Se siete assidui lettori di DLSO (ma anche se non lo siete) vi sarete accorti che l’inizio di questo 2013 è stato ricchissimo di novità musicali. Fare un po’ d’ordine non è facile, ci proviamo mettendo sotto la lente d’ingrandimento quattro album rintracciabili su coordinate musicali a pensarci bene non troppo distanti le une dalle altre.
Per cominciare gli inc. I fratelli Andrew e Daniel Aged, giovanissimi session players losangelini con un curriculum che lascia a bocca aperta, ci hanno colpito di sorpresa con il loro album di debutto “no world”, dobbiamo ammetterlo. Una raccolta di canzoni che entrano sotto la pelle, ascolto dopo ascolto, con trame sonore che funzionano a livello quasi subliminale. Il loro amore per il Soul i sposa magicamente con l’estetica 4AD, etichetta per la quale escono. La loro “5 Days” è già una delle possibili dominatrici delle famigerate classifiche di fine anno, almeno noi siamo pronti a scommetterci. Se ne riparla in Dicembre… Comunque vada, degli inc. ne leggerete ancora spesso su queste pagine virtuali. Per il momento ve ne consigliamo caldamente l´ascolto.
Alcuni spunti interessanti li offre il nuovo album “News From Nowhere” dei Darkstar. Mettiamo subito le cose in chiaro però: chi, come ha fatto il sottoscritto, si metterà all’ascolto alla ricerca di qualcosa di semplice e geniale al tempo stesso come “Aydin’s Girl Is A Computer” (la hit dei Darkstar di quasi tre anni fa ormai) verrà molto probabilmente deluso. Cambiando label, dalla Hyperdub alla Warp, i Darkstar hanno deciso di osare di più forse, ma hanno perso anche parte del loro appeal. Nel tentativo di creare un Pop psichedelico e sghembo si lasciano andare all’effettistica fine a se stessa e calcano decisamente troppo la mano, soffocando le loro composizioni. Quando si dice che più è meno, e viceversa. La riprova di questo sono i brani più minimali, ambientali ed intimisti, e più riusciti del disco. La quarta traccia “–” per esempio, o le conclusive “Bed Music-North View” e “Hold Me Down”. Qui i Darkstar lasciano abbastanza spazio alla propria musica, ed a noi che la ascoltiamo, per poter respirare.
Un altro artista che sembra essersi lasciato un po’ andare è Jamie Lidell. Questo almeno stando alla traccia iniziale del suo nuovo album, pure questo targato Warp, ed intitolata─programmaticamente forse─“I’m Selfish”. Una bellissima melodia dolce-amara viene sbattacchiata all’interno di una corazza sonora di impianto Electro-Funk retro-futuristico e si finisce con l’immaginare lo stesso brano eseguito da un Lidell accompagnato, che so, dai The Roots. E lo stesso vale per “What a Shame”, vittima di una terapia anabolizzante forzata ed iniezioni di Dubstep. Jamie però si fa perdonare con la bellissima “Big Love”, che sembra uscire direttamente da “Control” di Janet Jackson, con “Do Yourself a Faver” e “In Your Mind”, purissimo P-Funk senza un filo di grasso di troppo. Una cosa è certa, J. Lidell è uno dei migliori, e più sottovalutati, vocalists in circolazione al momento. Questo album è, tutto sommato, un altro convincente showcase del suo talento.
Per finire questa breve rassegna vi consigliamo l’ascolto di “Amok” degli Atoms For Peace. Delle circostanze che hanno portato alla formazione di questo “super-gruppo” saprete già tutto. In breve, Thom Yorke decide di invitare degli amici per suonare alcuni motivetti che ha composto al laptop. Quello che fareste anche voi trovandovi tutti in garage o sala-prove. In questo caso in saletta si trovano Flea, Nigel Godrich e Joey Waronker. Il risultato è in tutto e per tutto “Yorke-style” e suona come il seguito ideale di “The King Of The Limbs” o “The Eraser”. L’apporto strumentale di Flea e Waronker fa però la differenza e rende questo “Amok”, con i suoi pattern ritmici figli mutanti dell’Afrobeat, davvero eccitante laddove forse la formula dei Radiohead sta cominciando a mostrare un po’ la corda. Partite dal singolo “Default” e dalla dolce “Ingenue” e lasciatevi ipnotizzare dagli Atoms for Peace.