Il nostro viaggio in Belgio continua…
Nella nostra seconda tappa incontriamo uno dei cantautori più talentuosi del scena musicale belga: The Bony King of Nowhere.
È questo il nome del progetto nu-folk del 22enne Bram Vannparys che a Blog Hunter ha raccontato la sua storia e della sua passione in musica. Ci ha parlato della nascita del suo nuovo disco, degli artisti più interessanti incontrati on the road e dell’indimenticabile avventura nel nostro Paese.
BH: The Bony King of Nowhere, letteralmente ‘Il Re Ossuto del Nulla’(ndr), da dove deriva questo nome? Cosa significa per te e come l’hai scelto?
TBKON: Questo nome ha un significato davvero speciale per me. Un giorno mi sono svegliato – devo aver avuto diciassette anni- e ho trovato una lettera nella mia cassetta della posta. Una volta aperta ho trovato al suo interno due pagine di parole, poesie e pensieri sparsi. Ho analizzato quelle parole per anni, provando a dar loro un significato. Alla fine è capitato che mi sono ritrovato in un monastero nel sud della Francia e là qualcuno mi ha insegnato a suonare la chitarra; questo qualcuno mi disse di mettere quelle parole in musica e così feci. Presi tutte quelle parole e le trasformai in undici canzoni. Proprio quelle tracce sono finite dopo poco tempo nel mio primo album. Ricordo ancora benissimo come era stata firmata quella famosa lettera: “The Bony King Of Nowhere”.
BH: Nulla a che vedere con il titolo alternativo dato dai Radiohead al loro brano “There There”?
TBKON: Molte persone me lo dicono, ma solo io so la verità. Anche un episodio di un programma per bambini degli anni settanta si chiamava così, e questo è successo molto prima che i Radiohead lo utilizzassero per una loro canzone… chi lo sa…
BH: Vieni da Ghent, Belgio. Si parla di questa cittadina universitaria come uno dei luoghi più interessanti e vivi del tuo Paese, in pieno fermento e ricca di stimoli. Per te cos’ha significato formarti in un luogo del genere? E qual è la tua visione sulla sua scena musicale?
TBKON: Sono nato e cresciuto nella campagna, appena fuori Ghent, e devo dire che questa cosa ha influenzato molto la mia musica, ancor più del vivere in quella città. Sono andato a scuola a Ghent quando avevo circa dodici anni, ho dunque avuto modo di conoscere abbastanza bene sia la vita di campagna che quella di città.
Adesso posso dire che a influenzare maggiormente la mia musica sia stata la natura più che la città. Nonostante questo, una delle canzoni del mio ultimo album è stata scritta nel cuore di Roma ;-) Si chiama “Lonesome girl” e l’ho composta mentre ero seduto in una terrazza il mattino dopo un mio concerto in un locale che si chiama The Black Market. Ho ancora il ricordo di quella bellissima serata. Forse si, entrambe hanno influenzato la mia musica. E’ difficile dirlo..scrivo canzoni in mezzo alle foreste e nel centro delle grandi città. Entrambe funzionano e credo di aver bisogno della loro costante interazione.
BH: Blog Hunter è alla continua ricerca di musica nuova e interessante; visto la tua attitudine a suonare in giro per il mondo, puoi consigliarci gli artisti più interessanti che hai trovato durante i tuoi viaggi e quelli che ti hanno influenzato di più?
TBKON: Ho fatto un tour nell’Ovest dell’Europa con i Two Gallants. Loro mi piacciono molto, soprattutto uno di loro, Adam, in qualche modo mi sento legato a lui senza neanche averci parlato così tanto. Un altro artista interessante è Philippe François, un artista Belga. Probabilemnte lui è uno dei musicisti che più mi ha influenzato. E’ un ragazzo davvero sincero, un poeta, un musicista, un vero romantico. Ci suoniamo sempre le nostre nuove canzone, in questo modo impariamo molto l’uno dall’altro: se non riusciamo a suonare i pezzi sulla nostra chiatarra, se non sopravvivono senza gli arrangiamenti che abbiamo in testa, allora vuol dire che sono inutili e le scartiamo. Questo è quello che ho imparato da lui: devi essere capace di cantare la tua canzone solo su una chitarra o un piano o quel che è; se non ci riesci, lavoraci in modo che tu possa farlo o lasciala perdere. Credo davvero in questa teoria che è molto semplice ma anche molto vera.
