Il diario di His Majesty Andre è arrivato alla puntata #3.
L’ultima volta ci ha raccontato di donne scosciate, nel primo episodio delle sue incontenibili voglie di cibo da donna gravida. Adesso beccati le conversazioni sullo stato dei villaggi urbani italiani con la cameriera Melanie.
“Gli Australiani sono molto gentili e disponibili, nonostante il paese sia nato come una sorta di prigione per i condannati in arrivo dall’Inghilterra – che venivano portati via nave e costretti a lavorare in condizioni disumane – ma era molto tempo fa, quando la granita non si chiamava ancora Slurpee.
Sorridono e chiedono scusa. Ti fanno passare avanti nella fila e ti lasciano imbarcare l’enorme trolley Eastpak che non è stato segnalato come bagaglio aggiuntivo senza farti pagare i 40$, visto che non accettano i contanti e la carta italiana –ovviamente— non funziona nemmeno stavolta. Praticamente: chiedi e ti sarà dato.
È andando a pranzo, però, che rimango sorpreso dalla tranquillità, quanto meno nelle ore diurne, della gente Australiana. La cassiera del ristorante, capendo che non sono madrelingua inglese e mi chiedo come abbia fatto — deve aver intravisto la carta d’identità al momento di pagare — mi chiede di dove io sia. Avendo appena ordinato qualcosa di nostalgicamente italiano chiamato “Tuscan Delight” (hamburger di pollo, peperone rosso arrosto, pesto, – sì, pesto, ci sta molto bene e perché ancora non lo si faccia in Italia è un mistero -, formaggio, insalata e maionese alle erbe) mi vergogno come uno di quei primi abitanti “forzati” del paese nel rispondere “Italy”. Ma la ragazza dai lineamenti asiatici non fa una piega e anzi comincia a raccontarmi di quanto vorrebbe andare in Italia e visitare i villaggi e assaggiare tutto.
La coda dietro di me aumenta e l’australiano attende in ordinata fila, anche se sono già 5 minuti buoni che ci facciamo i fatti nostri. Non ho tempo per pensare a loro però, devo spiegare a Melanie che in Italia, nonostante alcuni difetti, fra i quali quelli della pronuncia inglese e la mancanza di “basil pesto” nei nostri panini al pollo, abbiamo abbandonato l’idea urbana dei villaggi già da un po’ di tempo. E la coda si allunga.
Sono famosi i cartelli stradali che ti avvisano dell’eventuale passaggio di animali selvatici. Uno dei gadget più venduti è proprio la riproduzione del rombo giallo con il disegno del canguro o del wombat che puoi trovare in versione adesivo, portachiavi o anche in metallo. A Sydney puoi anche reperire i pannelli che ti raccontano le caratteristiche degli animali “cittadini” che potresti incontrare.
Come se fosse un museo naturale all’aria aperta e la pantegana fosse solo un’attrazione turistica con la quale scattare l’ennesima foto, non mi sorprenderei più di tanto nemmeno nel vedere un canguro attraversare la strada o un koala da 7eleven. Certo mi farebbe più strano, ma a quanto pare dalla segnaletica è più probabile dovermi fermare ad un incrocio perché c’è qualcuno in mocassini che fa moonwalk.”