Un pomeriggio nello studio dei Brothers In Law, chiacchiere che servono più a me che non al lettore e che vi eviterò quindi. Di “Hard Times For Dreamers” si è detto tanto e di più. Disco bello, bellissimo, artwork, curato dalla band stessa, che mi garba parecchio, vinile trasparente. Viaggio americano per i SXSW, la personale corsa all’oro di chi in patria è tutto tranne che profeta.
Ma fondamentalmente la musica serve a sognare o a ricucire gli strappi con una realtà che ci vuole a tutti i costi perdenti e alla quale ci adattiamo poco e male. Il senso di questo disco sta in questa frase cucita qui per l’occasione: è sartoria, mica H&M.
Il futuro è già scritto e solo a noi è ignoto, come direbbe Sarah Connors seduta a un caffè dell’Arizona con Jim Morrison. Il passato è tutto qui, nelle note di quest’album, recinto ideale per quello che non si può dire, di cui fa male parlare, un presente troppo personale per essere condiviso. Già sai: GO AHEAD.