Facciamo un esperimento: alzi la mano chi non ha mai sentito dire “faccialibro“. Ora alzi la mano chi sa esattamente di che si tratti.
Faccialibro non è solamente la grottesca traduzione letteraria di Facebook, il social network più famoso del mondo, bensì anche il titolo di una web serie edita nel 2011.
Dicesi “web serie” una storia a puntate, esattamente come quelle che guardiamo in TV e con cui intasiamo il MySky di mamma, con la differenza che questa la si vede solo online e non viene trasmessa in televisione.
Faccialibro non è la sola, ne esistono tante, sempre più divertenti, sempre più sofisticate e tutte Made in Italy. Esempio eccelso ne è Pong, prodotto a basso budget ben scritto e ben recitato, reperibile esclusivamente su youtube.
Ve ne sono poi alcune che non hanno ancora trovato un finanziamento e pertanto rimangono allo stato embrionale, ferme all’episodio pilota, che lascia gli spettatori avidi di mirabolanti avventure ancora solo concepite dai giovani autori in cerca di fondi. Ne è un esempio celebre La deriva del panda, squisito approfondimento sulle difficoltà della preservazione della specie umana all’epoca del rimorchio tra vicini di casa.
Detonante riscontro sta avendo un’altra serie che con quelle fin qui citate ha in comune non poco: sarà oggi on line il secondo episodio di Kubrick – Una storia porno, realizzato da La Buoncostume, giovanissimo collettivo di autori che mi sono tolta lo sfizio di intervistare via Skype. Se fossi un pochino più geek avrei anche trovato il modo di video registrare tutta la conversazione con tre dei quattro affascinanti scrittori così avreste potuto vedere anche voi quante sigarette fuma Carlo, quanto Fabrizio detesti stare seduto e quanto sia difficile strappare qualche dettaglio dalla bocca di Pier, il più timido. Una cosa, però, l’ho saputa fare: li ho messi in posa e loro hanno dimostrato quanto le distanze non contino granchè in questo gruppo, trovando il modo di far rientrare nell’inquadratura anche Simone, che vivendo a Roma non poteva in alcun modo presenziare alla Skype Call.
Ma veniamo al dunque: 3/4 de La Buoncostume, ovvero Pier con gli occhiali scuri, Fabrizio, il viso affilato in prima fila e Carlo, quello incredibilmente elegante in giacca da camera e cappellino. Milano, interno giorno. Scena: la cucina di Fabrizio.
Iniziamo con le presentazioni: io scrivo per Dance Like Shaquille O’Neal, conoscete il portale?
Carlo: Io sì, ci ho anche messo un like perchè, tra l’altro, ha un nome fighissimo! Grande Shaq!
Carlo, Pier e Fabrizio. Ma… Fabrizio è un attore! L’ho già visto! Dove?
Fabrizio: Probabilmente in Pong o La deriva del panda…
Probabilmente sì. Quindi sei un attore?
F: Eh, sì. Anche Carlo è un attore. (e compare ne La deriva del panda ma io non l’avevo riconosciuto… figuraccia! ndr)
Pier: Tutti e quattro scriviamo, fondamentalmente è questo che facciamo.
C: Sì, poi in realtà siamo tutti attori, ci piace cimentarci anche con la recitazione tranne Pier, che stiamo provando a convincere a regalarci qualche personaggio..
P: Ma non ci riusciranno!
E come vi siete conosciuti? Come nasce La Buoncostume?
F: Ci siamo conosciuti scrivendo, come sceneggiatori. Poi ognuno ha il suo percorso che comprende una serie di esperienze, tra cui la recitazione appunto, e perciò ha molto da offrire al progetto.
P: Io e Simone ci conoscevamo già dalla scuola di scrittura e ci hanno chiamato a scrivere cose comiche anche se in realtà non è che ci interessasse tanto lo scrivere testi comici. Poi invece è andata in porto, abbiamo continuato a farlo e abbiamo conosciuto loro due, facendo Camera Caffè.
C: Invece io e Fabbri ci siamo conosciuti in Statale, abbiamo entrambi fatto il trienno di Scienze della Comunicazione, il chè ci ha dato del gran tempo libero per capire quali fossero le esperienze che indendevamo approfondire. Poi io volevo fare l’attore drammatico e tutt’ora ci provo pur essendo veramente difficile. Mentre il comico mi viene un po’ più comodo. E quindi in sintesi loro hanno colto questo mio lato che funziona e questo è semplicemente un circolo di persone che si usano a vicenda, l’amicizia non c’entra niente.
P: Sì, in realtà ci odiamo. Ma ce lo diciamo anche.
E cosa mi dite del nome?
P: Sai era quel reparto della Polizia che si occupava di proteggere la morale, il buoncostume appunto. Poi è sparito e allora ci siamo sostituiti noi.
F: Non ci siamo mai confrontati sul perchè ci piaccia il nome, in realtà era qullo che ci piaceva di più. A me, per esempio, piace che sia molto sobrio anche piuttosto alto, se vogliamo, ma che nasconda qualcosa che si ripropone di fare cazzate, pezzi comici, facili. Pur essendo così moraleggiante e sobrio. Nei contesti un cui ci siamo proposti ci da una sorta di credibilità ed è anche parecchio ironico, nel confronto con tutto ciò che ci circonda che è sempre fluorescente e carnevalesco per forza di cose.
