Torniamo a parlare dei Lumen. In occasione dell’uscita del nuovo EP per la Deer Waves Records, abbiamo fatto una chiacchierata con la band.
1) Questo è il vostro secondo Ep, siete molto giovani e la domanda viene spontanea: avete già un vostro metodo di lavoro rodato o siete nella fase di ispirazione pura?
Crediamo che realizzare un pezzo di sola ispirazione sia l’ambizione massima di un qualunque processo di crescita musicale, insomma dare vita a qualcosa di non contaminato dalla razionalità si avvicinerebbe ad un processo quasi trascendentale. Sarebbe bello, ma è un’utopia. Per quanto ci riguarda, nella creazione di un pezzo esiste la parte di ispirazione e la parte matematica. Come un equilibrista cammina su un filo, la spontaneità artistica si regge su una struttura di metriche e tempi definiti.
2) A parte voi stessi, chi ha fatto parte del percorso che ha portato alla nascita di queste canzoni? E al di là dei ruoli, le fate ascoltare a qualcuno per avere delle impressioni esterne su cui lavorare?
Certamente durante la realizzazione di Correnti siamo stati consigliati da amici di cui ci faceva piacere conoscere il giudizio. Comunque, in generale, prima di sottoporre un’idea all’ascolto di qualcuno cerchiamo di darle già una struttura mediamente consolidata, in modo da poter tenere conto del consiglio senza che il brano perda la propria natura iniziale.
3) Come sapete su DLSO stiamo attenti a tutto quello che succede nei club italiani. Torino è tornata ad essere una città fremente negli ultimi anni: frequentate locali o serate? Vi siete mossi in qualche modo in prima persona al di là dell’attività live della band?
Già, pare che Torino di recente sia diventato un gran posto! Effettivamente è così, il livello dei concerti e l’atmosfera delle serate, e più in generale della città, non hanno ormai nulla da invidiare a capitali europee più in vista. Grimes, Is tropical, Kap Bambino e Neon Indian sono solo alcuni dei gruppi che abbiamo avuto modo di sentire l’anno scorso. Comunque questa città rimane una realtà abbastanza ristretta, nell’ambiente ci si conosce più o meno tutti per cui se lo si vuole è facile prendere parte attiva alla vita culturale. Per il resto, se c’è una serata, quando possono, ci sono anche i Lumen. Party all night. Will.I.am and Britney bitch.
4) Quando pensate a un punto d’arrivo puramente musicale per i Lumen, c’è un qualche gruppo che prendete come modello? Delle cose che ascoltate cosa vi colpisce e influenza?
Per la verità non abbiamo influenze specifiche. Un suono, una linea di batteria o un effetto possono diventare ispirazione per qualcosa di nuovo. Tendiamo a mettere insieme elementi diversi, è una tendenza spontanea, quasi scontata.
5) Parliamo dei brani, che ne dite di farci un track by track aka discoraccontato® dell’EP?
Un’estate inclemente:
Questo pezzo avrebbe dovuto essere il più cantautorale dell’ep, nato principalmente intorno all’idea centrale del testo. Poi suonandolo ci è sfuggito di mano e si è trasformato radicalmente: adesso preferiamo ballarci su piuttosto che pensare solo alla malinconia di un’estate in città. Il titolo è tratto da una frase del racconto di Dylan Thomas “Come i cani”.
Shetland:
Vento, valli, colline, silenzio: le Shetland sono soprattutto un luogo interiore, metafora del distacco dal mondo e dalle cose. Spesso le nostre canzoni parlano di isolamento e di sensazioni opprimenti dalle quali sarebbe bello fuggire. È un tema che compare più volte nei nostri brani, di cui ci viene quasi naturale parlare.
Eliodora:
Il titolo fa riferimento al nome di una fanciulla che spesso compare nelle poesie di un poeta lirico greco, Meleagro. Siamo piuttosto legati la lirica greca, vi si trovano immagini molto nostalgiche che spesso possono diventare fonte di ispirazione per i nostri pezzi. Abbiamo cercato di creare un distacco tra la parte strumentale e la voce, nel tentativo di dar vita ad una metafora dei turbamenti e delle ansie di Eliodora, che, sola, lotta contro se stessa.
Le onde:
È una canzone molto triste che di fatto nasce da una riflessione sulla fine del tutto, sulla morte, vista però in termini sognanti e leggeri, quasi dolci. Ci piacevano l’ingenuità del testo e la brevità del pezzo e sin da subito abbiamo deciso di tenerla così, lasciandoci guidare dall’ispirazione del momento.
Theta W.:
È un pezzo nato in circostanze improbabili. Ricordiamo di esserci stupiti una sera quando, ascoltando la radio, captammo prima una stazione francese e poi una tedesca, benché fossimo assolutamente distanti da entrambe le nazioni. Decidemmo subito di registrarle per inserirle in un pezzo. Il tizio francese che si sente all’inizio crediamo parli dell’indipendenza dell’Algeria, ma non ne siamo molto sicuri. La voce in inglese che si sente dopo, invece, è di Frank Lloyd Wright, in una famosa intervista del ‘57 intitolata “war and religion”.
Riascolta il disco per intero.