Esce Earworms dei De Grinpipol, pubblicato dalla Seahorse Recordings, e prodotto da Paolo Messere. Il disco, stando al CS, “è segnato da forti tinte indie e new wave, ricco di tastiere e aperture melodiche ma anche campionamenti e suoni più elettronici.”
Noi, per non sbagliare, ce lo facciamo spiegare da loro con il discoraccontato®.
FEED THE MUSIC
Nasce da una nostra critica riguardante un pezzo (fuckers & bums) del nostro primo album/demo (the grin sound of De Grinpipol). Qualcuno in saletta ha esclamato: “il problema è il pezzo reggae!” e abbiamo iniziato a canticchiarla ritmandola con la chitarra. In breve tempo “il problema è il pezzo reggae” si è evoluto in “feed the music in your head”, una canzone assolutamente in battere che esprime la nostra insofferenza nei confronti delle miriadi di feste reggae che vengono proposte durante le nostre splendide notti estive.
MINOLI
L’abbiamo chiamata così perchè il giro di tastiere che abbiamo prodotto inizialmente, somigliava o quasi alla sigla di “Mixer”, il programma condotto da Giovanni Minoli. Abbiamo puntato sul giro aggressivo del basso e delle chitarre per parlare del fatto che “nobody remains virgin, life fucks everyone”. La vita fotte tutti e nessuno rimane vergine, neanche i preti.
FUNNY GAMES
Funny games è una canzone che si è trasformata nel tempo. Sicuramente, tra le canzoni di “earworms”, è quella che abbiamo composto per prima e finito di arrangiare per ultima. La metrica e l’intonazione vocale così come la velocità e le pennate sono cambiate 4 o 5 volte prima di trovare la formula per noi più adatta. E’ un pezzo che ci diverte molto fare e per noi è un risultato strabiliante se si pensa che stava per essere scartata dall’album.
KEEP UP PRICES
L’abbiamo scritta 2/3 settimane prima di entrare in studio di registrazione. E’ un pezzo semplice che “grida” l’indignazione nei confronti di certi politici, faccendieri e capitani d’industria che credono possano fare tutto quello che vogliono. Quando la verità verrà a galla, ci immaginiamo in piazza a festeggiare, non a tirare monetine. In mezzo abbiamo voluto inserire un quasi “assolo sassarese”, tipico delle canzoni folk della nostra città d’origine.
A FUR ON SUMMER
Esprime tutta la nostra voglia di metterci la pelliccia (sintetica, si capisce) anche d’estate. Abbiamo voluto fare un pezzo “estivo”, con sonorità solari e momenti leggermente più cupi, dove le chitarre possono essere più graffianti per accompagnare il monito ecologico-animalista: “kill the bees, you can die faster!”. Ci si può divertire senza uccidere le api, ci teniamo alla nostra sopravvivenza.
MELLOW LED
Uno dei pezzi più criptici della nostra produzione. Trattiamo un discorso spinoso e articolato che è il rapporto con il vicinato. La melodia, sensuale e suadente, è uno specchietto per le allodole, come certi sorrisi della vecchietta dirimpettaia e il testo appare sgrammaticato e insensato, esattamente come certe riunioni condominiali.
WE TRY TOGETHER
Da quando è nata fino ad oggi, quando la facciamo in saletta o dal vivo (in saletta siamo morti, ovvio) diciamo ” – ehi, facciamo i Pixies!-“. Su quasi tutti i riffs e le melodie che entrano in sala aleggia (a volte scherzosamente, a volte no) “l’accusa” di plagio e a “We try together” è toccato l’accostamento (forse siamo gli unici a dirlo) ai solari Pixies. Nel finale la voce aggiunta è di un nostro carissimo amico: Giuliano Dettori, voce dei 549 (fivefournine) gruppo garage rock di Sassari e nostri fraterni ex vicini di saletta.
ON YOUR FISHBOWL
Questo pezzo ci ha fatto dannare, ci ha fatto litigare e riappacificare; può essere tutto e il contrario di tutto, dipende dal proprio stato d’animo al momento dell’ascolto, dentro ci sono le nostre anime: buie, scherzose, felici e arrabbiate. “On your fishbowl” è una di quelle canzoni che non sappiamo come diavolo abbiamo fatto a terminare, a dire: “- va bene così, registriamola-“, è il nostro mistero. Curiosità: nel formato cd erroneamente è stato scritto “on your fishbow”.
THE RECKLESS
Last but not least. Chiude la nostra mezz’ora sonora una ballata a tratti psichedelica che si riannoda al concetto espresso da “keep up prices”, dando voce all’irresponsabile (politico, faccendiere, capitano d’industria) che si giustifica dicendo:- cos’altro avrei potuto fare?-“. La canzone chiude l’album con un manifesto interpretabile a piacimento: “the reckless don’t see, revolution is me”. La rivoluzione sono io. E’ una frase che tutti dovremmo dirci e suggerirci ogni mattina appena svegli.