BH: Due album alle spalle (‘Alas My Love’ del 2009 e ‘Eleonore’ del 2011) e una colonna sonora per il film ‘Les Gèants’ di Bouli Lanners. Il 22 ottobre è uscito il tuo nuovo disco che si intitola semplicemente ‘The Bony King Of Nowhere’. Come mai hai scelto di registrarlo in una vecchia casa dispersa tra le antiche colline del Miwart, inVallonia (Belgio)?
TBKON: Dopo le registrazioni di ‘Eleonore’ ho deciso che volevo pensare e realizzare un album da solo. Così a maggio ho iniziato a lavorare in casa mia, ma presto mi sono reso conto in quella manieras non sarebbe andata come realmente volevo. Troppe distrazioni, pressioni, la gente voleva e si aspettava da me qualcosa, i telefoni squillavano, i colori tristi della città e molte altre cose. Non riuscivo semplicemente a concentrarmi. Mi serviva un posto dove potessi respirare: solo così quello stato d’animo sarebbe potuto penetrare nelle mie canzoni. E’ stato dunque spontaneo cercare una piccola casa da qualche parte nel sud del Belgio. C’ero già stato molte altre volte da bambino, conosco abbastanza bene quei boschi, e ho sentito che un ‘ritorno’ alla natura, alle mie ‘radici’, sarebbe stata la cosa giusta, sapevo che avrebbe funzionato.
BH: Hai inciso tutte le nove tracce che compongono l’album in una sola notte; in un sabato di giugno senza vento e senza Luna, con solo la pioggia a farti compagnia. Sembra che la natura sia stata una forte componente per la tua ispirazione.. puoi raccontarci com’è stata la gestazione di quest’album e cosa è accaduto quella notte?
TBKON: Allora, la storia è andata più o meno così: non appena sono arrivto nel Mirwart ho iniziato subito a registare. L’ho fatto come molti altri artisti fanno oggi: registrando una canzone in una giornata, una al giorno, provando ad ottenere subito la traccia definitiva. Così ho fatto, giorno dopo giorno, e dopo otto giorni l’album era quasi finito. Ma una mattina mi son svegliato e ho iniziato ad ascoltare tutto il lavoro.. improvvisamente non mi piaceva più nulla, non lo sentivo come realmente lo avevo pensato e come lo volevo, c’ero rimasto davvero male. Le tracce erano tutte buone, alcune perfette, ma non respiravano, lo spirito sincero e coerente che stavo cercando in quel momento mancava. Dov’erano i boschi che volevo tanto sentire nella mia musica? Dov’erano l’aria e quella sensazione di atemporalità? Non c’era nulla di tutto ciò, sembrava un altro di quei dischi registrati in città. Così ho fatto una pazzia: ho cancellato ogni singolo brano registrato, tutto. Volevo riniziare, in maniera nuova e fresca. Decisi di andare a camminare nei boschi per due giorni, volevo dimenticare tutto quello che era successo, avevo bisogno di avere la mente pulita. Dopo due giorni sono tornato nella casa del Mirwart. Il sole stava tramontando e io lo guardavo attraverso un bicchiere di vino. Dopo di che, con Erato (musa del canto corale e della poesia amorosa secondo la mitologia greca ndr) dalla mia parte, iniziò a piovere, giusto per rendere le cose ancora più belle. Entrai e decisi di incidere tutto il disco in quella notte. Credo di aver finito alle 4 del mattino e di essermene poi andato a letto. La mattina successiva ho riascoltato tutta la registrazione (avevo fatto solo due o tre take per canzone) e finalmente ero contento nel sentire che l’album era pronto, questa volta per davvero! Era perfetto, esattamente come lo volevo, il modo in cui l’avevo sempre sentito. E’ stata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto nella fase di registrazione di un album.
BH: Qual’è la canzone che meglio rappresenta il tuo progetto? Quella che tutti dovrebbero ascoltare per capire il tuo mondo musicale.
TBKON: Per il testo e la melodia considero ‘Wild Flowers’ una delle mie canzoni migliori, anche se quella che mi porto cucita addosso è ‘Travelling Man’. E’ uno dei brani a cui sono più legato. Se dovessi morire e avessi la possibilità di cantare solo una canzone prima di andarmene sarebbe proprio quest’ultima.
