Kyrie Eleison è il primo album di Rhò.
Il disco non è il frutto di uno studio a tavolino o di un lavoro programmatico, ma nasce da un’esperienza live durata un anno intero e che si inserisce a pieno titolo nel mondo musicale indipendente.
Le canzoni affondano le radici nel folk, si nutrono di sonorità elettroniche e crescono nei tempi narrativi tipici di una colonna sonora. È un disco che recupera l’autentico e originario significato dell’etichetta “indie”:
indipendente sotto ogni punto di vista. Rhò ha fatto tutto da solo: produzione, registrazione, mix e mastering sono stati curati nello spazio intimo della sua camera da letto. L’urgenza espressiva supera il bisogno di uno studio d’incisione.
Pillow
Pillow è la prima traccia di Kyrie Eleison. Pillow dimostra come un cambiamento stia nel saper vedere cose già esistenti in maniera diversa.
Pillow nasce qualche anno fa, con un sound elettronico, un tributo al Krautrock. Ma il tempo è passato e il modo migliore per augurare il benvenuto agli ascoltatori è una traccia che ha assorbito la trasformazione del sound di Rhò e ne diventa il gancio che svela poco alla volta, nei suoi 8 minuti di canzone, le sonorità di tutto l’album. Calda, minimale, con una forte spiritualità.
Lost
Durante uno degli ascolti test per scegliere la tracklist un mio amico mi ha detto “Una volta ascoltati Pillow e Lost – che nel complesso fanno quasi 15 minuti del disco – sarà impossibile non ascoltarlo tutto”. Lost si lega perfettamente alla missione di Pillow: un altro brano nato elettronico ma che ora rappresenta il lato più acustico dell’album. La voce è centrale e si circonda di pochi suoni acustici in stile folk, per essere supportata da fiati fino all’esplosione finale, un intreccio di melodie cariche di fiato e malinconia, in pieno stile fanfara.
Nailless
Non si può fare un album con canzoni solo evocative. Una canzone da pic-nic, ho pensato, potrebbe segnare il graduale passaggio da sonorità acustiche a quelle elettroniche. Così Nailless e la sua spensieratezza introducono le prime casse dritte dell’album (ahimè ci sono cascato di nuovo), condendo con suoni da audiolibro per bambini una storia sul dover comunicare che, in sostanza, è stata solo una scopata.
3000 Birds
Un paio di anni fa mi è stata commissionata la colonna sonora per una sfilata di moda. La traccia non poteva rimanere nascosta: è nata in un paio d’ore e suonava troppo bene. Sebbene il testo sia un addio consapevole al posto in cui ho vissuto per sette anni (una stanza sulla tiburtina con una grande parete grigia), il sound rappresenta un lato Pet Shop Boys cge non credevo facesse parte di Rhò. Il brano che corre su un bit quasi dance si conclude con un finale a sorpresa, cupo, drammatico e lacerante.
Lost (reprise)
Un reprise è un reprise e si scrive con la “r” minuscola (me l’hanno insegnato).
Una traccia che ricorda la seconda (toh!). Sono i due minuti che più preferisco della vecchia versone Lost, quella elettronica abbandonata sul web, che confermano che Rhò non è solo folk.
Behind
Behind rischiava di non far parte di Kyrie Eleison perchè non riuscivo a trovare il mix che la valorizzasse. Non è facile mettere un punto quando si fa tutto da soli e in questo caso mi toccava chiudere definitivamente quello che, per cronologia compositiva, è il primo brano scritto da Rhò. Doveva essere toccante, liberatoria, armoniosa ma anche energica. Non doveva trascurare il respiro cinematografico ma valorizzare anche il motivo del ritornello. Con tanti suoni, troppi. Dalle fisarmoniche alle chitarre elettriche. Credo ci sia riuscito.
That Time
Chi l’ha detto che solo la band progressive possono montare brani di 9 minuti e oltre?
E,soprattutto, perchè doversi limitare quando il tempo di sviluppo di una canzone ha una vita propria che neanche tu che l’hai generata potresti modificare?
That time rappresenta il lato più cinematografico del sound di Rhò, Dopo una prima parte in stile “canzone” si inaugura un momento di sviluppo progressivo che cresce, cresce, cresce fino a mescolare le idee e l’armonia perde senso perchè ormai non si fa caso più alle note. In questa canzone c’è tanta tensione positiva che merita una via di fuga.
Kyrie Eleison
La fuga conduce sempre ad un approdo, un porto sicuro. In questo caso ad una cattedrale vuota, in cui la luce è filtrata da vetrate gotiche. Quest’ultima traccia è il paesaggio sonoro che racconta meglio il benessere dal mio punto di vista. La fine di un percorso spirituale in cui il confronto con forze più grandi non spaventa più.