In colpevole ritardo vi parlo di questo lavoro splendido che è “Gray Tropical Club“ di Thelicious, che a me viene da scrivere sempre staccato, ma in realtà così non è. Mi spiace non tanto di aver procrastinato una recensione che andava fatta qualche settimana fa, ma in particolare l’aver, con continui rimandi, negato a me se stesso la possibilità di fruire di disco eccezionale.
Partendo dalla traccia omonima l’album ti apre le porte di una nuova dimensione, quieta e notturna, cupa, ma estremamente rasserenante. Tracce come “It’s a secret” o “Mortimer” potresti ascoltarle infinite volte, senza mai sentire l’esigenza di pigiare il tasto con su scritto stop. In “Tnx for the cactus” e “Woost” si può sentire l’odore dell’house profonda e sognante, quella che balleresti ad occhi chiusi seguendo il ritmo e senza mai perdere il controllo, al massimo perdendoti in una sinestesia sensoriale. Qualche anno fa avrei detto che questo lavoro di Thelicious ricorda l’approccio intelligente a certa musica da club di Thomas Fehlmann o Akufen, oggi invece il ragazzo torinese ha un sound che è suo e che sarebbe ingiusto associare a chiunque altro, fatto di ritmi interrotti pad astrali e mood meditativi.
I ragazzi di Concrete tirano fuori un’ altra bella perla, un disco che val la pena di ascoltare ed adorare per una quarantina di minuti almeno.
foto » chiara esposito®