Mi piace ricordare tutto, riempio quaderni di parole in fila per bloccare il tempo il tempo, come giocare all’uomo di ghiaccio in cortile alle scuole medie, fermoimmagini sulle gite in montagna sulla ragazza seduta vicino in treno che sottolinea con il righello sul giorno di pasqua quando tutti si vestono di beige. Diventa anche interessante come lettura prima di andare a letto, apri una pagina a caso e sei di nuovo al quattordici marzo quando hai visto quel signore uscire da Mondadori e annusare il suo nuovo libro ad occhi chiusi. Diventa più scomodo invece quando sai che è successa una cosa ma non ti ricordi assolutamente quando e siccome ti sei messo in testa che questa cosa del diario era fichissima ti metti a cercare. Dopo mezz’ora hai finito febbraio, pensi ma guarda un po’ quest’anno era bisestile e ti addormenti sul divano con la luce accesa. Jonathan Britnell ha trovato il metodo perfetto: un secondo ogni giorno. Non importa quanti secondi ci possono essere in un anno, ne bastano trecentosessantasei. Il resto ti arriva addosso come un’onda.