Li abbiamo inseguiti tra Milano e Manhattan—telefonicamente si intende—ma la nostra caparbietá è stata premiata perché il loro portavoce Matthew Molnar si è ritagliato un po’ di spazio in un calendario pieno zeppo di innumerevoli impegni promozionali, in occasione dell´uscita del loro album di debutto “Manifest!”, per parlare con il vostro blog di fiducia. Sono uno dei “casi” musicali dell anno, il loro disco ci ha davvero convinto e divertito ed è per questo che con un certo orgoglio che vi presentiamo la nostra intervista ai Friends:
-Ci racconteresti come siete diventati praticamente amici ed avete cominciato a fare musica assieme?
Io ho cominciato a suonare per conto mio fino a quando Samantha mi ha fatto ascoltare dei suoi demos, giusto per avere un mio parere personale. Visto che era alla ricerca di una band abbiamo cominciato a fare musica assieme. A noi si sono aggiunti dopo poco tempo anche Nikki, che lavorava nello stesso ristorante in cui lavoravo io, e poi Leslie e Oliver. Erano tutti impegnati anche in altre bands ma dopo poco si sono decisi a seguire Friends a tempo pieno e a collaborare alla scrittura delle nostre canzoni.
-A proposito di songwriting. Una cosa che é immediatamente evidente ascoltando il vostro disco é la facilitá che avete nello scrivere melodie accattivanti. Ci si sente un pó la Madonna degli inizi, un pó i girl-groups degli anni 60 e un pó il proto Punk-funk di primi 80. Chi é che scrive tra di voi ?
Samantha scrive i testi e le parti vocali. Ci propone le sue idee e molto spontaneamente cominciamo a suonarci sopra, ognuno aggiunge la propria impronta e le proprie influenze, in maniera conscia o inconscia. In questo senso trovo abbastanza giusto quello che dici. Sicuramente i primi due album di Madonna sono dei capolavori e ci hanno ispirato. In generale la nostra ispirazione principale è la musica pop, a questa peró noi cerchiamo di aggiungere del nostro, di rendere il nostro pop piú “strano”, psichedelico addirittura.
-Avete deciso di registrare l´album senza affidarvi ad un produttore. Una scelta coraggiosa per una band giovane, visto anche il ruolo di “arbitro” che un produttore spesso ha in studio. Che ne pensi?
Sì questo è vero, il ruolo del produttore è importante ma d´altra parte peró eravamo abbastanza sicuri di noi stessi e della quantitá e qualitá delle idee musicali con le quali entravamo in studio. Inoltre non volevamo perdere una certa crudezza e spontaneitá del nostro suono. La nostra musica è quel che è, suona come suona e volevamo che il disco ne fosse il piu possibile la testimonianza fedele.
-Il risultato vi dá ragione perché ascoltando le vostre canzoni si ha veramente l´idea di quanto vi siate divertiti a registrarle.
In studio abbiamo praticamente registrato dal vivo, suonando la maggior parte degli strumenti in presa diretta, con poche sovraincisioni. Se ci fai caso lo si sente bene, in “Friend Crush” ad esempio. Un paio di canzoni sull´album sono piuttosto introspettive ma per la gran parte i pezzi hanno l´energia tipica delle nostre esibizioni live.
-Vi divertite in tournee?
Non posso negare che lo show è la parte migliore della giornata. Starsene in giro è spesso stressante, ci sono viaggi, spostamenti e la promozione. Ma onestamente non mi sarei mai aspettato il successo che stiamo avendo. Sta davvero superando tutte le nostre aspettative. Soprattutto se penso che la band ha solo due anni di vita…
-Per quello che riguarda l´attivitá live tornerete in Europa prossimamente?
Per quello che riguarda i festival la data piú vicina è quella del San Miguel Primavera Festival di Barcellona. In Italia contiamo di tornare per suonare ancora un paio di volte quest´anno anche se non c´e ancora niente di confermato.