Lo scorso 30 Aprile, nel piazzale antistante il Nuovo Stadio Comunale di Teramo è andata in scena l’ottava edizione di Aspettando il Primo Maggio, rassegna di musica contemporanea in continua crescita. Noi di Dance Like Shaquille O’Neal eravamo presenti quali media partner e siamo qui per raccontarvelo e (soprattutto) mostrarvelo.Iniziamo dal cast prestigiosissimo, che comprendeva gli A Toys Orchestra, Nada, The Zen Circus e Il Teatro degli Orrori. Ad aprire la rassegna, in attesa del buio, due band emergenti, vincitrici del contest Saranno Calibri di Radio Delta1: i Voina Hen di Lanciano ed i Sickabell di Rimini.
Le birre tra le mani e gli zaini in spalla, io e Flavia ci ritroviamo a non sapere che farcene di un PASS senza laccetto. Per fortuna c’è sempre qualche ambulante pronta a tagliare un po’ del suo filo per le collanine: ora non ci ferma più nessuno.
La conduzione è affidata a Radio Delta1 ed ai suoi dj, i quali prendono la cosa molto sul serio. Tempo pochi minuti e mi vengono in mente le parole di mio padre quando negli anni ’90 lo obbligavo a guardare intere serate del Festivalbar: “Ma perché urlano così?”
Sorvolando sui volumi, la conduzione è preparata e riempie a dovere i tempi morti di una rassegna che, a differenza degli anni passati, concentra tutto lo spettacolo su di un solo grande palco.
Dunque, si parte. I Voina Hen sono di Lanciano e ci sono compaesani che hanno organizzato nientemeno che un pullman per venirli a sostenere. I ragazzi non deludono i loro fan, portando il loro grintosissimo grunge a non sfigurare su quel palco sconfinato. Chi, come me, del grunge ha poca idea di che farsene, li trova tollerabili. Ma la capacità di stare sul palco c’è eccome!
Passato il tempo tecnico del cambio palco è la volta dei Sickabell, formazione per metà riminese e per metà chietina, pendolare per necessità. Il risultato, questa volta, è meno convincete. Un po’ per il sound melodico e velatamente rock incentrato sulla voce e pertanto più complesso sia nella realizzazione, sia nella comprensione, un po’, forse soprattutto, per la decisamente minore attitudine al live dei 4. Come dire? Di Chris Martin c’è n’è uno. Purtroppo o per fortuna ditelo voi.
Quando finalmente cala l’oscurità si può dare il via alla sfilata dei grandi nomi, partendo dagli A Toys Orchestra. Il quartetto campano ha dalla sua una proprietà strumentale impressionante. Ciò che gli manca è una leadership sufficientemente empatica. Il pubblico nel mentre s’è fatto più folto e non smette di crescere mentre Enzo ed Ilaria continuano a cambiarsi di posto tra tastiere, basso e chitarre. La qualità dell’esecuzione è decisamente alta e le atmosfere create hanno dello struggente, ma di interazione col pubblico non se ne parla sino a che Enzo non svela di essere alla loro prima volta a Teramo e che, visto palco e pubblico, è decisamente un’ottima prima volta.
L’intero set dura 40 minuti, durante i quali l’attenzione non scema, anzi, viene degnamente focalizzata sul palco ed è l’occasione per notare, tra l’altro, un ottimo uso delle luci. Le atmosfere si fanno concitate con Cornice Dance e la platea accenna un primo pogo. Di lì a poco è la volta dei pezzi forti della band, Midnight (R)evolution in testa, occasione che Enzo coglie per mostrare orgoglioso un manifesto NO TAV, che terrà bello stretto sulle spalle, chiudendo con You cant’ stop me now.
Il cambio palco è sempre gestito dalle voci di Radio Delta1, le quali colgono l’occasione per intervistare le prime file del pubblico. Il verdetto è pressoché unanime: si è tutti belli pigiati alle transenne per il Teatro degli Orrori.
È la volta di Nada e degli ormai fidi Criminal Jokers. Partiamo dalle cose note. Nada è divina, probabilmente fatta di materia celeste e tiene il palco con maestria e cuore come solo una grande artista del suo calibro sa fare. Motta e Pellegrini sono due Musicisti con la M maiuscola e danno a questo show una vena punk e new wave che non ci si aspetta. Per finire, il repertorio di questa donna fantastica è capace di far bollire il sangue a chiunque.
Tra le cose che stupiscono, però, c’è il fatto che il pubblico di Teramo riscopra la voglia di muovere i piedi proprio durante la straordinaria performance della Livornese. I suoni non impeccabili e i volumi forse eccessivi non inficiano la qualità dello show. Nada recita, oltre che cantare, regalando ad un pubblico quasi stordito dallo stupore la toccante poesia Le mie madri. Poi, come nulla fosse, torna a travolgere, prima ancora di divertire o far ballare, alternando i brani del suo ultimo disco, l’ottimo Vamp, ai successi di sempre Amore disperato e Ma che freddo fa. In questo spettacolo straordinario trova anche spazio quella che in casa mia ha un posto d’onore tra le canzoni più sottovalutate di sempre, la squisita Luna in piena, magistralmente riarrangiata, perde l’alone grottesco che la marchiò sul palco di Sanremo nel 2007.
