È uscito il 3 aprile scorso il primo disco dei Verbal.
L’omonimo disco d’esordio, registrato interamente in presa diretta, è un percorso di sei tracce, ciascuna titolata con un nome, che è il rimando diretto ad un mondo o a una fantasia, in cui si confondo immagini e tensioni.
Abbiamo chiesto alla band di raccontarcelo tracci per traccia.
DOUBLE D MARVIN
D. D. Marvin è un fantomatico Signore del Caos che porta lo scompiglio nelle canzoni con il suo potere di generare il “Noize”. Si può sentirlo ridere tra campionamenti tratti da “Free Jazz” di Ornette Coleman ed echi delle Andrews Sisters. Qui il suo Noize porta scompiglio nel brano più matematico del disco. La canzone è quella con il maggiore equilibrio tra voci campionate e voci reali.
KASPAR HAUSER
Il 26 maggio 1828 compare all’improvviso in una piazza di Norimberga un ragazzo che ha forse sedici anni e sa dire solo un nome, forse il suo, Kaspar Hauser e poche altre parole. Aveva passato gli ultimi dodici anni in una cella buia, incatenato al pavimento. Il solo contatto era costituito da un uomo che gli portava pane e acqua, lo puliva, gli tagliava unghie e capelli, ma lo picchiava appena faceva qualche rumore che potesse rivelarne la presenza. Il testo della canzone recita soltanto: “Scheiße meine kleine“.
CORONADO
Francisco Vázquez de Coronado è stato un esploratore e conquistatore spagnolo che fra il 1540 ed il 1542 visitò il Nuovo Messico ed altri territori del sud-ovest di quelli che oggi sono gli Stati Uniti. Divenne famoso per la sua sete di conquista e per le sue fallimentari ricerche di una improbabile terra dell‘oro chiamata Quivira. Da lui prendono il nome città, fiumi, montagne e anche il brano più post-rock del disco.
ORWELL
Brano altamente percussivo e tribale ispirato a “La fattoria degli animali“. Alla voce campionata dello scrittore si alternano e si fondono urla enfaticamente bestiali. Interessante il percorso narrativo dell‘intervista a George Orwell campionata nella canzone: prima una asciutta esposizione di ciò che piace e ciò che non piace allo scrittore; poi una disamina su quanto scrivere sia una “lotta logorante“ e quanto gli scrittori siano persone pigre e veniali ed in fine un racconto molto personale sulla sua infantile paura di una statua di Dafne causa delle continue pipì a letto.
BENNY HILL (HATES SPORTS)
Il lato oscuro di una maschera comica. La voce di Benny Hill che incornicia l‘inizio e la fine del brano è tratta da suoi famosi sketch televisivi, ma fuori dal contesto originario assume una tonalità grottesca e maligna. Il titolo della canzone è il titolo di una famosa scenetta del comico inglese, ma nella canzone sembra posta l‘enfasi sulla parola Odio. Anche i pagliacci sanno uccidere.
KOBAYASHI
E‘ un cognome molto comune in Giappone, ad esso sono riconducibili poeti, fotografi, pittori, piloti, mangiatori di hot dog campioni del mondo e personaggi cinematografici.
E‘ il tutto e il suo contrario. E‘ tutti e nessuno. Da questo spunto nasce un brano che sa far convivere percussioni ed elettronica, suoni naturalistici e campionamenti dell‘allunaggio, melodia ed energia.