Ricorre in questi giorni il compleanno del noto pugile Alì, nato Cassius Clay il 17 gennaio, appunto, del 1942.
Ma non starò qui a dilungarmi sulla sua famosa carriera, o a parlare di pugilato, anche se non mi dispiacerebbe.
Vi parlerò di Alì, ma non il pugile. Alì è il cognome di Stefano.
Stefano Alì è un ragazzo siciliano nato nel 1978.
Fino a qualche mese fa, prima di diventare Alì, Stefano vendeva fiori. Poi nei primi mesi del 2011 ha iniziato a scrivere e a comporre dei brani, alcuni dei quali adesso compongono “La rivoluzione nel monolocale”. E come il pugile, dopo molti round si è fatto conoscere.
Questa prima uscita contiene 9 brani inediti e “Il miglior sorriso della mia faccia”, una cover di Paolo Conte.
I brani si rifanno tutti alla sua dimensione casalinga, ad esperienza di vita e visioni quotidiane.
Voce e chitarra predominante su tutto e in tutti i pezzi.
Ma entriamo meglio nel merito: “Cash” è un pezzo trascinato, un po’ malinconico, ma che mi ha parecchio colpita perché ascoltandolo ho rivisto nelle sue parole qualcosa che avevo vissuto anch’io.
Provare empatia con dei brani, e con delle esperienze che anche un’altra persona ha vissuto ed è riuscito a mettere in musica è sempre una sensazione speciale.
Bellissime anche “Le nostre bocche incollate” e “Maggio”, perché sì, va bene anche essere dei romanticoni ma con i piedi per terra. Un brano che già dal primo ascolto ti resta in testa e te lo porti dietro. Come un eco.
Il disco uscirà materialmente il 19 gennaio, prodotto da la Vigna Dischi.
La produzione del primo lavoro di Alì è nata sotto l’ala protettiva di Lorenzo Urciullo, che noi tutti conosciamo come Colapesce, siciliano anche lui, che ha suonato insieme a Stefano.
L’album è registrato interamente in terra natia.
Sapete che mi piace sempre concludere con un’immagine, effettivamente il disco di Alì si presta bene a quei pomeriggi freddi di gennaio, quando un tramonto freddo si scorge dietro nuvoloni neri carichi di pioggia.
I temi trattati sono quelli che tutti noi giovani, più o meno viviamo quotidianamente o abbiamo vissuto. E il titolo stesso è già una suggestione. Amori precari, lavori precari, sentimenti scarni ma forti. L’immagine dell’appartamento come luogo in cui tutto nasce e tutto accade è una costante che mi è passata sotto gli occhi in questo periodo, e mi viene subito in mentre Strueia con “From Appartamento to Eternity” un disco totalmente registrato in casa con poco ma con massima resa, e lo stesso già citato Colapesce in “Restiamo in casa”. La dimensione casalinga un po’ gabbia, un po’ trampolino di lancio, luogo fisso e stabile ma in continuo divenire e che fa divenire.
Stefano ha un cognome forte, farà strada con le sue canzoni che son pugni ma non mortali.