A differenza mia e della mia notoria pigrizia, non si può assolutamente affermare che Ty Segall sia uno scansafatiche. Il musicista americano ha sfornato il suo quarto album nel giro di sei mesi, in contemporanea con uscite di EP, progetti paralleli e collaborazioni di qua e di là: dopo “Hair”, LP prodotto con gli White Fance e “Slaughterhouse”, rilasciato con nome omonimo, ma con l’aggiunta della parola Band, quest’ultimo lavoro, “Twins”, è un progetto tutto suo e da solista.
Disco assolutamente carico, una bella sferzata di rock che strizza l’occhio agli anni ’70, curato nei minimi particolari, e ben diverso dalle prestazioni dei precedenti, che non mancavano certo di creatività.
Lavoro sicuramente più maturo ma non old, non c’è da credere a chi dice che non ha dato spazio all’innovazione e alle idee, Ty si è scrollato di dosso questa “immagine” polverosa. Il singolo “The Hill” parte con una voce femminile, presente anche nel ritornello, che a tratti può sembrare anche inquietante (e non so perché ma ho pensato subito alle protagoniste di “Mulholland drive” di Lynch nella scena di “No hay banda”), chitarre solide e suoni sporchi, batteria che si accorda alla perfezione alle schitarrate ruvide, e la voce di Ty che si fa largo sbracciando su tutto e tutti.
“Twins” non ha un filo logico, è un disco nato così, spontaneo che unisce pezzi rock e ballate. Una di queste è “Inside your heart”, non la solita ballata sdolcinata, voce quasi straziante e una chitarra che sorprende ad ogni brano, a seguire un pezzo quasi “folle”, in questo le chitarre si mischiano tra loro con un rullaggio di batteria che corre ad inseguirle in “You are the doctor”.
Un disco dalle sembianze low fi, ma con una certa cura dietro, non del tutto scrupolosa ma comunque appassionata che te lo fa apprezzare.
“Thank God For Sinners” tra le mie preferite, apri pista del disco. Brani brevi e veloci, pochi fronzoli e giri di parole. Senza fare troppi accostamenti a generi e gruppi del passato a cui potrebbe rifarsi, altrimenti inutili.
La West Coast non produce solo ascolti indie carucci per orecchie tenere, questo è un disco a tratti duro, e senza freni. Anche un po’ tossico.
Curiosissima di sentirlo dal vivo, suonerà il 19 novembre a Milano al Lo-fi club.