Non so se di questi tempi sia un complimento o meno, ma i Niagara potrebbero tranquillamente essere uno di quei gruppi stranieri che spopolano negli ambienti degli “ addetti ai lavori” o di chi è un attimino più attento agli ascolti e alla ricerca. Ed invece i Niagara sono italianissimi, torinesi per l’esattezza. Davide Tomat e Gabriele Ottino.
Ho avuto il piacere di scoprirli grazie al video “Seal” e ad interessarmi al resto del disco. Un album un po’ dream pop, un po’ elettronico, e che ha una bella dose di coraggio nella sperimentazione, sia di strumenti musicali, sia di supporti visivi.
Non sono nuovi al mondo della musica, hanno già lavorato ad altri progetti in passato, e l’ultimo disco in cui collaborano insieme si chima “Otto”, numero abbastanza particolare e che ha tutta una simbologia dietro; provate a capovolgerlo. Un disco pieno di synth, di vocoder, di suoni celestiali e colorati ed è sicuramente uno dei lavori più carini e ben ponderati che ho ascoltato in questi primi mesi del 2013. “Etacarinae” e “Seal” sono sicuramente i pezzi che spiccano di più: si percepisce quel suono genuino e per nulla artificioso, senza contare quell’allure di un’altra epoca (un po’ Beatles di Sgt. Pepper’s, ma l’hanno già detto tutti). Non è sempre lo strumento più tecnologico a fare bello un pezzo o un disco, ma soprattutto il cuore che c’è dietro. Il disco esce oggi, 11 febbraio, per la Monotreme.