Se non li conoscete affatto, è male. Se li conoscete poco, potreste collegarli ai Gorillaz. Se masticate un minimo di hip hop East Coast, saprete che i De La Soul hanno fatto la storia, e dopo 25 anni ancora non si sono fermati. Il trio – pur non al completo in quanto il terzo Plug ( dj Maseo) non ha collaborato al disco, pur avendo spergiurato di non aver abbandonato il gruppo – se ne esce con un album che fa venire i lacrimoni agli appassionati che non si fermano allo Strambo Futuro di Tyler The Creator, e regalano comunque un piacevole ascolto a chi dell’hip hop se n’è sempre fregato (non può non piacere, suvvia).
Il disco narra le avventure nel mondo dell’industria musicale degli alter-ego dei due componenti della band, che si trasformano in Jason “Pop Life” Barrow (Plug One) e in Dean Witter (Plug Two). Il tutto si traduce musicalmente in First Serve, e visivamente in uno strepitoso tumblog che raccoglie i topics della hustler-life prendendola anche un po’ per il culo (ci sono davvero troppi luoghi comuni per essere vero).
L’album, proprio perché sembra essere uscito 20 anni fa, è una ventata d’aria fresca. Nell’epoca in cui l’hip hop viene “sporcato” dai suoni che piacciono ai clubbers, i De La Soul tornano ai cari vecchi 90 bpm, alla belle époque del funk, del soul e della disco.
In soldoni, come qualsiasi cosa che riguardi qualsiasi tipo di arte, tutto dipende dai vostri gusti: se in un album hip hop cercate ciò da cui l’hip hop è partito, First Serve vi piacerà un sacco (in questo caso la parola old-school non è affatto abusata, al contrario del 90% delle volte in cui la si usa); se invece è il cosidetto new-rap che vi stuzzica, potreste trovare questo disco un po’ vecchiotto e noioso.
Il che sarebbe una vera eresia, ma parlo pur sempre dei gustibus: sarebbe come mettere a confronto un episodio di Willy il Principe di Bel Air con uno di, ad esempio, Tutto In Famiglia (è la serie più anonima che mi è venuta in mente). Il senso comune dice che non c’è paragone, ma viviamo in un mondo bello perchè vario, quindi un ascolto dateglielo, se non altro per amore della musica importante. Se non vi piace vi rimangono pur sempre quei pazzerelli degli OFWGKTA.