Per la nostra terza puntata della fanta-rubrica Passaporto, che ancora non s’è capito se è/sarà una rubrica seria oppure un mio sfizio personale, abbiamo fatto alcune domande lampo ad un’altra illustratrice brava e bella (chi è bello dentro e quasi sempre bello pure fuori), Daniela Tieni. Daniela disegna su fogli sporcati dalle sue stesse mani, con un tratto ruvido di matita abbozza un sentimento che a parole è inutile pure provarci, le sue figure sono rigide ma non immobili. E poi disegna delle corolle che emozionano. Con l’amica Amalia Mora (preparati, cara, ad essere la prossima sventurata vittima di DLSO) ha iniziato sul blog A Silent Dialogue una corrispondenza amorosa fatta di risposte mute a domande altrettanto mute. Solo illustrazioni delicate, la prima fa da ispirazione a quella successiva, un flusso di coscienza a quattro mani, un dare/avere di beltà e gentilezza.
Daniela ha fatto anche un sacco di altre cose fighe, come la collabo con Grazia.it o quella con le ragazze di Teiera, ma a noi non interessa sfoggiare il personaggio, piuttosto coglierne l’essenza.
Indi per cui queste le sue parole, questo il nostro saluto.
A bientôt readers.
Presentati in tre parole ai nostri lettori.
Mi piace disegnare.
Adesso presentati con quante parole vuoi.
Ho trent’anni e vivo a Roma, una città bellissima e maltrattata. Dipingo, sono un’illustratrice. Spero di diventare brava davvero un giorno.
Un album di cui vorresti ridisegnare la copertina. Come la faresti?
Un live di Paolo Conte. Ecco, se potessi dipingere per lui, mi sentirei molto, molto felice. Vorrei che avesse un bel carattere, un elemento forte, un fiore gigante o una forma geometrica nel mezzo di un paesaggio rarefatto. Pochi colori, tre al massimo. Ma il lavoro sarebbe lunghissimo, so che non mi darei pace, mi consumerei.
Disegna l’ultimo giorno della tua vita.
Una spiaggia. È un tardo pomeriggio di primavera, c’è una luce calda ma fa ancora un po’ freddo e porto una sciarpa intorno al collo. Ho un vestito semplice e a tinta unita, lungo fino al ginocchio. Sono sdraiata sulla sabbia e alla fine mi addormento. Arrivo qui dopo aver riso tantissimo con le mie amiche e aver ballato con una persona che amo in un posto affollato e vivace come il quadro di Renoir, Bal du moulin de la Galette.
Una cosa che non hai mai capito della gente.
L’indifferenza, in ogni suo aspetto.
Hai un superpotere? Tipo muovere le orecchie, toccarti il naso con la lingua, sorridere mostrando fino all’ultimo dente?
Il colore del mio occhio destro non è omogeneo: un quarto e poco più dell’iride è di un marrone più scuro, ma si vede solo in una determinata condizione di luce. Magari è un quarto magico e scoprirò con il tempo delle potenzialità.
La differenza tra un illustratore adulto e un illustratore bambino.
I bambini sanno raccontare storie straordinarie e vere, ma soprattutto, rispetto agli adulti che a volte possono faticare per trovare le formule adatte, riescono a disegnare qualsiasi cosa e a mettere in relazione gli elementi con grande coerenza.
Dimmi una cosa che hai imparando disegnando.
Che non tutti i lati della bellezza di qualcosa o qualcuno si mostrano con facilità al primo sguardo. Ci vuole attenzione e pazienza.
Cosa sognavi di fare da bambina? Cosa sogni di fare da grande?
Da bambina sognavo di fare la pittrice. In alternativa: la ginnasta o la ballerina. Mi rendo conto che quest’ultimo è un desiderio piuttosto comune. Da grande vorrei poter vivere raccontando delle storie con i miei disegni in totale libertà. Sogno anche di saper leggere la musica e di imparare a suonare uno strumento, la fisarmonica o il pianoforte.
La tua parola preferita.
Asimmetria.