Esce oggi Uomo con cane, terza fatica di Mattia Zani, trentenne faentino meglio noto come Dulcamara.
Abbandonato il rap, Mattia volge definitivamente al cantautorato, posando le sue rime su un impianto synt-folk, figlio tanto degli ’80 e quanto della tradizione western. L’effetto variegato e pieno di colori, rende piano e chitarra qualcosa di luccicante ed universale, tra frammenti degni del Vinicio Capossela più orchestrato e divertenti quadriglie da saloon.
L’attualità nostalgica dei testi va letta sotto la grande lente dell’anno di nascita di questo emiliano: 1982.
Dulcamara ha 30 anni, è parte di quella generazione che si è ritrovata “fregata”, non più giovane ma nemmeno avviata verso una vecchiaia. Generazione mille euro ma anche generazione “Bim Bum Bam“, quella celebrata dalle reminescenze di Zerocalcare così come dal singolo di apertura, Epoca.
“Generazione di spiccata sensibilità, ci siamo incontrati dove la strada finiva oppure iniziava, dipende dalla prospettiva.”
Prospettive che continuano a mutare per tutto il disco, le prospettive di chi viaggia, spostando il proprio cuore dal luogo che è abituato a chiamare casa e finisce per perdersi, come nei due brani migliori del disco, A casa in tempo per l’estate e Trinidad, dove il tema del viaggio, della fuga e del ritorno si intrecciano, cambiano di posto e finiscono per sovrapporsi.
“è una sorte da stronzi trovarsi per abbandonarsi perchè domani magari cambieremo città”
Un’immagine incredibilmente attuale, uno scollamento tra la realtà dei fatti e quella del cuore che finisce per prendersi tutto il disco così come a volte si prende tutta la vita.
E così eccola la soluzione: incontrarsi, ricordare, raccontarsi, come nella melanconica Dimenticare Raccontare, vivere di nuovo nell’incontro con un altro viandante, un’altra anima smarrita, mescolandosi i ricordi.
Tematiche intense, nostalgie mai stantie o fini a se stesse per una svolta decisamente interessante pur non priva di difetti.
Tredici tracce risultano in effetti troppe per non notare qualche deficit d’intonazione, figlio naturale delle origini spoken di Mattia. Nel complesso, però, il lavoro è accativante e ottiene il non scontato risultato di destare l’attenzione dell’ascoltatore.
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