La basilica di san Nicola di Bari è uno tra i più belli ed importanti esempi di Romanico qui in Italia. Datata 1087 e consacrata nel 1089, la cripta, a cui seguì la costruzione della chiesa vera e propria, venne creata per accogliere le reliquie di san Nicola di Myra (Licia, attuale Turchia). Nella chiesa si possono notare le tante influenze saracene – basti pensare al fatto che il monogramma di Allah si ripete più volte nella navata centrale. Questo ha fatto nascere diverse ipotesi: sono solo decorazioni? Sono state utilizzate maestranze saracene? Sono solo cartoni che giravano a quell’epoca? È uno scherzo dei musulmani che hanno inserito loro simboli? Non si sa, fatto sta che nella basilica c’è un mosaico a caratteri cufici. Inoltre, si tratta di una chiesa che attira non solo un pellegrinaggio di fedeli cattolici, ma anche ortodossi, e tutti venerano un santo di cui le reliquie sono state traslate (rubate) da un gruppo di marinai rozzi ed ignoranti che probabilmente non avevano neanche bene capito cosa stessero facendo. Ho sempre trovato meraviglioso come un santo venerato in tutto il mondo ed impersonificato nell’ideale collettivo da un uomo bianco, grasso e vestito di rosso (Santa Claus), sia in realtà un uomo nero, emaciato, le cui reliquie si trovano nel Sud Italia (e a Venezia ed a Bucarest). Per questo, quando ho visto che tra i featuring del nuovo disco di Karkadan figuravano quelli con Il Nano ed Ufo (due degli esponenti più importanti e capaci della scena hip hop barese) ho pensato ad un allineamento astrale, uouououo.
Sono passati circa due anni da “Karkadance” (disco pompatissimo in tutte le macchine dei miei amici, perché “cioè, cazzo, rappa in arabo e francese, non ti senti proprio nelle banlieue parigine?”) e sono passati circa due anni da quando, con alcuni amici, partcipai ad un video dei Need For Beatz – di cui fanno parte Il Nano ed Ufo e da cui, se non erro, è uscito Gotik, ma non entrerò nel merito. Il video era quello di “U’ Baar Nest” e mi ricordo benissimo quel giorno perché non entrammo a scuola, pranzai a casa della nonna di Antonio, andammo tutti insieme allo stadio, io tornai a casa che puzzavo di fumogeno e mia madre non riusciva a capire cosa fosse successo. Tutto questo è successo due anni fa ed oggi loro rappano insieme: è il lógos greco, tutto torna, tutto torna.
“Zoufree” (“Il peccatore”), il nuovo lavoro di Karkadan, che segue il secondo volume del mixtape “Tounsi Fi Shlekka” e precede l’album “Arabic Alert”, è uscito il 15 gennaio. Nei brani lui rappa principalmete in arabo, il che è già una figata di per sé e gli basterebbe per vincere tutto. Lui dice che nei brani affronta diversi argomenti ingombranti, i quali vanno dal governo islamista a chi in Tunisia non lo reputa un bravo musulmano perché beve e fuma (“We smoke good hashish, we smoke good hashish”). Personalmente non ho la minima idea di cosa dica, ma lo dice benissimo, quindi io gli credo. Non riesco, però, a non sottilineare la liricità di alcuni versi de Il Nano, come: “Stai a perd’ u’ fiat’ / non si shktann’ in dò piatt’ addò si mangiat’ / che ‘na volta che s’ consum’ la saliv’, dà cominz’ cu’ u’ piant’ / ma l’acqu’ ‘n guerp’ l’ha’ sì già cnsumat’” (Stai sprecando il fiato / non sputare nel piatto dove hai mangiato / dato che una volta che è finita la saliva, là incomincia il pianto / ma la percentuale d’acqua presente nel tuo corpo l’hai già consumata) oppure “Biat’ a te che non capisc’ nudd’ / vuè fè u’ dritt’ e sì ‘nu strunz’ / datt’ à la tunz tunz / fasc’ ascend u’ latt’ a muzz’” (Beato te che non capisci niente / vuoi fare il dritto e sei uno stronzo / datti alla musica house / fai scendere il latte a muzzo). E poi ragazzi, che flow, che flow!
اذهب الآن اذهب!
Vè mò va’!