Day 2. Il tempo di svegliarsi in zona Indipendenza a Milano e dopo un’inconsueta sequenza di battute cadute inesorabilmente nel silenzio, si parte alla volta della Dogana Svizzera. Meta ultima Strasburgo. Si teme il peggio e si è già pronti a vuotare il mezzo. A quanto pare invece, per gli uccellini oggi il vento oggi è a favore e tutto fila liscio… come l’olio… e in un attimo ci si trova tra montagne e paesaggi evocativi, accompagnati da psichedelia brasiliana e mandarini, tra caramelle e vizi capitali, tra trombette sopravvissute al capodanno e sonni perpetui. Intorno ai Birdies i segnali stradali cambiano: diventano prima grandi e azzurri e verdi e poi bianchi e alla fine eccoci… Tra marsigliesi, baguette e croissant si è ufficialmente in Francia. Strasburgo si presenta fantastica ai nostri occhi. Una volta raggiunto il centro, siamo al “Mudd Club”. Si tratta di un piccolo locale in pieno centro dislocato su due livelli. Nel seminterrato c’è la sala concerti. L’approccio è piuttosto semplice, istintivo e tutto sommato anche un po’ punk come piace a noi. Piccolo inconveniente: le prese di corrente. Pare proprio che in Francia la Siemens vada forte davvero. I tre spinotti all’Italiana non sono previsti dal codice civile, ingegneristico e metafisico. Nessun problema: ci pensa Emanuele (fotografo e molto di più, in tour con i Birdies in quest’occasione) che con un rapido lavoretto da elettricista risolve tutti gli enigmi del caso.
Si dorme al piano di sopra del locale come ogni tanto accade nel Nord Europa. Il tempo di cenare (riso ed uno spezzatino fantastico) ed è già il momento di dare inizio alle danze. L’approccio con il pubblico francese è divertente. Monique si lascia andare alle presentazioni dei brani in lingua, P- può nuovamente dire ai francesi che “La Bete Moufette” è “il brano che ha reso famosi i Birdies in tutta la Francia” e tutta la Francia sembra gradire. WalkieTalkieBird esulta e beve birra. Libertè, Egualitè, Fraternitè e domani si va Gent.
foto di Emanuele Cefalì