Ne avevamo già parlato nella nostra TOP 10 di fine anno: il Duo Bucolico è uno di quei fenomeni nati per gioco tra Rimini e Novafeltria, nelle campagne romagnole. Antonio Ramberti e Daniele Maggioli sono due cantautori con l’amore per il vino e le derive grottesche del quotidiano. Esce oggi La Beba, il loro quarto disco e la formula è quella ben nota ai fan: personaggi surreali e canzoni che più classiche non si può come scusa per parlare di tutto ciò che li circonda, dal pubblico delle osterie all’anticonformismo di maniera.
Per Shaq è l’occasione per farsi due risate e proporvi un progetto leggero ma non vuoto raccontato attraverso gli occhi degli stessi autori con la formula del celebre DISCO RACCONTATO®.
1 – Gli extraterrestri
“AZNEIX ATNAF ALOIDO, IMMISSEP ETEIS INAMUIOV”, tipica espressione colloquiale del linguaggio extraterrestre. Ovviamente gli alieni si sono rivelati al Duo nella loro forma più inaspettata: la normalità: che, tra parentesi, sta agli antipodi della nostra vita quotidiana. Se normali siamo noi, i nostri esatti contrari saranno anormalmente normali, quindi extraterrestri. E’ una canzone contro i luoghi comuni, come tutte le nostre canzoni. Gianni Perinelli ha fatto un sax che ha salvato la canzone, devo dire. Daniele Marzi, il nostro batterista, amico e tecnico, ha scritto il riff del sax, salvando il brano dalle sabbie mobili.
Il brano è puro rambertismo artistico.
2 – Il pubblico (canzone a forma di specchio)
E’ forse la canzone che amiamo di più nel disco. La mia voce nella prima parte è stonata, ma non si poteva fare diversamente, era un take inaggiustabile, ed è solo colpa mia. E’ l’ideale consecutio dei nostri brani “autoritratto”: “Siamo Bucolici” prima, “Arbusto di crauti” dopo. In questo caso ci siamo messi tra il pubblico che guarda un nostro concerto e vive quel momento di gelo che c’è in ogni nostro concerto. In genere il gelo arriva intorno alla terza canzone. Lì tutto può andare a rotoli o risalire. Alcuni se ne vanno, altri ammutoliscono. Spesso risaliamo, ma è sempre una questione di culo. Insomma, noi siamo nel pubblico e ci imbarazziamo col pubblico, e vediamo il palco che diventa uno specchio e in quello specchio ci guardiamo e ci ritraiamo. E’ una sorta di transritratto, un ritratto di noi stessi pubblicamente modificati. Non sto scherzando. Il ritornello è una della parte più belle che abbiamo mai scritto, identico a centinaia di altre canzoni, eppure miracolosamente diverso.
3- Giovanni l’assicuratore
Questa canzone è di Giacomo Toni. Parla di una donna che lo ha lasciato, come tutte le sue canzoni. C’è della satira e un’ottima scrittura, ma lui non vuole che si sappia in giro.
4- La Beba
Il brano che sentite è registrato esattamente come lo sentite. Buona la prima. E’ venuto bene. Un Duo Bucolico in purezza. E’ la canzone che ci sembra più moderna tra le nostre. In realtà, più la riascolto e più mi sembra struggente, e mi viene quasi da piangere. Ci trovo dentro tutta una serie di significati filosofici del tutto casuali, eppure toccanti. Probabilmente quando l’abbiamo scritta eravamo posseduti dalla Beba stessa.
5- Ciclista Mantovani
La canzone era stata scartata dal disco precedente senza un motivo preciso, perchè piaceva a noi e al pubblico. Tanto meglio, l’abbiamo covata un annetto.Vi rivelo che il ciclista Mantovani in persona ha registrato la diamonica hammond e si è presentato a casa di Ramberti (in Val Marecchia), dove registravamo, in bicicletta, vestito in tenuta ordinaria da ciclista. Un’immagine degna di Duchamp!
6- Il salmone
Finalmente un brano serio! E’ un gioco di specchi ittico. E’ più trendy rifiutare la moda o inseguirla? E se per sbaglio il nostro andare contro corrente diventasse consueto? Insomma, una riflessione sulla fatica estenuante del salmone. Da notare lo swing perturbante di Lorenzo Perinelli al basso, giovane rasta di Savignano sul Rubicone, seducente come non mai.
7- Il provino (canzone a forma di teatro)
Questi teatranti si prendono così sul serio! Puah! Ma chi si credono di essere. Solo perchè ricevono i finanziamenti dalla Stato non vuol dire che sono meglio di noi. Una canzone razzista, insomma. La mia voce da eunuco mi piace, e mi piace il tiro del pezzo. Da citare la parte di chitarra distorta del supremo Simone Mularoni, guitar-hero di Coriano.
8- Lo psichiatra
Questo brano ha parecchi anni. Si chiamava “L’uvetta”.L’abbiamo riscritto, spiegando meglio la storia. E’ un brano ispirato all’episodio del gabbo di Dante Alighieri nella Vita Nova. Potrebbe cantarlo anche Gigi D’Alessio, volendo. Ma non vuole.
9- Mostri sacri
Canzone arrogante, ma necessaria. La nostra generazione rimpiange De Andrè, non capendo che De Andrè era De Andrè perché aveva abbandonato Brassens e Modugno. Se noi non abbandoniamo De Andrè ne compagnia bella nessuno ci rimpiangerà un domani. Quando facciamo il pezzo dal vivo alcuni ci odiano, ne sono sicuro, ma ci arroghiamo il diritto all’arroganza, che è necessaria e terapeutica. E’ un inno contro la nostalgia dei “tempi d’oro”.