C: Io ho tre motivi. Intanto perchè mi è piaciuto subito quando l’ho visto scritto. Veder scritto “La Buoncostume” è proprio bello, potente. Mi piace il fatto di irrompere in altri contesti e dire la nostra. Che poi la boncostume metteva del gran ordine, dettava anche un po’ legge, se vogliamo. E poi ha questo gusto classico che se analizzi la parola in sè, pensi al costume da pirata, da Zorro.. ai grandi classici che non passano mai di moda!
P: Bè, io dal terzo mi dissocio ma più o meno la penso così anche io.
E come nasce la vostra collaborazione affatto amichevole?
P: è dal 2009 che facciamo cose insieme.
C: Sì, tra l’altro l’inizio è stato perfetto, con Pong, che era una cosa scritta da Pier e Simo (il quarto che ora tu non vedi e vive a Roma) e recitata da me e Fabri. Il tutto senza che loro ci avessero mai visti fare gli attori.
P: Sì, in effetti erano proprio la coppia a cui ci eravamo ispirati pensando a questi due che giocano ai videogiochi, perciò abbiamo pensato di chiedergli di recitare.
E Poi? Come siete diventati La Buoncostume?
P: La prima cosa che abbiamo fatto insieme, tutti e quattro, è stata Panda.
F: Sì, era appena finita Camera Cafè, eravamo in vacanza.
C: Ci eravamo presi del tempo, eravamo in montagna, in una sorta di ritiro e volevamo provare a scrivere qualcosa.
P: Volevamo provare a girare qualcosa, usando semplicemente due iPhone che avevamo con noi.
F: Si intitolava “Amori Rurali”, poi è diventata un giallo e dopo un horror comedy…
C: 3 giorni in montagna, senza internet, in un paesino di vecchi…
F: Alla fine ci siam detti di porvare con qualcosa di semplice, basica, che potesse interessare anche a noi come spettatori: ragazzi e ragazze, il casino della comunicazione.
C: Sì, specie se poi i ragazzi si ostinano a fare vacanze isolati in montagna, non impareranno mai a comunicare!
P: E dal pensare di girare con gli iPhone siamo passati al girare 20 minuti a casa mia a Milano con 15 persone di troupe…
E avete così tanti amici disposti a lavorare gratis per voi?
P: No, la troupe era pagata. Poco, ma noi paghiamo tutti.
E alla fine Panda non è andato. Purtroppo! A me piaceva…
C: Buongustaia!
P: Ma sai, alla fine ci hanno chiamato per Kubrick perchè hanno visto Panda…
C: Forse risorgerà, pare che ci siano delle novità… Anche perchè, hai visto son carine quelle ragazze? Facciamole lavorare!
F: C’è da dire che purtroppo in Italia c’è una specie di maledizione per i prodotti che riguardano i giovani, probabilmente tutto è partito dal bagno di sangue che è stato Via Zanardi. Ora c’è molta cautela nel produrre qualcosa che riguardi i giovani e faccia ridere.
P: Sì, in realtà Panda è considerato di nicchia, le reti hanno paura a sostenerlo.
Poi arriva Kubrick che non è propriamente vostro. Come funziona? Arrivano e dicono: “abbiamo i soldi, fate questo!”?
F: è scritto da noi su un’idea altrui
P: In pratica sì. “Ho un’idea: tre ragazzi che fanno porno”
C: Sì, “Porno: notiziabile, buona idea, datevi da fare.”
P: Esatto. Anche lì abbiamo scritto circa un’ora e venti di roba, in pratica un film.
F: Poi parlando con gli editor, con Magnolia, con il registra e tutti quelli che ci dovevano lavorare, il nostro materiale si è trasformato nel corso del tempo ed è diventato quello che è.
Ossia Kubrick. Che durerà quanto?
P: Bè, in realtà è una puntata unica, è scritto come un pilota televisivo. Poi si è fatta questa scelta di testarlo sul web in tre parti, perciò usciranno ancora due puntate on line. Non era pensato per il web. Dobbiamo trovare qualcuno che la voglia produrre sullo schermo, diciamo.
Quindi Magnolia è in attesa della proposta per Kubrick… Ma se poi vi silurano?
P: No! Abbiamo già scritto tutta la stagione!
Cioè esiste già scritta una intera serie?
P: Non la sceneggiatura, solo i soggetti. Si chiamano “linee orizzontali”. In pratica abbiamo scritto un soggettone di 12 pagine in cui diciamo quello che succede nell’arco di una prima serie di 12 puntate, più o meno alla Boris. Poi la volta che verrà prodotta scriveremo la sceneggiatura vera e propria.
E nel frattempo?
C: Uscirà intorno ad Halloween un altro lavoro, Di come diventai fantasma e zombi. Che ne dici del titolo?
Penso dipenda dal target… (io odio Buffy e i vari True Blood!)
C: Dai 6 a i 12 anni! (ridacchia, ndr)
F: No, dai, è una sit com mischiata con il genere, cioè tra un fantasma e uno zombie. Molto semplice da vendere anche questa, in effetti…
P: Sì, dritta su Rai1!
(Tra l’altro i quattro stanno anche cercando la nuova Buffy, accorrete numerose!)
E come vi ripartite la scrittura?
C: Io se posso non scrivo, prendo solo i meriti.
P: Esatto. Tendenzialmente lavoriamo in brain storming, poi oggnuno inizia a sviluppare delle parti e ce li scambiamo. Così i pezzi passano di mano in mano più volte tutti.
In attesa di vedere la seconda parte di Kubrick – Una storia porno, attesa per oggi sul canale youtube theJackal, vi lascio con l’intervista ad Immanuel Casto, che di Kubrick ha scritto la sigla, oltre a partecipare recitando un cameo. Chi se non lui?