Se avessi una casa tutta mia (e non un monolocale per single disperate destinate a rimanere tali vista l’impossibilità di ospitare gente), appenderei i disegni di Alice Leoni nella stanza più bella. Quella dove accogli gli ospiti con la premura di fargli vedere solo le cose migliori accumulate negli anni, fiera di mantenere vividi i ricordi.
L’illustratrice intervistata questa settimana per la nostra (sempre in forse, ce ne stiamo per andare tutti ad abbronzar le chiappe) nuova rubrica settimanale, Passaporto, è Alice Leoni. Ha realizzato il collage per il mese di novembre del Calendisco uscito lo scorso gennaio per Garrincha Dischi, dove ha ficcato Babalot in mezzo a un cimitero di croci mostruose e corone di fichi. A noi piace per il suo immaginario onirico, perché i suoi personaggi hanno i denti aguzzi ma mordono con dolcezza e per l’uso sapiente di colori caldi e freddi su visi per metà umani e per metà elfici.
Godetevi le sue illustrazioni e le sue parole fluenti. Possedere un suo disegno entrerà di diritto tra qualche anno nella Swag List del sito più figo del mondo, garantisco.
Ps: fate il giochetto delle porte colorate, è illuminante.
Presentati in tre parole ai nostri lettori.
Pittrice, interprete pop.
Presentati in tre parole ad un pubblico di bambini.
Sono una strega.
Se non te stessa, chi vorresti essere?
Mi piacerebbe essere Natasha Khan, David Bowie o Björk, così sarei l’autrice della musica che preferisco e mi truccherei con una saetta sulla faccia. Se invece dovessi fare qualcosa fuori dal mondo artistico: una erborista, una nomade o una cartomante. Ma più di tutto vorrei essere un animale magico, come uno spirito cervo. O averlo per amico.
Ti dico una parola, mi dici cosa ti viene in mente. Vermiglio.
Il rosso mi piace, mi fa venire in mente una specie di gioco che mi ha fatto un’amica esperta in scie chimiche, libri assurdi e illuminati (la adoro). E test metropolitani come quello in questione: devi immaginare quattro porte, una bianca, una rossa, una azzurra, una nera, descriverle e metterle in ordine di importanza. La rossa per me era in legno intagliato e ricordava l’arte popolare nordica. Era molto allegra, una festa. Beh, se volete farlo anche voi: il bianco era l’amore, il rosso il sesso, l’azzurro l’amicizia e nero il passato.
Il momento in cui è iniziata la tua vita.
Quando ho cominciato a capire di avere un mio punto di vista e che dovevo rispettarlo. È una responsabilità scegliere cosa fare di me stessa. Quindi forse non sono ancora cominciata del tutto.
Cose che hai imparato dall’amore.
Cosa ho imparato è ancora presto da dire.
Ma senz’altro una cosa che ci ho guadagnato è il saper ascoltare certa musica in un certo modo: più senso drammatico e di conseguenza più senso comico.
Il primo disegno, tuo o non tuo, di cui hai memoria.
Un disegno all’asilo: dovevo colorare la fotocopia di un pulcino per un biglietto pasquale. Lo avevo fatto nero, fucsia e verde, una specie di Calimero disperato che le maestre mi hanno fatto rifare in giallo.
Il libro dove vorresti abitare.
“Viaggio a Ixtlan” di Carlos Castaneda, così potrei incontrare i coyote e camminare nel deserto con Don Juan Matus che mi deride, perché mi do troppa importanza.
Disegnami la musica.
Per me è passeggiare in certi posti dove vado io, in montagna o lungo il fiume e cantare le melodie che invento mentre cammino.
I nomi di tre illustratori che vorresti vedere su DLSO.
Anna Deflorian, Diela Maharanie, Michele Bombatomica.