Festeggio il mio primo anno nella spumeggiante redazione di DLSO ascoltandomi uno degli album che attendo da più tempo, di quelli che pensi “figo il primo degli XX eh, però mi sono un po’ rotto di ascoltarlo 12 volte a settimana, cambiamo?” (i miei amici non l’hanno messa giù così dolce, dopo che se lo ascoltano una volta sì e una no quando gli dò i passaggi in macchina).
L’attesa finì, e inizio a pensare che per me sia il periodo delle aspettative ripagate: prima Batman – che “sì ma non sarà mai come quello col Joker” e invece TAAAAC – e ora Coexist – che “sì ma non sarà mai come il debut” e in effetti è così, ma è molto bello lo stesso. Come era prevedibile, non è un album da party people. Ogni pezzo è più triste (moscio?) dell’altro, al confronto l’album precedente sembra un EP degli LMFAO, e non è che sprizzasse gioia da ogni poro nemmeno quello. Detto ciò, preparate coperta, tisana, cuscini e un gatto morbido perché non è che si può far sempre festa: l’estate sta finendo, al nord fa già un freddo cane e piove sempre, e Coexist e ciò che di più adatto si può ascoltare per lasciarsi alle spalle pulcini Pii e Tacatà e foto instagrammate di spiagge e barche.
La pacchia è finita, ma almeno lo realizzerete in un modo piacevole.