BH: Dopo che la tua demo è stato selezionata per la compilation ‘Domino Festival’ di Wire, Kieran Hebden (aka FourTet) ha inserito alcuni tuoi brani nella colonna sonora del film ‘Boy Meets Girl’. Devandra Banhart si è complimentato con te in una lettera personale e Jon Kelly ha espresso il suo interesse nel mixare il tuo primo album. Tutti questi incontri sono stati fondamentali nel far circolare la tua musica? E il web in tutto questo che ruolo ha avuto?
TBKON: Non lo so… davvero non lo so…non credo sia davvero così importante. Alla stampa piace menzionare nomi come Four Tet e raccontare storie come quella della lettera che ho ricevuto da Devendra Bahart, ma credetemi.. non è una gran cosa. Quasi sempre i giornalisti sentono il bisogno di ‘creare’ una storia per rendere il loro lavoro più facile, citano ‘grandi nomi, ma sincermente a me non interessa così tanto. L’unica cosa a cui tengo è scrivere buone canzoni, registrare buoni dischi e suonare per un pubblico sensibile e incoraggiante. Non credo che la gente mi ascolti perchè sono interessate a quelle storie o a quello che leggono sui giornali. Quando le persone ascoltano le mie canzoni esistiamo solo io e loro. Questa è la forza della musica: puoi essere a contatto diretto con la gente e fregartene di tutto il resto. E’ una sensazione rassicurante.
BH: Nella primavera di quest’anno hai intrapreso un tour nel nostro Paese che ti ha portato a percorrere più di 7.500 km. 16 concerti per tutta l’Italia, da Milano a Palermo. Proprio nella città siciliana hai conosciuto uno dei nostri più bravi cantautori della scena indipendente, Fabrizio Cammarata & The Second Grace. Cosa ti porti dietro da quell’incontro e da quest’esperienza? come ti è sembrato il nostro Paese, soprattutto musicalmente, e quanto d’ italiano possiamo ritrovare nel tuo nuovo lavoro?
TBKON: L’Italia è un Paese stupendo, non solo per la sua storia ma anche per la natura che è davvero fantastica. Si dice che l’Italia sia stato il lavoro di Dio nel creare la terra perfetta e devo dire che ha fatto davvero un buon lavoro ;-) Sul serio, ho trovato una terra molto stimolante. Probabilmente è uno dei Paesi con la storia più ricca di tutti i tempi, ci sono migliaia di cose che accadano, milioni di storie, c’è così tanto che lo puoi assorbire semplicemente mentre viaggi. Potete trovare alcune di queste storie in ‘Lonesome Girl’, una canzone che ho scritto a Roma e la cui musica è stata composta sugli Appennini, proprio fuori dalla capitale. Dentro il nuovo album c’è pure una foto degli Appennini!! e adesso che ci penso sul retro c’è anche un’immagine della Toscana. Sono stato in un’antica casa dove facevano il vino e l’olio, nella zona del Chianti, e c’è questa fotografia dove si vedono la mia scrivania e la mia finestra. Proprio lì ho scritto tantissime poesie. Un luogo dalla forte ispirazione, che a quanto pare ha qualcosa a che fare con il vino, probabile…Dunque, per rispondere alla vostra domanda: si, c’è molta Italia dentro il mio nuovo disco.
Sono finito anche qualche giorno a Palermo e qui ho incontrato di nuovo Fabrizio (dico di nuovo perchè l’avevo già conosciuto a Milano). Dopo il concerto mi ha portato nel cuore pulsante di Palermo insieme ad alcuni dei suoi amici più cari. Una serata davvero piacevole, diciamo pure un po’ pazza… C’è qualcosa in quel luogo, non so cosa, ma a noi qui in Belgio manca manca; ha a che fare con la libertà, con qualcosa di più umano, non lo so.. mi è davvero piaciuta. Ho scritto qualcosa su quella notte nel mio sito internet, se volete potete leggerlo lì. Ho avuto modo di conoscere anche della buona musica italiana, come Fabrizio De Andrè e Roberto Vecchioni, senza dimenticare Lucio Dalla. E poi c’è Fabrizio Cammarata, un musicista davvero bravo, un ottimo cantautore con il cuore giusto; mi ricordo che con lui chiacchierammo molto di Bob Dylan.
The Bony King Of Nowhere sul web:
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Leggi qui la versione in inglese.