INTERVISTA DI
@Giacomo_Cortese
Il 2012 è ormai finito, ma ci ha lasciato una lunga serie di dischi validi e di qualità. Tra questi va citato anche Technicolor, la prima opera full lenght degli Abiku, gruppo pop/shoegaze di Grosseto che, con una coraggiosa opera di autoproduzione ed autopromozione è riuscito a farsi conoscere ed apprezzare un po’ in tutta la penisola. All’inizio di questo 2013 facciamo quattro chiacchiere con Giacomo Amadii Barbagli, voce, chitarra e mente del gruppo, per chiedergli ad un anno di distanza com’è stata l’esperienza di presentazione e divulgazione di questo loro disco e per scoprire quali nuovi progetti ha in serbo per noi questa band giovane ed estremamente promettente.
Ciao Giacomo, comincerei con un po’ di storia. Raccontaci in breve come nasce il progetto abiku e il perché di questo nome.
Gli Abiku nascono nell’estate del 2009 a Grosseto. Io, Ste e Alessandro Carli (allora chitarra solista) decidemmo di cominciare a suonare insieme per via di alcune passioni musicali comuni (Radiohead, Indie Rock ’90 USA, Shoegaze, etc…); reclutammo Alessio Busonero al basso e partimmo con le prime prove basate su cover e non solo, difatti cominciammo a comporre canzoni alla seconda prova se non vado errato. Dopo qualche mese registrammo il primo EP (999 Ep), e, dopo un altro po’ di tempo e qualche concerto qua e là, un secondo EP (Deriva Ep). A questo punto, presi dal desiderio di ampliare lo spettro delle nostre sonorità, reclutammo Edo alle tastiere e con lui componemmo e incidemmo Lontana da Qui, una specie di esperimento di transizione tra i demo dei primissimi esordi e un disco vero e proprio. Dopo qualche tempo e varie vicissitudini, Alessandro e Alessio lasciarono la band; decidemmo di non sostituire il chitarrista solista, e al basso subentrò Virna. Così siamo approdati all’attuale line up e a Technicolor.
Bene, avevo preparato anche una domanda sull’evoluzione dai primi ep a Technicolor ma sei stato molto esauriente e mi hai anticipato. Un’ultima precisazione abbastanza banale che probabilmente ti chiedono sempre: il nome Abiku come l’avete scelto?
Mi sono imbattuto nella parola leggendo La Via della Fame di Ben Okri. Secondo la tradizione Yoruba gli Abiku sono gli spiriti dei bambini trapassati prima del raggiungimento della maturità. L’infanzia proiettata nell’eternità.
Una gran bella cosa dal mio punto di vista. Ma passiamo ad altro. Ad un anno dall’uscita di Technicolor vorrei chiederti di tirare un po’ le somme. Come avete percepito l’accoglienza del pubblico? Siete stati soddisfatti del percorso che questo vostro lavoro ha seguito dopo il parto ufficiale?
Siamo decisamente soddisfatti di com’è andata, soprattutto perché “L’Operazione Technicolor” è stata gestita da noi in prima persona in ogni momento e a ogni livello. Abbiamo registrato e mixato il disco praticamente da soli, abbiamo registrato i video, intrattenuto i rapporti con gli addetti ai lavori e fatto tutto quello che promuovere un disco richiede in modo totalmente DIY.
Cruciale, va detto, è stato l’aiuto di Davide (CEO di The Breakfast Jumpers) e dei ragazzi di Costello’s (il nostro booking). Siamo coscienti del fatto che se avessimo affidato il materiale a qualche ufficio stampa navigato avremmo probabilmente avuto più riscontro, ma in qualche modo le cose guadagnate hanno sempre una portata di soddisfazione maggiore e, molto sinceramente, non avevamo neanche tutti questi soldi da spendere (realtà che, ahinoi, non è cambiata granché). Il disco ci ha regalato la soddisfazione di arrivare a suonare in giro per l’Italia, in locali (come il Circolo Magnolia di Milano) che due anni fa per noi erano solo mitologia. Abbiamo trovato sotto il palco persone che sapevano i testi a memoria, è stato sorprendente quanto splendido.
Devo dire che ve la siete cavata molto bene nonostante, o forse anche proprio grazie all’autoproduzione. La versione fisica di Technicolor (che mi vanto di avere a casa) è, secondo me, una delle più belle di questo 2012. E anche di date live ne avete collezionate parecchie, anche se forse un’agenzia dietro vi sarebbe stata di supporto. Fate decisamente bene ad essere soddisfatti. Sempre in riferimento a questo vorrei farvi una domanda più tecnica sui live. E’ stato difficile trasporre i brani del disco nei concerti?