Il pubblico è cresciuto ancora, il picco di accessi supera quota 3000, attestando definitivamente il successo della manifestazione. Nel mentre si giunge ad uno dei momenti più attesi della serata: il live set degli The Zen Circus. Dopo due mesi di busking tour, questa è una delle prime occasioni per rivedere i pisani totalmente in elettrico, lo si capisce subito dai rullanti del Qqru, tornati a sostituire gli innaffiatoi. Parte la base e si sa già cosa aspettarsi, perché Il Paese che sembra una scarpa ha un attacco inconfondibile e non si può sbagliare.
E invece.
Fanno in tempo ad imbracciare gli strumenti Ufo ed Appino (per l’occasione in t-shirt Il Pan del Diavolo: come non volergli bene?) e succede il fattaccio. Il microfono di Appino gli regala una scossa fortissima e poi altre, a seguire. Ufo sdrammatizza, il set alla fine parte, appena sostituito il microfono, ma la paura c’è stata. E ci sarà ancora, fino a rendere davvero difficoltoso l’utilizzo della mano ad Andrea. Così, per non lasciare il concerto a metà, ricompare la washboard di Karim e torna in auge lo stile buskers appena salutato. Un cambio di scaletta repentino, di cui non viene fatto mistero. A quanto pare, oltre lo spavento e il male, la professionalità dei tre avrà la meglio, risolvendo una performance piuttosto sventurata.
E invece.
Questo pubblico tutto propenso all’imminente arrivo di Capovilla e compagni non sembra essere disposto a perdonare il calo di spinta dei pisani e finisce per insultarli a ripetizione, giungendo persino a tirare addosso a Qqru una moneta da 2€ (4000 delle vecchie lire, che esborso per un po’ di dissenso! Con 50 centesimi in più ci si beveva una birra…). Il set termina bruscamente, con Ufo che fa gestacci alla platea ed Appino che la manda al “diavolo”.
Poco dopo sarà lo stesso Ufo a spiegarmi che si trattava di un solo, molestissimo spettatore e che il pubblico dovrebbe imparare ad isolare e cacciare soggetti del genere. Fatto sta, c’è del grande dispiacere per questo incontro così mal riuscito tra i punkrockers e Teramo, al punto che il giorno successivo Andrea si scusa direttamente su facebook, spiegando una serie di contingenze davvero sfortunate.
È così che si giunge infine al tanto sospirato Teatro degli Orrori e da osservatrice mi piace vedere quanta soddisfazione porterà in un pubblico che non aspettava altro. L’effetto della musica su chi va ai concerti è la parte migliore dell’essere un artista, o forse dovrebbe. Salgono sul palco emergendo dalle tenebre ed è subito un muro di suono, una botta incredibile. A dirla tutta, una botta eccessiva: questo è rumore. Dal backstage, uno scambio di battute con un orecchio acuto mi suggerisce la formula per spiegarlo: “Pare che la presa sul pubblico da parte del Teatro sia inversamente proporzionale alla qualità dei suoni. Si sentono sempre peggio, è incredibile…”. E purtroppo è vero.
Capovilla chiede che si sgomberi lo spazio sotto palco, cacciando servizio d’ordine e fotografi: “non è elegante suonare sopra gente armata, siate gentili”. Ed essere assennati, quando?
Il concerto procede come da copione, con i vecchi classici intervallati dai tantissimi brani che compongono Il Mondo Nuovo. Il problema è che il nuovo disco, per quanto concettualmente e letterariamente di pregio, non si presta nella sua interezza alla trasposizione live e lo si è visto a Teramo, dove le varie Adrian e Ion hanno inevitabilmente provocato un calo del pathos. Su tutti tranne che sull’unico, instancabile fan sfegatato della prima fila, che dopo aver preso a male parole gli Zen, ha deciso di dover a tutti i costi scavalcare le transenne e salire sul palco dei suoi idoli. Così l’unico soggetto ammesso sotto palco, un membro dell’organizzazione ovviamente non armato ma neanche pagato per fare di questo, si è trovato a dover ingaggiare un vero e proprio duello con l’esagitato, fino a che, bontà sua, il disturbatore ha ben pensato di buttarsi a pesce dalla transenna nel vuoto siderale, fracassandosi le ginocchia ed autoeliminandosi.
Il Teatro ha proseguito, tra vecchie glorie e nuovi brani, per oltre due ore, portando il loro impaziente pubblico letteralmente allo sfinimento. Quando è la volta di A sangue freddo, preceduta da una lunga (neanche a dirlo) presentazione di quello che è lo sfruttamento petrolifero del Niger, dei 3000 astanti ne sono rimasti ben pochi, ad occhio e croce meno della metà.
Sono ormai le 2:00 di notte e la rassegna è ufficialmente chiusa. C’è lo spazio per constatare l’entusiasmo e i margini di crescita che questa manifestazione non ha mancato di mostrare oltre all’effettivo successo di pubblico. L’appuntamento è tra 12 mesi, sempre qui, a Teramo.
Tutte le foto allegate sono di Flavia Eleonora Tullio