Le illustrazioni di Michela sono come un barattolo di pittura lanciato contro un muro. La vernice si sparge sulla superficie fino a creare delle colate vivide e scomposte, da cui la brava Michela ricava storie e personaggi ricostruendoli meramente con la sua fantasia. Non lasciarti ingannare dal colore però: se guardi a fondo i suoi lavori nascondono sempre ansia e oppressione da cui solo l’arte ti può guarire.
Da qualche parte ho letto che odi le presentazioni tradizionali. Scegli un’immagine che ti introduca alla perfezione, senza che vi sia bisogno di aggiungere nulla.
Quali sono gli universi concettuali che più influenzano il tuo gusto attuale? E soprattutto quando ti ci sei avvicinata?
L’onirico mi ha sempre affascinata fin da piccola, e probabilmente è uno degli universi concettuali che sempre continueranno a farlo. Con il tempo ho iniziato a distaccarmi dal particolare ed ho iniziato a ragionare su qualcosa di concettualmente più trasversale. Sicuramente, il fatto che mio padre sia un collezionista di prime stampe di libri sull’esoterismo ed affini ha influito molto sulla mia particolare sensibilità e propensione a determinati temi.
Musica e illustrazione in quale punto preciso si legano secondo te?
Nella visione.
Qual è la prima cosa che guardi nell’altro, quando devi rappresentarlo?
Decidendo di rappresentare concetti, il più delle volte ho eliminato a priori il problema di dover rappresentare l’altro nello specifico. E’inevitabile che molte delle cose che disegno sono legate al mio vissuto, e quindi molto spesso a persone che incontro o che fanno già parte della mia vita. Comunque, parto sempre dagli occhi.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Da dove nasce l’inquietudine che fa da fil rouge alle tue illustrazioni?
Essendo l’inquietudine una ricerca continua da parte delle nostre sinapsi di stimoli che percorrano le trame nervose in cui sono racchiuse esperienze, sensazioni e ricerche, credo che il mio si riveli un elogio all’inquietudine. Sono dell’idea che, se da una parte la ricerca di stimoli possa solo avere risvolti positivi poiché ci tiene costantemente attivi e propensi sempre a nuove esperienze, dall’altra la definizione stessa di inquietudine denota quella particolare instabilità e mancanza di quiete, che proprio nella continua ricerca di stimoli visivi e situazioni lascia fuoriuscire il suo carattere mentalmente stancante. La gestione dell’inquietudine è un’arte.
Il tuo pomeriggio perfetto.
Sex, drugs & rock’n’roll.
Di cosa abbiamo bisogno adesso più che mai?
Leggerezza.
Hai partecipato al progetto Rumorama, di cui abbiamo parlato anche noi su queste pagine. Raccontaci la tua parte di lavoro.
Ognuno di noi illustratori poteva scegliere una canzone di un gruppo italiano ed illustrarla: io personalmente ho scelto “Haters Gonna Hate” dei Wildmen, duo garage romano.Tra l’altro è appena uscito il loro super LP per ShitMusicForShitPeople contenente la canzone che ho illustrato.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?