Dopo i fasti di Hannover il nostro destino ci trascina verso ovest, precisamente nella città di Munster, un posto molto bellino pieno di gente molto carina. La prima cosa che notiamo appena arrivati è proprio il fatto che qui sono tutti, sia i ragazzi che le ragazze, alti, biondi ed affascinanti. Inutile aggiungere che ci sentiamo esattamente dei pesci fuor d’acqua.
Il locale in cui suoniamo si chiama “Cafè Fyal”, nome su cui tendiamo ad ironizzare facile, anche in base alle questioni affrontate nel precedente paragrafo. Verso le otto la sala (non grandissima ma molto curata ed accogliente) si riempe presto di giovani creature semidivine che assistono con attenzione e partecipazione al nostro concerto, stavolta in acustico.
Dopo l’esibizione, il ragazzone del locale ci accompagna in una pizzeria italiana nella quale, con nostro sommo piacere, scorrono le note dei vari Baglioni, Ron, Stadio e altre prelibatezze musicali nostrane che adesso non ricordo più. Alcune pizze hanno nomi di calciatori italiani, ci penso un po’ e ordino la Baggio. Tutto molto bello.
Siamo a metà del tour e già abbastanza provati dai concerti, i chilometri e il sonno arretrato. Capiamo che è arrivato il momento di stringere i denti.
La mattina seguente, in cui realizzo di essermi preso un mezzo raffreddore (le temperature sono scese parecchio nelle ultime 24 ore), saliamo in macchina per l’ennesimo viaggio: destinazione Erfurt.
Dopo il concerto al DuckDich (forse uno dei migliori del tour) scopriamo che tra gli spettatori c’è anche un funzionario del governo tedesco molto appassionato di musica. Scambiamo due chiacchere con lui appena scesi dal palco, è entusiasta della nostra esibizione e ci dà pure consigli sulla scaletta!
Abbiamo quindi abbastanza tempo per farci una passeggiata per la città che però è tanto bella quanto deserta. Riusciamo comunque ad infilarci in una piccola birreria spartana ma carina sulle sponde del fiume Gera, location perfetta per un’altro sketch palesemente maxcolliniano, in cui la barista, prima inizia a ripetere “Superbomb, superbomb”, e poi mi sfila letteralmente di mano le monete di taglio più grosso mentre tento di pagarle la birra con i bronzini appena guadagnati al DuckDich con le mance del pubblico. Superbomb.