Il nome del disco, Shaking the Habitual, parte dal concetto di volere ribaltare le abitudini e gli usi della popolazione media occidentale.
I fratelli Knife, al secolo Olof Dreijer e Karin Dreijer Andersson, sembrano avercela un po’ con tutti partendo dalla monarchia svedese per terminare con il razzismo sia etnico che culturale.
Anche i suoni e la lunghezza dei brani sembrano voler sfidare i cliché discografici, più di 6 tracce superano i 6 minuti e la stessa Full of fire, primo singolo, dura “appena” 9 minuti, un altro modo per scuotere le abitudini.
Lo sfondo sonoro è volutamente scuro quasi a fare da contralto alla copertina rosa, i ritmi sono soffocanti e i suoni, soprattutto le percussioni, sembrano venire da una jam degli Einsturzende. Full of fire è una cavalcata ossessiva dai sapori techno come Networking o Stay out here, poi ci sono i momenti più sperimentali come Old dream waiting to be realized dove gli Knife giocano a fare i Brian Eno di Music for airports in una traccia ambient di 19 minuti, riuscendoci parzialmente. I momenti melodici in questo disco sono rari e quindi anche preziosi, A tooth for an eye, l’altro singolo, e Wraps your arms around arrotondano gli spigoli arrugginiti di un lavoro comunque poco adatto alle classifiche.
Uno dei dischi più attesi del 2013 che non tradisce le aspettative, ma le reinventa.