò era già latente nelle menti di tutti noi e In The Kennel ha preso forma in maniera estremamente naturale nel momento in cui le nostre strade si sono incrociate.
Ispirati e rendendo omaggio al simile progetto della Konkurrent (In The Fishtank), invitiamo due o più band a registrare insieme in totale libertà artistica, per un paio di giorni tra il calore delle macchine analogiche vintage e la spiccata professionalità e creatività dello staff dello studio (Massimiliano Moccia, Ettore Magliano, Francesco Alloa); successivamente la Goat Man provvede a realizzare le pubblicazioni delle sessions, in tiratura limata.
Il progetto è “corale” da tutti i punti di vista: disegni e grafiche sono stati realizzati da due artisti, rispettivamente Federico Manzone e Flavio Severino.
2) Le canzoni che nascono dall’incontro tra le band sono tutte frutto delle jam sessions che di volta in volta hanno luogo al Blue Record Studio?
L’incontro tra le diverse realtà è così libero che è impossibile prevedere come esse decidano di relazionarsi tra di loro; la musica può nascere da spontanee improvvisazioni, come da idee musicali astratte o concrete pre-esistenti, dalla (re-)interpretazione estemporanea come da un lungo processo di formalizzazione anche precedente alle sessions vere e proprie, e ancora… In assoluta libertà artistica, non badando ad alcuna logica economica compiacente alle mode, e attraverso il confronto, tutte le possibilità (e perchè no inedite) di creazione e combinazione del materiale musicale potrebbero realizzarsi; e lo stesso vale per tutte le fasi tecniche in quanto possibilità sperimentali di registrazione, missaggio e mastering.
3) Con nelle orecchie le canzoni di La Moncada e Gentless3 è difficile resistere alla curiosità: quando avete pensato di unire proprio queste due band, per prime, avevate già in testa un obiettivo musicale comune o vi siete messi in gioco totalmente in studio? Immagino di non essere il solo a chiedersi se abbiate improvvisato al 100%…
Il primo volume di questa avventura è nato così: i Gentless3 si trovano in tour a dicembre con due day-off nei pressi del Blue Record Studio e sono stati invitati a collaborare con gli autoctoni La Moncada, band “intimamente” legata al Blue Record. Al di là della casualità e del sentimento, la scelta è stata comunque dettata dalla conoscenza del processo compositivo alla base della musica delle due bands; seppur diversissime, sia nei presupposti che nei risultati, entrambe sviluppano, dalla forma embrionale di cantautorato dei rispettivi leader (Mattia Calvo ne La Moncada e Carlo Natoli nei Gentless3), arrangiamenti in cui le individualità singole di ogni elemento del gruppo, arricchiscono e stravolgono, in maniera pregnante e determinante la forma e il sound, pur rimanendo nell’ambito della “canzone”.
Gentless3 e La moncada hanno svolto una fase preliminare alle sessions, scambiandosi del rispettivo materiale; una volta arrivati in studio hanno arrangiato e registrato ognuno un brano dell’altro, dai rispettivi esordi (Rabbia Killer de La Moncada ad opera dei siciliani e On Busting The Sound Barrier rivisitata dai cuneesi); gli altri due brani inediti sono stati arrangiati estemporaneamente in studio da ensembles misti delle due band.
La registrazione, rigorosamente live e su nastro, è stata curata da Massimiliano “Mano” Moccia, head-engineer del Blue Record, la cui professionalità e sensibilità contribuiscono in maniera decisiva al sound di In The Kennel; il mix ha visto partecipare tutti noi in un processo creativo senza limiti.
4) Parliamo di te: musicista impegnato in una marea di gruppi, dagli Albanopower a Suzanne’Silver e Barbagallo per finire con il recentissimo ingresso nei La Moncada; produttore (e talent scout) per la Noja Recordings, adesso all’interno di In the kennel, in cui credo tu riesca a mettere a frutto anche l’esperienza come ingegnere del suono. Come scegli la musica da produrre o su cui comunque lavorare? e qual è secondo te “il segreto del successo” di un disco?
Eheh! Produttore??? Talent Scout??? Non mi prendo così sul serio! .)
