Finalmente è arrivato il giorno dell’attesissima, almeno per noi tre, data berlinese. Nonostante vagheggiassimo già da giorni una gita nella città non c’è assolutamente tempo di farsi un giro, per cui: scaricamento auto, soundcheck, birra, cena (se così si può definire un’ inconsistente zuppetta rossa con quattro pezzi di verdura dentro) e concerto.
Non c’è moltissima gente al Tiefgrund stasera, un po’ per il meteo non troppo favorevole un po’ perchè non lo so. Tra il pubblico scoviamo alcuni amici italiani emigrati a Berlino, il che ci rincuora e ci fa sentire quasi a casa. Dedichiamo loro una sempreverde Beach Party a fine concerto e andiamo a nanna, sempre più esausti ma, per fortuna, anche meno raffreddati.
La mattina dopo ci comunicano da Brema che l’ultima data in programma è annullata, o meglio rimandata al prossimo tour.
Ci muoviamo verso Dresda un po’ delusi dalla notizia ma galvanizzati dal fatto che è arrivato il momento di utilizzare tutte le energie rimaste (comunque poche), dare tutto, buttarsi via definitivamente insomma.
Arrivati con un’ora di anticipo (siamo stati sorprendentemente puntuali in questo tour, forse la Svizzera ci ha fatto bene davvero) ci mettiamo subito al lavoro e dopo un soundcheck autogestito alquanto lungo e difficoltoso alle 19 fa capolino il presunto fonico, e non è un personaggio qualunque. Naturalmente vuole rifare tutto da capo, è molto convinto e prodigo di consigli, manco a dirlo questo suo atteggiamento spavaldo fa sì che gli vengano affibbiati un paio di soprannomi mediamente simpatici: prima Fonzie, poi Mandrake se non ricordo male. Fonzie ci sa fare però, e nonostante la nostra unanime riluttanza iniziale decidiamo di collaborare e il concerto (lunghissimo e diviso in due set) fila alla grande (il video lo testimonia).
Ci sarà tempo pure per un “Happy Birthday to you” fuori programma e fuori tempo massimo (era mezzanotte ed avevamo già smesso di suonare da due ore) seguito da un paio di blues katarriani e una cover di Bo Diddley suonata con poca eleganza ma molto entusiasmo. è finita.
Epilogo – Cosa ci è rimasto?
Tanto per cominciare una diversa consapevolezza e una maggiore sicurezza nei nostri mezzi e le nostre possibilità. La soddisfazione di aver affrontato, nonostante le titubanze iniziali, un’esperienza decisamente difficile e faticosa quanto formativa e gratificante.Tutto il nostro equipaggiamento tranne un cavo di corrente (dimenticato a Dresda) e un adattatore per il microfono (dimenticato a Munster). Delle occhiaie importanti. Qualche chilo in più (per qualcuno), qualcuno in meno (per qualcun’altro). Qualche soldo, alcune cartoline improponibili (vedi foto Zurigo) e tante tante tante ricevute…
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