Posso dirti la verità? L’illustratrice del nostro consueto appuntamento settimanale con l’illustrazione stavolta non l’ho cercata per la sua bravura, come mi capita di solito, ma l’ho scoperta perché un mio amico s’è innamorato di lei. E allora m’ha attaccato il pippone che avrei dovuto dare un’occhiata ai suoi lavori e, se proprio desideravo fargli fare bella figura, magari scriverci due righe su. Sfortunatamente per lui sono la persona meno corrompibile del mondo. Fortunatamente, invece, Giada è capace di comunicare il suo talento senza necessità di spinte nel sedere. Alla fine mi sono ritrovata a chiacchierarci di musica, di odori molesti e della città in cui ha scelto di vivere, Amsterdam. Non abbiamo parlato d’amore, ora che ci penso. Avrei potuto dirle che alla fine, guardando i suoi lavori, un po’ di lei mi sono innamorata anch’io.
Qual è la cosa che ti senti dire più spesso quando ti presenti per la prima volta a qualcuno?
Qui o ovunque si parli una lingua diversa dall’italiano mi viene chiesto di ripetere il mio nome. “Un’altra volta per favore”, “No scusami, ancora una”. In media si arriva alle 4 volte, ma apprezzo tantissimo lo sforzo e il sincero interesse a ricordarselo, vorrei riuscire a fare lo stesso.
Cosa fai quando non sei davanti al pc (qualsiasi cosa tu faccia con esso).
Faccio spuntini in solitaria, un po’ a tutte le ore. Faccio liste di cose da fare che poi puntualmente perdo. Se una volta facevo jogging per piacere ora faccio millemila chilometri in bici per dovere. Vedo tutte le mostre che posso, passeggio al supermercato come le vecchie signore, bevo le birrette con gli amici.
Un cosa che proprio non sopporti.
Penso non ci sia cosa più tremenda della puzza. Ogni tipo di puzza. Dal sudore a quello della spazzatura, dagli aliti violenti della mattina all’odore nauseabondo di un risotto ai quattro formaggi (orrore!). Se ci penso, una cosa che mi ha messo davvero in difficoltà una volta è stato dover cambiare un pannolino ad un bambino. E ho detto tutto.
Ci mandi una foto della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Chiamarla scrivania è un po’ troppo pretenzioso, mi sono trasferita qui da poco e quel che son riuscita a recuperare per ora è questo delizioso quanto scomodo tavolino da tè.
Una parola che ti fa sempre ridere.
Non riesco onestamente a trovarne una in particolare, ma quel che è certo è che il dialetto veneto, se usato fuori contesto, mi fa davvero piegare dal ridere.
Che rapporto hai con la musica? Per noi è il nostro pane quotidiano. Ma parlare di musica è come ballare di architettura secondo te?
Hai proprio colto nel segno, lo sai? Per quel che mi riguarda la musica, qualsiasi essa sia, scandisce e caratterizza le mie fasi di vita, si divide in base alle persone con cui l’ho ascoltata, ed è sicuramente una compagna davvero fedele. Ma non so parlare di lei, come non so bene come potrei ballare di architettura, seppur in tutta onestà mi attiri molto di più l’idea della seconda.
Il più grande artista di tutti i tempi.
Mmm… domanda troppo grande.
Com’è vivere a Venezia? E vivere ad Amsterdam? Cosa porteresti dell’una nell’altra?
Devo confessarti che in realtà io non ho mai vissuto a Venezia. Sono nata cresciuta e quindi morta di noia a Treviso, seppur non siano geograficamente così distanti. E poi ti dirò sono venuta qui, e ho trovato casa nella zona di Amsterdam più strana che c’è: ogni mattina prendo un traghetto gratuito che attraversa il canale che separa il Nord dal resto della città. Alla fine dei conti è un po’ come andare in vaporetto dal Tronchetto alla Giudecca, no?
Comunque quel che porterei in terra veneta è un po’ di senso di tolleranza, apertura mentale e senso civico, che qui ce n’è a palate. Porterei anche tutte queste biciclette, perché mi stanno piacendo un sacco. E le finestre enormi, Piet di Sinterklaas (visto che siamo in periodo) e gli immancabili biscotti alla cannella che portano sempre con il caffè. Viceversa non mi dispiacerebbe avere qualche giornata di sole in più, o per lo meno portarmi qui le stagioni per come le intendiamo noi; e sostituirei le bitterballen con dei cicchetti da bar buoni. Penso che sarebbe utile anche un po’ della nostra propensione alla praticità, ma per il resto sono solo le lasagne, le olive taggiasche, una mozzarella di bufala fresca a fare la differenza.
Facciamo un gioco. Io ti riferisco una serie di lemmi, tu associ ad ognuno di essi qualcosa e spieghi perché.
Velluto: la poltrona color verde oliva di velluto a coste, nella vecchia casa dei miei nonni. Non so quante puntate di Forum abbia visto con loro alla tv, sempre da quella mia postazione privilegiata.
Tazza: immancabile, alla mia sinistra. Inizia ad essere un po’ più freddo e io comincio con la sagra del tè.
Sveglia: se è puntata alle 7.30…suonerà con sonora precisione alle 7.40, 7.50, 8.00, 8.10 e così via…fino alle 9.10, senza dare troppo disturbo a nessuno, fatta eccezione per il mio ragazzo.
Pellicola: quella trasparente in cucina. Che non c’è una volta che si strappi in maniera regolare, fastidiosa.
Indaco: potrebbe essere il nome di mio figlio, non suona così male.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?