Parlare della scena hip hop italiana continuando a citare la vecchia scuola o continuando a criticare i soliti noti ha definitivamente rotto il cazzo. Questo non vuol dire che bisogna dimenticarsi di ciò che c’è stato, ma che bisognerebbe smetterla di innalzare il Sacro Graal della old school ogni qual volta si senta qualcosa di nuovo, ma che fa schifo. Credo che bisognerebbe semplicemente fare una scrematura tra musica di merda e musica non di merda, indipendentemente dal resto. C’è, infatti, una scena che cresce e si afferma, ma nonostante questo, ci sono nomi che inspiegabilmente non hanno tutta la visibilità che meriterebbero. Uno di questi ultimi è senza dubbio Cianuro. Sia chiaro, Cianuro ha anni di esperienza alle spalle e questo si sente, ma resta comunque difficile credere che i suoi video non abbiano 350000 views su Youtube. C’è qualcosa che non torna.
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La cosa che ho adorato maggiormente, oltre al fatto che si tratta di un gran disco e che ci sono bei featuring, è che è onesto intellettualmente. Cianuro non millanta niente, non è lì a menarsela per montare le cose in modo tale da sembrare ciò che non è, non fa ciò che fai tu sul tuo Twitter quando critichi le ragazze ciccione che mettono i leggins e poi tu sei una cicciona con i leggins che pensa che criticando le ragazze ciccione con i leggins nessuno penserà che tu sia una ragazza cicciona con i leggins ed invece sì, lo sei. Lui è sincero, lui è sinceramente incazzato. Cianuro ci scherza su e paracula tutto e tutti, come quando in “Pompo sotto cassa” usa il ritornello di “Pompo nelle casse” e dice: «Facciamo incazzare i rappusi» e dopo aggiunge: “Fratello, questo è il bello e mo capiscilo il rito / è vero non sorrido, ma smascello un macello / col cervello bollito, torno mezzo sfinito / all’ultimo livello e il gioco mica l’ho capito. / Sto nel fuoco accanito fatto attorno al falò / coi due soldi che ho correggo mezzo litro / e se recco un pezzo dico che a te ti manca il flow / io mi fumo venti bong, però ho più fiato amico! / Sta fissa non passa, una pasta mi desta / gesta di gente pazza che mista alla festa / questa è la mia razza, esiste chi ci resta / tipo la tua ragazza: la testa l’ha già persa”. I suoi sono testi in cui si immedesima chiunque e se tu, ascoltandolo, non capisci ciò di cui sta parlando, bè, prendi atto che o la tua adolescenza non è stata degna di essere chiamata tale, oppure stai frequentando le persone sbagliate. (Ok, magari è una cosa prettamente personale quella di ripensare al 2006, ai rave, alle scarpe da skater che indossavo sotto le minigonne ed alle collane fatte con i tubi di gomma ed i bulloni quando sento parlare di hardtek, ma hai capito quello che voglio dire.)
Qui non si parla di spaccare locali, qui si parla di spaccarsi sotto cassa.
Sursum bongus!
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