Hýbris è il titolo del nuovo album dei Fast Animals and Slow Kids ed è una bellissima parola greca che vuole dire tracotanza. È la causa della tragedia, nella tragedia greca. La parola eh, non l’album. I FASK avevano già colpito il pubblico con il loro sorprendente disco d’esordio Cavalli che il sottoscritto aveva apprezzato, diciamo, non proprio completamente.
Nel senso, pezzi come Organi mi avevano fatto (e tutt’ora mi fanno) saltare in piedi sulla sedia, ma poi a guardare il disco nella sua interezza avvertivo qualcosa di non totalmente compiuto, qualcosa in parte ancora acerbo; come se i FASK avessero un enorme potenziale ancora non del tutto sfruttato. Quindi capite bene che quando ho saputo che il titolo del nuovo disco sarebbe stato “tracotanza, eccesso, superbia” non potevo che non sperare bene. E infatti, musicalmente parlando, i FASK hanno fatto le cose in grande, buttandoci dentro spesso e volentieri chitarroni belli grassi, come al loro solito, ma pure i fiati per dare ancora più sostanza ai ritornelli e prendendo in prestito un po’ di epicità dai Trail of Dead, senza però risultare inutilmente barocchi e pomposi. Anche se continuo a non apprezzare moltissimo la formula dei continui “stop&go” presente in alcune delle canzoni tipo Combattere per l’incertezza, dove peraltro Aimone si tramuta in quello che è il cantautore più emo della nostra storia cantautorale e cioè Rino Gaetano, il disco riesce ad essere compatto e mai noioso, anzi, tutto da ballare. Aperta parentesi, la Organi di quest’album è chiaramente A cosa ci serve che sarà probabilmente uno dei miei personali pezzi dell’anno (qui sotto potete beccarvi il video), chiusa parentesi.
Anche nei testi domina il concetto di superbia, anche se forse è più una hýbris Y2K, nel senso: nella tragedia greca non si pecca mai d’hýbris in maniera consapevole, anzi è proprio quella cosa, quel gesto anche piccolo e apparentemente insignificante, che una volta compiuto rivela successivamente l’inevitabilità della tragedia che sta per incombere . Tipo Edipo e la sua la tracotante volontà di voler conoscere quella che poi si rivelerà una cosa inaccettabile e contro natura (cioè che si bombava la mamma) e che poi lo costringerà a cavarsi gli occhi (non vedere = non conoscere). Mentre ad ascoltare bene i testi, la hýbris cantata dai FASK è di natura totalmente consapevole, un attualissimo manifesto di chi sa che le cose andranno di merda, ma che sa che se non vengono affrontate e vissute fino in fondo, sarà ancora più una merda: se nessuno ascolterà / e se nessuno ci vorrà / uniti e forti per noi stessi / fino alla fine. Ed è forse proprio grazie a questa consapevolezza che Hýbris risulta essere così epico, così sfrontato, così agrodolce, così vero.
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