In linea di massima no. La maggior parte delle canzoni nasce già confezionata per la dimensione live, alle prove, proprio perché viene suonata live. Per certi pezzi però qualche problema s’è presentato: Technicolor (la canzone) era stata pensata per due chitarre, una chitarra acustica e una elettrica, e infatti è così che è stata arrangiata su disco. Dal vivo, avendo un solo chitarrista sul palco (e neanche così bravo), la canzone ha subito delle modifiche nell’arrangiamento. Anche Studio System Blues e In Nuova Zelanda, canzoni composte a registrazioni in corso, hanno avuto bisogno di qualche accorgimento per la trasposizione live, niente di trascendentale comunque.
Dal lato più tecnico a quello più letterario. Qual’è il processo mentale che sta dietro alla nascita dei vostri testi? E i numerosi riferimenti cinematografici e artistici a chi sono dovuti?
Allora, gran bella domanda.
Io scrivo i testi e se dovessi spiegare il processo mentale che sta dietro alla nascita di questi proprio non saprei da dove cominciare. Non lo so nemmeno io. Per quanto riguarda Technicolor l’idea di fondo era quella di scrivere dal punto di vista degli altri (è così nella maggior parte delle canzoni, alcune sono svincolate da questo discorso); far parlare i personaggi delle canzoni come se avessero un copione davanti, da qui forse l’idea del cinema. Tutti e quattro amiamo il cinema (la nostra ultima ossessione comune è l’opera completa di Hitchcock). Le canzoni che stiamo scrivendo adesso hanno un tema comune anch’esse, sebbene molto diverso da quello di Technicolor.
La tua ultima frase mi porta giusto alla prossima domanda. A cosa state lavorando in questo momento? Possiamo aspettarci un nuovo disco degli Abiku nel 2013? O magari uno split con qualche altro artista?
Lo split ci sarà, e a breve. Non comprenderà nuovo materiale ma sarà un’ operazione di cover incrociate con un artista che amiamo (che è anche un nostro caro amico). Per quanto riguarda il nuovo disco degli Abiku, siamo al lavoro. Abbiamo diverse canzoni pronte che ci soddisfano come forse non ci ha mai soddisfatto niente di nostra produzione. Non posso sbilanciarmi annunciando date et similia, posso però dirti che (almeno così pare a noi) il nuovo materiale sarà caratterizzato da sonorità diverse rispetto a quello che abbiamo fatto in Technicolor. Abbiamo vari filoni di canzoni, e siamo portati a credere che il prossimo disco sarà piuttosto eclettico nell’insieme. Pur rimanendo focalizzati sulla forma canzone, abbiamo giocato con le strutture un po’ di più.
Ma quindi vi state allontanando dal pop-gaze?
Certi elementi Noise Pop rimangono ma, almeno per ora che siamo in fase compositiva e abbiamo registrato pochissimo, abbiamo preso in considerazione anche sonorità diverse, ad esempio ci sono un bel po’ di pezzi di matrice country rock (intendo cose à-la All Things Must Pass di Harrison, niente Lynrd Skynrd, almeno per ora). E’ stato tutto molto naturale, non ci siamo né fatti domande né seduti al tavolo a discutere “che genere fare”.
Un’ultima domanda. Ho visto che nei prossimi tempi sarai impegnato in alcune date da solista. Come mai?
L’intenzione è quella di portare in giro le canzoni il più possibile. Muoverci al completo, stanti i nostri impegni di lavoro e quelli legati all’università, è una cosa piuttosto difficile. Tuttavia cerchiamo sempre di conciliare il tutto e suonare il più possibile. In questo momento la soluzione dei Solo Show sembrava la più semplice da attuare, sarà solo una parentesi, niente di più. Avrò modo di testare anche alcuni dei pezzi nuovi, vedere che effetto fanno in versione embrionale, senza arrangiamento (ho sempre pensato che è così che si valuta l’effettivo valore di una canzone). Poi chi mi conosce sa che sono un die hard fan di Neil Young, quindi alla fine della fiera voglio fare finta di essere lui per qualche giorno.
Bene, allora verrò a sentirti e ti farà sapere se l’effetto è simile.
Ti ringrazio molto per la tua disponibilità e ti saluto, in attesa di vedere l’uscita dei vostri prossimi lavori. Grazie Giacomo!
Grazie a te, TVB.
Servizio Fotografico di Sara Mautone.
Prossime date
22 Gennaio @ Forte Fanfulla, Roma
25 Gennaio @ La Dolce Vita, Ascoli Piceno
26 Gennaio @ Arci La Serra, Recanati
30 Gennaio @ La Mela di Newton, Padova