A spingere i dEUS a far uscire questo Following Sea a pochi mesi di distanza dal precedente Keep You Close è stata la compulsione creativa e la voglia di non lasciare che alcune canzoni potessero passare via senza essere fissate nel tempo (e nelle orecchie della gente). Questa filosofia del carpe diem, questa esigenza espressiva non intacca la qualità dell’ultima fatica di Tom Barman & Co., che scorre fluidamente lungo tutte le dieci tracce in tracklist.
A dare il via alle danze è Quatre Mains, dove un groove serrato fa da tappeto per un parlato/recitato intervallato da accenni di chitarra e chiaroscuri di tastiere. Sulla stessa scia si dispiegano Girls Keep Drinking e Fire Up The Google Beast Algorith, brani tesi, a tratti claustrofobici, pezzi che trasmettono un senso d’inquietudine e che costituiscono la parte più dark di un album che nel complesso è più solare rispetto al precedente. A fare da contrappeso c’è la spensieratezza di Soft Fall, semplice e delicata nel suo essere pop e allo stesso tempo ricercata nelle sue sfumature d’archi e incursioni di pianoforte. Sirens è un piccolo gioiello che risalta già al primo ascolto e che impreziosisce un album variegato, che si ascolta facilmente sia nel complesso che nei singoli episodi senza perdere la sua identità. Persino i sei minuti e passa di Hidden Wounds non guastano, a dimostrazione che quando l’ispirazione spinge bisogna assecondarla, come premere play, spingere l’acceleratore in autostrada sotto il solleone e per qualche minuto scordarsi che sembra di stare nel bel mezzo del deserto.