Noja Recordings è un nome sotto il quale mi nascondo per le produzioni artistiche che mi vedono coinvolto, in realtà principalmente per la mia attività solista; il tutto è nato per rendere disponibili gratuitamente sul web (InternetArchive – Last.fm) e far conoscere un minimo i miei dischi, quelli dei miei progetti (Suzanne’Silver, La Petroliera, Les Dix-Huit Secondes) e quelli dei miei amici (William De Marion, The Last Merendina, Was, Carmelo Amenta), quando questi sarebbero rimasti nel cassetto per l’indifferenza generale; non ho mai avuto la possibilità di produrre su supporto fisico qualcosa se non per merito di altre realtà (come ad esempio l’edizione in cassetta di Quarter Century della Bloody Sound Fucktory o il disco dei Loners, uscito per l’inglese Boom Devil Records, che ho curato, insieme a Toti Valente, in tutti i suoi aspetti) e In The Kennel da questo punto di vista è possibile, esclusivamente, grazie a Goat Man e il Blue Record.
Come già detto, l’aspetto tecnico di In The Kennel è curato, in primis, dall’esperiente Mano Moccia; ma naturalmente sia io, che Ettore e Alloa, diamo il nostro decisivo apporto artistico e tecnico in tutte le fasi, poiché è proprio la collaborazione la caratteristica fondante del progetto.
In tutti i progetti che mi vedono coinvolto (come musicista o come produttore artistico – ingegnere del suono) ci sono perché posso collaborare con chi stimo e apprezzo, con chi privilegia come me sperimentazione e creativà in assoluta spontaneità e libertà, più che pensare alla realizzazione di un prodotto che possa “piacere”; non riesco proprio a sopportare di essere dentro qualcosa che basi le proprie scelte, in qualsiasi aspetto della produzione musicale, sulla funzionalità di queste per raggiungere un obiettivo o uno status; che il risultato sia in opposizione o concordi con il gusto comune poco importa. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, il successo di un disco, credo, sia dovuto all’aver interiorizzato questo tipo di mentalità e alla capacità di sfruttare le proprie indubbie capacità per arrivare al maggior numero di persone in un determinato ambiente.
5) Una domanda sulla tua Sicilia è praticamente obbligata. Come ti sembra la situazione? E – vista da produttore – che cosa ti piace dei ragazzi che vedi avvicinarsi alla musica in questo periodo?
Non penso che la Sicilia sia in una situazione diversa rispetto a qualsiasi altro posto del paese; con le dovute differenze e specificità locali, ovunque siamo “messi male”; e dal punto di vista artistico e culturale, secondo me, è un disastro. Le espressioni artistiche che in questo paese riescono ad emergere, più delle altre, sono intrise di mediocrità e certi meccanismi, populisti e mass-mediatici, sono penetrati così a fondo nella mentalità dell’artista e del promotore di cultura, come di chi ne usufruisce, che a volte non ci si rende conto di come la propria espressione o la nostra preferenza sia decisamente il frutto di tutto ciò contro cui diciamo di star lottando.
Tuttavia una rinnovata spinta alla ri-appropriazione degli spazi da parte di soggetti attivi “dal basso” esiste e non può che essere un bene. Credo però che sarebbe ulteriormente proficuo riflettere non solo sulla visibilità e la fattibilità di una cultura altra all’interno o ai margini del sistema, ma, in modo approfondito, sul contenuto e le motivazioni di queste nostre espressioni culturali che dichiariamo in opposizione allo stato delle cose; in modo da cercare di sviluppare una consapevolezza e un senso critico nei confronti delle nostre creazioni, che ci permetta veramente di dare vita a un pensiero artistico-culturale personale, autonomo e nuovo.
I ragazzi?? Mio fratello minore suona il basso “da Dio”, spero continui ad ascoltare tutto del meglio della storia della musica e che prima o poi mi farà ascoltare un suo disco! .) Ma che dire? Sicuramente lui potrebbe essere un’eccezione in una società che ci porta sempre più lontani dalla libera espressione non stereotipata attraverso false alternative.
6) Ultimissima: ce lo puoi anticipare il prossimo accostamento, il Volume 2 di In the Kennel?
Il secondo volume di In The Kennel è già stato registrato e prestissimo verrà missato; immortala l’incontro tra i Mombu (duo formato da membri di ZU e Neo) e il torinese Paolo Spaccamonti. Seconda avventura nata e sviluppata in maniera completamente differente rispetto alla prima; ma vi racconteremo in modo approfondito più avanti. Curiosi?
Noi sì, talmente curiosi che vi consigliamo di cuore di iscrivervi alla
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